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Causa Longarini: incassati 8 milioni,
ma ora il Comune vuole di più

ANCONA – Presentato il ricorso per chiedere la rivalutazione del risarcimento, intanto oggi Palazzo del Popolo ha riscosso la cifra. L’ex patron dell’Adriatica Costruzioni chiede il dissequestro dei restanti 15 milioni congelati in via cautelativa

di Emanuele Garofalo

Il sindaco Mancinelli aveva parlato di “vittoria morale e concreta” (leggi l’articolo) per quel risarcimento riconosciuto al Comune di Ancona pari a 8 milioni di euro, dovuto per le incompiute del piano di ricostruzione. Soldi incassati oggi e da spendere ancora più velocemente nelle manutenzioni e negli asfalti, già in autunno. Ma ora il Comune chiede di più. Presentato il ricorso in appello contro la cifra quantificata dalla sentenza del giudice Mazzagreco. I primi 8 milioni certi sono stati accreditati stamattina alla tesoreria di Banca Carige. La Carige ha venduto i titoli di stato sequestrati a Longarini e la somma è stata versata sul conto corrente del Comune quindi nella piena disponibilità di Palazzo del Popolo. Otto milioni, pochi rispetto alla cifra astronomica di 366 milioni chiesta dal Comune nel 1995, ma comunque una sentenza che mette fine ad una vicenda storica per la città. Soldi che il sindaco aveva già anticipato come sarebbero stati spesi: le priorità sono le manutenzioni. E perciò soprattutto buche e asfalti. Soldi incassati presto, perché a Longarini erano già stati sequestrati in via cautelativa nel 2001, circa 23 milioni in titoli di stato, pronti per essere rimborsati e versati al Comune. Poi, la prima delusione: il tesoretto che si sperava potesse anche raddoppiare fino a sfiorare i 20 milioni grazie alla rivalutazione degli interessi, in realtà rischia di aumentare appena di 200mila euro (leggi l’articolo). E infine il ripensamento del Comune degli ultimi giorni: è stato presentato il ricorso in appello contro la decisione del giudice Pierfilippo Mazzagreco. La decisione è dello scorso 23 maggio. Con delibera di giunta, il sindaco ha dato mandato all’avvocato Maurizio Boscarato di presentare il ricorso perché la somma riconosciuta “appare eccessivamente riduttiva”, come si legge nel mandato affidato all’avvocato. Sarà Boscarato e non Maurizio Fabiani a seguire la vicenda, perché Fabiani avrebbe comunicato la sua rinuncia all’incarico dopo circa 24 anni di battaglia legale per conto di Palazzo del Popolo. Il Comune prova a rilanciare anche perché nel frattempo Edoardo Longarini, preso atto della sentenza del giudice, ha presentato la sua richiesta di dissequestro di quel tesoretto di 23 milioni congelato in via cautelativa nella pancia di Banca Carige, come assicurazione per il pagamento. Longarini infatti ha chiesto di lasciare a disposizione della tesoreria del Comune i titoli di stato per una cifra pari a 8,2 milioni di euro, quelli che dovrebbe pagare compresi gli interessi, ma vuole la restituzione dei restanti 15 milioni ancora sequestrati. Domani è prevista l’udienza sempre davanti al giudice Mazzagreco per discutere l’istanza di dissequestro. Se venisse accolto il dissequestro, svanirebbero le speranze del Comune di vedere lievitare facilmente il risarcimento. Infatti sarà difficile andare a battere cassa da Longarini chiedendo il pagamento degli extra rispetto alle cifre che non sono sequestrate. Da parte sua, il Comune spera ancora di fare leva sugli interessi, oppure sperare in una nuova valutazione ancora più sostanziosa. La parola perciò torna ancora una volta alla magistratura.

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