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Duplice omicidio di Cingoli,
il pm: “Lombardi pericoloso”
La difesa: “Indagini suggestionate”

IN AULA - L'accusa ha chiesto l'ergastolo per il bodyguard "certamente coinvolto negli omicidi", e l'assoluzione per gli altri due imputati "per non aver commesso il fatto". Il difensore del buttafuori ha sottolineato che ci sono molti dubbi nella vicenda. "Le ogive ritrovate non sono state sparate dall'arma del mio assistito". A marzo la sentenza

Alex Lombardi

di Gianluca Ginella e Leonardo Giorgi

Duplice omicidio di Cingoli, il pm chiede l’ergastolo per il bodyguard Alex Lombardi e l’assoluzione, per i delitti, per gli altri due imputati, Marco Pesaresi e Jonny Rizzo. Queste le richieste del sostituto Stefania Ciccioli al termine della requisitoria che ha tenuto questa mattina davanti alla Corte d’assise del tribunale di Macerata. Secondo il magistrato a compiere gli omicidi dei marocchini Youness Inani e Hassan Abbouli (entrambi 30enni) è stato il 42enne di Polverigi. Il magistrato ha definito Lombardi una persona violenta e pericolosa, prova ne sarebbe la rapina compiuta al bar dell’Imbrecciata di Filottrano dove venne gambizzato il titolare, Sauro Valentini (episodio per cui è indagato Lombardi). Il pm ha quindi chiesto l’assoluzione per il 33enne  di Chiaravalle Jonny Rizzo e per Marco Pesaresi, 35 anni, di Filottrano “Per non aver commesso il fatto”. Per Pesaresi ha comunque chiesto la condanna a 3 anni per spaccio di droga. Il difensore di Lombardi ha rilevato che non si può condannare il suo assistito «oltre ogni ragionevole dubbio» e che le ogive dei proiettili rinvenuti non appartengono alla pistola di Alex Lombardi.

L’avvocato Francesco Voltattorni

Ha cominciato con la ricostruzione di quello che era accaduto la notte del 25 maggio del 2011 il pm Stefania Ciccioli che oggi ha tenuto la sua requisitoria al processo per il duplice omicidio di Cingoli al termine della quale ha chiesto l’ergastolo per uno degli imputati e l’assoluzione per gli altri due. «Un po’ prima delle 23 del 25 maggio 2011 giungeva – ha detto il pm – da un cittadino del luogo nel distretto di Cingoli una segnalazione per un veicolo in fiamme. I vigili del fuoco rinvenivano nel veicolo due corpi, quelli dei cittadini marocchini Hassan Abbouli e Younes Inani. Sono quindi intervenuti i carabinieri di Macerata e Cingoli, la polizia giudiziaria e il medico legale reperibile quella notte». Sulle conclusioni del medico legale Valsecchi, che ha riferito come le morti potrebbero essere avvenute a diverse ore di distanza, ha chiarito che la cosa «è spiegata dal fatto che gli elementi disponibili non erano sufficienti a dare indicazioni precise sulla morte». Il magistrato ha detto che l’ultimo impulso telefonico dal cellulare di Hassan è delle 21,57, quando «sicuramente era in salute». L’utente cercato a quell’ora è risultato essere Pesaresi che però non aveva risposto e prova sarebbe – ha detto l’accusa – che non stavano insieme a quell’ora. «Pesaresi ammette che si fossero incontrati effettivamente quella sera con Hassan e che ci sia stato l’acquisto di due chili di droga. Pesaresi all’epoca viveva in un casolare insieme ad Alex Lombardi nella zona di Appignano. Chi è quindi Alex? Dagli archivi della polizia emerse che Lombardi era titolare di porto d’armi e detentore di varie armi comuni da sparo, tra cui una semiautomatica Walter – ha spiegato il pm –. Questa pistola, che in banca dati era associata al nome di Lombardi, ha attirato l’attenzione degli inquirenti perché compatibile con i bossoli ritrovati. Dall’esame della polizia giudiziaria emergeva che la pistola del Lombardi era stata ceduta il 26 maggio 2011 ad un’armeria di Chiaravalle. Per questo venne disposto il sequestro dell’arma affinché la stessa potesse essere sottoposta ad accertamenti. Lombardi il 14 luglio tornò nell’armeria per cercare di ricomprare la pistola dopo che il 13 luglio ebbe una visita dai carabinieri in casa».

