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«Siamo disperati
In quelle case tutti i nostri risparmi
ora ci chiedono di pagare ancora»

ANCONA - Parlano i soci della fallita Coopcasa Marche, proprietari degli appartamenti del progetto Apl4 Altavilla rimasto incompiuto. "Le istituzioni ci hanno lasciati soli. Chi doveva vigilare non l'ha fatto". Il vice sindaco Sediari: "Il Comune non ha strumenti a disposizione per risolvere la vicenda"

 

Il cantiere incompiuto Apl4 Altavilla (foto d’archivio)

 

di Agnese Carnevali

Desiderava regalare un appartamento alla figlia Alessandra. Un gesto come quello di molti altri genitori che investono i risparmi di una vita per offrire un punto di partenza sicuro. Una casa acquistata per intero, senza mutuo, «perché mia figlia non avesse pensieri per la rata» sulla quale ora grava un’ipoteca da 155 mila euro della quale era all’oscuro. È la storia di Paolo Frati, uno dei soci della Coopcasa Marche, la cooperativa fallita che non ha mai terminato il progetto Apl 4 Altavilla a Pietralacroce, ora in mano ad un commissario liquidatore (leggi l’articolo). Un’odissea iniziata sul finire degli anni ’90 con un acconto di 28 milioni delle vecchie lire, per l’acquisto di un appartamento di edilizia convenzionata nel quartiere di Pietralacroce, che ancora non vede la sua conclusione. Pur essendo proprietaria dell’abitazione, nella quale vive da alcuni anni, la figlia di Frati potrebbe vedersi pignorato l’appartamento o essere costretta a pagarlo di nuovo.

IL RACCONTO DEI MALCAPITATI

«Una situazione assurda – commenta Paolo Frati -, che prosegue nell’indifferenza di tutti. Almeno altre 15 persone sono nella mia stessa situazione, ma ve ne sono molte altre in condizioni simili. Chi come me ha pagato l’appartamento versando le cifre dovute con lo stato di avanzamento dei lavori si ritrova ad aver speso tutte le riserve economiche e a non poter sostenere altri costi, oltre all’evidente ingiustizia». I lavori per la realizzazione del progetto che prevedeva un mix tra edilizia popolare e convenzionata iniziarono nel 2007, racconta Frati. La palazzina C5, dove abita Alessandra Frati, e costituita da sette alloggi è terminata nel 2009. In quell’anno iniziano l’emergere dei problemi. «Ho dovuto intentare una causa civile per poter vedere trascritta la proprietà a mia figlia – riprende Frati – dopo aver pagato per intero tutto quello dovuto, comprese le variazioni per le migliorie e le spese per gli allacci di luce e gas, perché la cooperativa faceva melina. In quell’occasione è emersa l’ipoteca della quale non sapevamo nulla. Mi chiedo – continua – dove fossero quelli che dovevano vigilare. Dai revisori dei conti della Coopcasa Marche che hanno approvato per anni i bilanci, alla Legacoop che è l’associazione che dovrebbe controllare sulle cooperative sue iscritte e che ha le disponibilità economiche per risolvere questa situazione, alle banche che non si sono mai chieste come mai i soldi prestati non rientrassero nonostante i versamenti dei soci».

Come Frati molte altre persone si sono trovati a loro insaputa l’ipoteca sull’appartamento pagato. Tra questi anche Leonardo Galeazzi. Per lui l’ipoteca è di 170 mila euro. «Siamo stati abbandonati – afferma -. Non solo l’ipoteca, ma anche la situazione nella quale viviamo è precaria, con le strade di accesso alle case ed ai garage non terminate e non asfaltate, l’illuminazione assente ed il cantiere rimasto aperto. Siamo riusciti a far rimuovere alcune gru diventate pericolose, ma una, la più grande è ancora sopra le nostre teste». Tra i malcapitati anche chi ha acquistato due appartamenti ed ora si ritrova con due diverse ipoteche, o chi pur avendo pagato per intero la casa si ritrova con le sole fondamenta. I più fortunati, coloro che avevano già al tempo acquistato la casa accendendo un mutuo. La scorsa settimana l’incontro delle famiglie con il commissario liquidatore della Coopcasa Marche, Virgilio Sallorenzo, che non sembra aver lasciato molte speranze ai residenti dell’area. «Torneremo ad incontrarci tra noi – annuncia Frati – e poi anche con il curatore fallimentare. Stiamo valutando la possibilità di fare causa. Non possiamo pagare di nuovo una casa già nostra».

Le palazzine mai terminate a Pietralacroce (foto d’archivio)

LE ISTITUZIONI ED IL COMUNE

La vicenda qualche giorno fa è arrivata in parlamento con un’interrogazione del deputato anconetano Piergiorgio Carrescia al ministro Carlo Calenda ed il sindacalista della Cgil Andrea Raschia ha riacceso i riflettori sulla vicenda, chiamando le istituzioni e la politica ad intervenire. «Gli strumenti a nostra disposizione sono pressoché nulli – dichiara il vice sindaco e assessore all’Urbanistica, Pierpaolo Sediari -. Si tratta di rapporti tra privati sui quali non possiamo intervenire. Possiamo solo tentare di facilitare l’ingresso di un investitore che rilevi i fallimenti. Tra le armi che abbiamo – continua – la rivisitazione dei piani di lottizzazione con la conversione dell’edilizia economica pubblica in convenzionata, un’azione che, per come si è delineato il caso, non risolverebbe la situazione di Pietralacroce».

L’area nei pressi del forte Altavilla non è l’unica ad aver avuto questo epilogo, molti sono gli interventi edilizi in città rimasti incompiuti anche a causa della crisi che ha colpito il settore immobiliare. Palombare, Montemarino, Aspio, solo per citarne alcuni, a cui si aggiungono quelli delle frazioni. «Per il quartiere di Montemarino – prosegue Sediari – stiamo lavorando per sbloccare la situazione, utilizzando un fondo di 560 mila euro per l’edilizia popolare. Ci sono alcune cooperative pronte ad iniziare, ma resta il nodo delle opere di urbanizzazione che non possono essere realizzate per stralci, ma solo in maniera omogenea».

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