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Operai ostaggio del cavalcavia:
“Ogni ora che passa è decisiva”

CAMERANO – Il presidio dei lavoratori sul cavalcavia 166 va avanti da una settimana. La lettera appello dei dipendenti: “Bastano poche ore per riprendere le nostre vite interrotte”

La manifestazione di solidarietà all’impresa Baldini di sabato con oltre 200 partecipanti

 

 

L’appuntamento decisivo può essere quello di giovedì 27, quando il sindaco di Camerano Del Bello ha convocato tutte le parti interessate attorno al tavolo della conferenza dei servizi (leggi l’articolo). Ma i 15 lavoratori dell’impresa Sandro Baldini, da una settimana in presidio fisso davanti alla loro ditta lungo la strada direttissima del Conero, non possono più aspettare. E in una lettera aperta scrivono tutta la loro rabbia, esasperazione e delusione per una vicenda che, dicono, si potrebbe risolvere nel giro di poche ore. “Autostrade per l’Italia chiude una ditta in salute con prospettive di lavoro sino al 2018 e con possibili assunzioni future già programmate” denunciano i dipendenti. E’ la vicenda assurda del cavalcavia 166 a poche centinaia di metri dal tragico cavalcavia 167 crollato sull’A14 lo scorso 9 marzo: da sabato 14 aprile il passaggio è stato vietato ai mezzi superiori alle 12 tonnellate dalla società Autostrade. Per Baldini significa divieto di accesso ai mezzi pesanti verso la sua impresa che movimenta terra e tratta materiale inerte dei cantieri edili. Di fatto, significa la chiusura. Assurdo per i lavoratori, perché quel ponte, costruito per sostenere 70 tonnellate, è stato sbarrato senza perizie o verifiche, dopo che la stessa società Autostrade lo aveva utilizzato per l’ampliamento dell’A14. “Il nostro grido sin dal primo giorno è: vogliamo il collaudo del ponte. Dopo una settimana siamo ancora senza risposte e con un futuro nero – scrivono gli operai di Baldini nel loro appello -. Possibile che in Italia una ditta piena di lavoro con possibili nuove assunzioni future debba chiudere per colpa di un collaudo che durerebbe poche ore? Cosa ha da nascondere Autostrade per l’Italia? Perché chi può non obbliga questo? Perché la Regione Marche ancora non si è sentita? Vogliamo tornare dalle nostre famiglie, vorremmo continuare la nostra vita interrotta il 13 aprile, non vorremmo più essere trattati da delinquenti ma bensì da lavoratori. Non ci basta più essere ascoltati, vogliamo i fatti e subito, ogni ora può essere decisiva per le nostre sorti”.
(E. Ga.)

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