L’avvocato Marielvia Valeri, difensore di Jonny Rizzo


Il pm ha anche detto che Pesaresi dal 21 luglio aveva iniziato a fare una serie di dichiarazioni «concentrato su un nocciolo di informazioni che sono apparse credibili e genuine». Tra le informazioni anche quella di un incontro «che è avvenuto qualche giorno prima del 25 maggio 2011 al bar di Montefano quando ha presentato i cittadini marocchini a Lombardi –. Aggiungerà che due giorni dopo, il 27 maggio, vista la notizia sul giornale dei due cittadini marocchini morti si incontrò con Lombardi e Lombardi gli disse che la situazione era degenerata e che l’incontro era trasceso
. Le dichiarazioni di Pesaresi saranno sempre coerenti nell’affermare che viveva con Lombardi, faceva uso di droga, viveva di quello e che Lombardi gli aveva chiesto di entrare in questo giro. Ammette quindi di aver mediato l’affare tra Lombardi e i due marocchini e di aver stabilito il prezzo e la sua ricompensa». Il pm ritiene che «Lombardi è certamente coinvolto nell’uccisione dei due marocchini. Le prove sono: il rinvenimento del bossolo in esclusivo possesso di Alex Lombardi, la circostanza della vendita della pistola il giorno seguente e il tentativo del 14 luglio di rinvenire l’arma nell’armeria di Chiaravalle, le intercettazioni del 14 luglio nella sua automobile quando dichiara alla ragazza che se “c’è sto a cavallo” (per l’accusa frase riferita alla pistola che voleva ricomprare in armeria, ndr), e il testimone che la notte del 25 maggio 2011 ha visto una vettura in sosta per quasi 30 minuti a fari alti nella zona di San Faustino, la cui descrizione combacerebbe con l’auto di Lombardi». Il pm ha concluso sottolineando come il bodyguard «non sia meritevole di attenuanti generiche, sia per la condotta post fatto, i tentativi di occultare le prove, essersi reso responsabile di una rapina nel gennaio 2015 e per la sua personalità negativa. Elementi che portano a pensare che Lombardi sia una persona che usa la violenza nei propri rapporti e può portare danno. Si chiede che venga condannato all’ergastolo». L’accusa ha invece chiesto l’assoluzione, «per non avere commesso il fatto» per Rizzo e Pesaresi. Per Pesaresi il pm ha chiesto però la condanna a 3 anni per spaccio. La parte civile, assistita dall’avvocato Alessandro Brandoni ha invece chiesto la condanna all’ergastolo per tutti gli imputati e un risarcimento di 300mila euro con una provvisionale di 150mila euro. Poi è stata la volta delle difese. Per primo ha parlato il legale di Pesaresi, l’avvocato Francesco Voltattorni (che ha sottolineato come per lo spaccio il suo assistito fosse già stato condannato in altro processo), e successivamente dal legale Marielvia Valeri che insieme all’avvocato Vando Scheggia assiste Rizzo. «Rizzo deve essere assolto con formula piena e la prova della sua totale estraneità ai fatti sta agli atti – ha detto l’avvocato Valeri –. Rizzo quella sera si trovava ad Ancona ed è quindi impossibile che si sia diretto a San Faustino, abbia partecipato all’omicidio e poi sia ritornato a casa».

Il legale Fabrizio Belfiore che assiste Alex Lombardi


Infine ha parlato il legale di Lombardi, l’avvocato Fabrizio Belfiore, che ha sottolineato innanzitutto che «si può condannare solo oltre ogni ragionevole dubbio». E secondo il legale di dubbi in questa vicenda ne rimangono parecchi. «Dalle indagini ad un certo punto emerge il nome di Pesaresi e che è amico di Lombardi che fino a quel momento è una persona sconosciuta alle forze dell’ordine, incensurata e non legata al mondo della droga – ha detto l’avvocato Belfiore –.
Si parla di rapina di 100 chili di droga, ma sono solo parole. Nessuno ha mai rinvenuto nulla. E se l’avessero venduta, dei soldi non è stata mai trovata traccia. L’impressione è che le indagini siano state un po’ suggestionate dalla convinzione che si era sulla pista giusta, tanto da non guardare in altre direzioni. Ma chi sono le persone uccise? Non parliamo di 2 pesciolini che vanno in giro con 10 grammi di droga. Qui parliamo di persone che forse, ma io non ne sono convinto, avevano 100 chili di droga. Nelle indagini ci si doveva chiedere a suo tempo chi altri poteva avere interesse a quella droga. Invece gli unici che vengono sentiti sono Pesaresi e Lombardi, nessun altra pista è stata seguita». Sul bossolo trovato: «Non si sa quando sia stato sparato. Tra l’altro i carabinieri hanno trovato una scatola a casa di Lombardi da dove mancavano 3 proiettili. Esattamente i tre usati per sparare a Cingoli. Ma allora, visto che secondo il pm sono gli unici che deteneva, da dove vengono i proiettili con cui qualcuno ha sparato (sempre con la pistola di Lombardi, ndr) a Filottrano al bar dell’Imbrecciata di Filottrano (il 19 maggio 2011, quando venne gambizzato il titolare, Sauro Valentini).

Alex Lombardi tra i carabinieri il giorno dell’arresto

Quelli da che scatola vengono? Inoltre i proiettili che Lombardi aveva non erano camiciati, come quelli sparati alle vittime. Il bossolo è della sua pistola, ma i proiettili non sono compatibili a quel bossolo. Lo dice la perizia balistica. Sono stati sparati da una pistola con canna liscia, non da quella di Lombardi». Sull’imputato: «Lombardi ha tre difetti – ha continuato il legale –. Il primo è che sta male, il secondo è che probabilmente è uno sprovveduto con delle armi in mano. Sprovveduto perché per darsi alla sua passione del tiro lascia una pistola incustodita nella sua casa di Forano (dove viveva all’epoca con Pesaresi, ndr). Terzo frequentava persone che non avrebbe dovuto frequentare. Ma nel 2011 è una persona completamente incensurata. Faceva il buttafuori nei locali ma non ha avuto mai problemi, anzi, collaborava con i carabinieri. Non è un picchiatore, come qualcuno ha cercato di dipingerlo». Sull’intercettazione in cui parla con la sua ex fidanzata e le dice: «Se c’è sto a cavallo», il legale ha spiegato che «si sentono tre parole soltanto e, a parere mio, possono essere stata riferite a 500 cose. Dicono fosse nel panico per la pistola ma al telefono parlava con la fidanzata dicendo se la sera uscivano, le parlava del cane, parlava di andare a fare una partita di calcetto. Non mi sembrano comportamenti di una persona che sia nel panico». Infine sull’analisi delle celle telefoniche: «Il perito dice che Hassan, Pesaresi e Lombardi si trovavano negli stessi luoghi seppur non in momenti concomitanti. Ma Lombardi ci abitava in quelle zone. Sarebbe stato strano se viveva a Milano e quel giorno si trovava lì». Il processo è stato rinviato a marzo per la sentenza.

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