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Licenziamento Isa,
la Fiom: “Lo impugneremo.
È comportamento antisindacale”

ANCONA - Presidio davanti allo stabilimento di via Mattei a sostegno di Emiliano Fava il delegato rsu e referente per la sicurezza messo alla porta dalla proprietà. Ciarrocchi: "Palumbo ha pensato così di eliminare l'ultimo ostacolo che gli impediva di cancellare il sindacato dall'azienda. Ma faremo valere i diritti del lavoratore"

Il presidio della Fiom davanti ai cantieri Isa Yachts

Emiliano Fava, il lavoratore messo alla porta. In mano la lettera di licenziamento

 

di Agnese Carnevali

Impugnazione del licenziamento e ricorso per comportamento antisindacale ex art. 28 dello Statuto dei lavoratori. È il contrattacco della Fiom contro il licenziamento di Emiliano Fava, l’unico delegato rsu e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, deciso dalla Isa Yachts di Ancona il 18 aprile (leggi l’articolo). Stamattina (20 aprile) presidio del sindacato di fronte allo stabilimento di via Mattei a sostegno del dipendente messo alla porta dalla nuova proprietà del cantiere, la Palumbo. «Licenziando Emiliano, Palumbo ha tolto di mezzo l’ultimo ostacolo che gli impediva di cancellare le relazioni sindacali all’interno dello stabilimento, ma faremo valere i suoi diritti». Questo il commento del segretario regionale della Fiom, Giuseppe Ciarrocchi, in prima linea di fronte ai cancelli Isa, insieme al segretario provinciale dei metalmeccanici, Tiziano Beldomenico. «In tanti anni – riprende Ciarrocchi – siamo sempre stati abituati ad avere dei rapporti di un certo livello con la cantieristica locale da Crn a Fincantieri. Per Palumbo, del quale abbiamo favorito l’ingresso per contribuire a salvare Isa dal fallimento, secondo degli accordi precisi, ciò che non può essere comprato va rimosso». Il riferimento è agli accordi sottoscritti da 27 su 35 lavoratori ancora in cassa integrazione a zero ore sulle buone uscite. Otto coloro che si sono rifiutati di accettare, scesi ora a 7 dopo il licenziamento di Fava anch’egli tra i non firmatari. Ma il richiamo è anche alle firme alla lettera di sostegno all’azienda e di presa di distanza dal sindacato sottoscritta dai 50 dipendenti che sono rientrati al lavoro lo scorso gennaio. «Siamo a conoscenza delle pressioni a cui sono sottoposti – continua ancora Ciarrocchi – sono gli stessi lavoratori con cui fino a pochi mesi fa abbiamo lottato e ci siamo riuniti in assemblea per garantire un futuro a questa azienda e a loro e a quante più persone possibili. Possiamo comprendere le loro ragioni e le loro paure, ma il sindacato non può dimenticarsi degli altri».

A sinistra il segretario provinciale di Ancona della Fiom, Tiziano Beldomenico,, accanto il segretario regionale Giuseppe Ciarrocchi

A portare al licenziamento di Fava tre sanzioni disciplinari comminate dall’azienda al lavoratore, l’ultima lo scorso 27 marzo. La prima accettata dal dipendente e conclusasi con tre giorni di sospensione dal lavoro. Le altre in attesa di giudizio, una in Tribunale, l’altra al collegio arbitrale dell’ufficio del lavoro. A far scattare i provvedimenti alcune mail inviate da fava, in qualità del suo ruolo sindacale e di responsabile della sicurezza, reputate provocatorie e minacciose da parte dell’aziende, oltre ad alcuni commenti affidati da Fava alla pagina Facebook “Noi Isa Yacts” contenenti, scrive l’azienda nella lettera di licenziamento «notizie false riguardanti la vita dei cantieri appartenenti alla società del gruppo».

In punta di legge, la procedura adottata dall’azienda è legittima. L’impugnazione della sanzione in Tribunale non ne sospende gli effetti, più la sanzione comminata ed accettata da Fava fanno tre. Tanto basta per far scattare il licenziamento. Che comunque sarà impugnato e per il quale il sindacato sta pensando di far scattare anche l’art. 28 dello Statuto dei Lavoratori, il comportamento antisindacale dell’azienda.

«Di fatto mi è stato sempre impedito di svolgere il mio ruolo, in particolare di referente della sicurezza, perché mi è sempre stata negata la possibilità di entrare in cantiere e fare le verifiche dovute, cosa che mi spettava anche se in cassa integrazione – spiega Emiliano Fava -. Nelle mail e nelle lettere delle quali mi si contestano parole e toni usati chiedevo solo di poter svolgere la mia funzione sindacale. Mai usati toni offensivi o minacce».

Tra le verifiche che Fava aveva chiesto di poter fare quelle relative alla procedure per l’abbattimento di alcuni capannoni interni allo stabilimento che potrebbero presentare amianto.

 

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