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Bimba morta
dopo l’operazione alle tonsille,
la perizia: “Poteva salvarsi”

ANCONA - La consulenza medico legale chiesta dal giudice che segue la causa civile stabilisce un nesso di causa tra i presunti errori medici commessi durante gli interventi e le lesioni che hanno portato al decesso della piccola Serena nel 2012. Ribaltato l'esame chiesto dal pm Bilotta, ora si potrebbe riaprire anche il processo penale

Ospedale materno infantile Salesi Ancona

 

di Federica Serfilippi

“Serena avrebbe avuto la speranza di salvarsi”. Lo dice la consulenza medica chiesta dal giudice, gettando una nuova luce sul caso della bambina anconetana morta a soli 5 anni dopo un duplice intervento di tonsillectomia eseguito al Salesi. Un’emorragia violenta le aveva inondato la gola fino a farla soffocare. Era il 18 febbraio del 2012. A quasi cinque anni dalla tragedia, la famiglia della bimba, che non si è arresa neppure davanti all’archiviazione del procedimento penale aperto nei confronti di due medici, può finalmente intravedere la luce della giustizia. Uno spiraglio che passa per le pagine di una consulenza medico legale arrivata da pochi giorni nelle mani di Marina Magistrelli, avvocato di una mamma e di un papà alla ricerca della verità. La perizia, eseguita dal professor Benedetto Vergari e dal dottor Vittorio Emiliani e chiesta dal giudice che segue la causa civile, stabilisce un nesso di casualità tra i presunti errori medici commessi durante gli interventi e le lesioni che hanno portato al decesso della piccola. In pratica, da quanto scritto nella relazione, i sanitari avrebbero operato per errore in aree al di fuori della regione tonsillare, causando una lesione arteriosa («la lesione a tutto spessore della arteria linguale sinistra è stata determinata quando il chirurgo, non avendo trovato il piano di clivaggio tra tonsilla e piano muscolare faringeo, ha attraversato a tutto spessore la parete faringea, in direzione infero laterale, causando successivamente la lesione arteriosa»). Ma la perizia dice anche altro. Se l’emorragia, considerata dagli esperti «evitabile, prevedibile e prevenibile», fosse stata subito riconosciuta, probabilmente Serena avrebbe avuto la speranza di salvarsi («il tempestivo accertamento della lesione avrebbe ragionevolmente evitato l’evento morte»). La perizia verrà discussa davanti al giudice il prossimo 14 marzo, durante l’ennesima udienza del procedimento civile, attraverso il quale i genitori della piccola hanno chiesto all’azienda ospedaliera un risarcimento di oltre mezzo milione di euro. La relazione ribalta in toto quella formulata in sede penale dal consulente del pm Irene Bilotta che aveva escluso l’esistenza di un nesso diretto tra l’operazione e la morte della bimba. Proprio a seguito di questa perizia, il magistrato – che inizialmente aveva iscritto nel registro degli indagati due medici – aveva fatto cadere ogni ipotesi accusatoria, chiudendo di fatto l’inchiesta. «Ma noi non ci siamo mai arresi – ha detto l’avvocato Magistrelli – e abbiamo deciso di andare avanti, intentando la causa civile. Ora, questa nuova perizia può riaprire il penale, ma è una decisione che spetta solamente ai genitori di Serena. La sua morte non era affatto imprevedibile». La bimba si era sottoposta ai due interventi il 9 febbraio. Dopo il primo, era dovuta tornare in sala operatoria per tamponare una piccola ferita. Tutto sembrava essersi risolto, tanto che la piccina era stata dimessa dal Salesi il 16. Tempo due giorni e la tragedia aveva preso forma. Mentre era a casa dei nonni per la convalescenza, aveva iniziato a respirare a fatica e a stare male. La corsa disperata verso l’ospedale era stata del tutto inutile. All’arrivo al pronto soccorso, Serena era già morta.

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