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Marche maglia nera
per i contratti stabili

LAVORO - Nei primi quattro mesi dell'anno crollano i rapporti di lavoro a tempo indeterminato, aumentano i licenziamenti e la precarietà. La regione agli ultimi posti in Italia, davanti solo a Lazio, Abruzzo e Sicilia

Crollo dei contratti stabili nelle Marche. Nei primi quattro mesi del 2017 crescono solo i contratti a termine. Dati che per l’Ires Cgil Marche sono la certificazione del fallimento del Jobs act e del contratto a tutele crescenti. Le Marche scivolano così in fondo alla classifica nazionale per rapporti di lavoro atempo indeterminato, davanti solo a Lazio, Abruzzo e Sicilia. La caduta libera dei contratti stabili registra percentuali più alte quasi il doppio  rispetto al dato nazionale.

Le assunzioni a tempo indeterminato sono 7.469 e cioè 611 in meno (-7,5%) rispetto allo stesso periodo del 2016 e -5.968 (-44,4%) rispetto al 2015. I contratti stabili rappresentano solo il 12,2% degli avviamenti mentre nel 2015 erano oltre il 26,5% del totale dei contratti.

Aumentano significativamente le cessazioni dei contratti a termine (+34,2%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: evidente segnale di un utilizzo indiscriminato di contratti a termine di brevissimo periodo.

Il saldo tra assunzioni e cessazioni da rapporti di lavoro a tempo indeterminato è negativo per 3.950 contratti e cioè i licenziamenti di tempi indeterminati sono maggiori delle assunzioni nei primi quattro mesi dell’anno. Anche questo, sostiene il sindacato, è un effetto negativo del Jobs act che ha fornito alle imprese la possibilità di licenziare più facilmente. Per quanto riguarda il complesso delle cessazioni, le Marche sono al secondo posto nazionale solo dietro al Friuli Venezia Giulia.

Picco vertiginoso del lavoro precario con 45.878 avviamenti a tempo determinato (+47,37% rispetto al 2016) che rappresentano ormai il 74,8% delle assunzioni complessive.

Unica nota positiva, la crescita dei contratti di apprendistato, con 3.258 assunzioni (+976 rispetto al 2016, pari a +42,6%).

«I dati indicano, ormai da troppo tempo, il peggioramento di indicatori importanti dell’occupazione nella regione, a partire dai contratti a tempo determinato – dichiara Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil Marche -. Questo è un chiaro segnale che descrive il tipo di sviluppo che nella regione si sta consolidando: uno sviluppo incentrato sulla precarietà e privo di quelle caratteristiche di cui invece questa regione avrebbe bisogno, cioè di innovazione tecnologica e di processo, innalzamento del livello competitivo centrato sulla qualità. Una regione che così rischia il collasso economico e sociale. Purtroppo – prosegue Santarelli – dalla Giunta non sembrano arrivare segnali di preoccupazione rispetto a questo quadro. Anzi,in questi giorni si è deciso di spostare, senza nessun confronto con le parti sociali, 20 milioni di risorse del Fse dall’asse occupazione a quello dell’istruzione, come se non ci fosse la consapevolezza della difficile e cruda realtà dei dati e della necessità di agire su quel fronte».

 

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