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Dieci detenuti di Pescara
in ‘missione speciale’
alla Santa Casa con l’Unitalsi

LORETO - Provengono dal penitenziario del capoluogo abruzzese e saranno accompagnatori dei disabili nel pellegrinaggio che si terrà dal 1 al 2 luglio

Basilica della Santa Casa (foto Giusy Marinelli)

Per la prima volta dieci detenuti della casa circondariale di Pescara “usciranno” per una missione veramente speciale: partecipare al pellegrinaggio della sezione Abruzzese dell’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) a Loreto. Una presenza non solo simbolica, ma anche concreta perché saranno impegnati in tutte le attività di assistenza e sostegno alle persone disabili che prenderanno parte al pellegrinaggio che si terrà dal 1 al 2 luglio. Le loro mansioni saranno diverse dalla cucina, al settore bagagli fino alle sale dell’Illirico di Loreto dove verranno ospitate le persone malate e disabili. L’iniziativa ha come slogan “Oltre le barriere” ed è stata organizzata dalla sottosezione di Pescara dell’Unitalsi in collaborazione con al direzione della Casa circondariale del capoluogo abruzzese. I dieci detenuti, che sono stati individuati in base al loro percorso e alla loro storia giudiziaria, sono di età diverse che va dai 35 ai 55 anni.

Per prepararli a questa nuova esperienza sono stati organizzati due momenti d’incontro di conoscenza e formazione in carcere; il primo, che si è svolto lunedì 12 Giugno, rivolto maggiormente alla conoscenza personale, dell’Unitalsi e Lourdes, soffermandosi soprattutto su Loreto, sulla storia, il significato e il valore della Santa Casa; nel secondo, lunedì 19, è stato approfondito il significato dell’essere volontario unitalsiano, quali saranno i loro “Servizi”, il significato e l’organizzazione delle celebrazioni alle quali parteciperanno.

“Un’iniziativa nella quale crediamo profondamente – spiega Federica Bucci, presidente della sottosezione dell’Unitalsi di Pescara – anche perché la sottosezione di Pescara già da un paio d’anni ha avviato una bella collaborazione con il carcere, prima portando pellegrina la Madonna di Lourdes, poi l’anno scorso la Madonnina di Fatima grazie all’amicizia nata con suor Livia, al prezioso lavoro che lei svolge con i detenuti e all’ottimo rapporto che si è instaurato con il direttore del carcere, Franco Pettinelli. “Quest’anno – aggiunge Bucci – grazie a Suor Livia Ciaramella, che sarà presente anche lei a Loreto come accompagnatrice del gruppo, siamo riusciti a concretizzare il sogno di poter portare alcuni detenuti in Pellegrinaggio e offrire loro la possibilità di essere inseriti tra i volontari unitalsiani per fare un’esperienza di servizio veramente alternativa”.

“Una bellissima iniziativa – spiega Alessandra Bascelli, presidente della Sezione Abruzzese dell’Unitalsi – che auspico possa essere replicata non solo nelle altre sezioni della nostra Associazione , ma anche e soprattutto a Lourdes che è il cuore dell’Unitalsi”. “La Casa Circondariale di Pescara – spiega Federica Caputo, Funzionario Giuridico-Pedagogico della Casa Circondariale di Pescara – incoraggia la partecipazione dei ristretti ad attività di volontariato, specie negli ultimi tempi, considerato che l’Istituto ha accolto diversi progetti di giustizia riparativa, siglando accordi con le Associazioni del territorio e gli Enti Locali. Crediamo fermamente che tale partecipazione, oltre a favorire il confronto con la società esterna, possa aiutare il detenuto a rielaborare in senso critico la condotta antigiuridica e ad adottare scelte di vita socialmente accettabili”.

“La condivisione del Progetto “Oltre le barriere” – prosegue Caputo – nasce dalla volontà di far vivere il momento del pellegrinaggio anche ai detenuti del carcere, persone che difficilmente avrebbero avuto l’occasione di partecipare ad un progetto di forte umanità e di servizio come il Pellegrinaggio a Loreto. Il gruppo di detenuti ha accettato con entusiasmo di prendere parte all’attività proposta, tramite la fruizione di un permesso premio, sapendone cogliere il senso profondo sia dal punto di vista spirituale, sia riconoscendo l’importanza del mettersi al servizio degli altri”. “Il permesso premio, in quest’ottica, – conclude Caputo – può essere considerato come un’attività trattamentale esterna, nella quale non solo si sperimenta il detenuto, ma lo stesso può esercitare un programma di giustizia riparativa importante, affiancandosi agli operatori dell’Unitalsi nell’attività religiosa e di assistenza ai malati”.

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