facebook rss

#Peppinanonsimuove,
il dissenso scala la montagna:
“Lasciatemi vivere qui i miei ultimi giorni”

PROTESTA A FIASTRA - Una cinquantina di persone oggi pomeriggio hanno manifestato la loro solidarietà alla 95enne sfrattata dalla sua casetta di legno: "La legge deve cambiare". Presente anche una delegazione da Amatrice: "Anche da noi in tanti si sono arrangiati perché lo Stato non ha realizzato le soluzioni che ha proposto". La figlia dell'anziana ha tenuto un discorso di fronte al cancello sigillato che non può più varcare: "Mia madre non è l'unica terremotata in difficoltà, qui si gioca il futuro di tutto il cratere" . FOTO

da Fiastra Federica Nardi

(foto di Fabio Falcioni)

Non può darle un bacio sulla fronte prima di dormire, aiutarla a lavarsi, prendersi cura di lei. Gabriella Turchetti non può oltrepassare i sigilli apposti sabato mattina, che hanno creato un confine invisibile eppure invalicabile tra lei e sua madre, Peppina (leggi l’articolo). La 94enne (che tra due mesi spegnerà 95 candeline), vive in una casetta nella frazione San Martino di Fiastra costruita dalle figlie (Agata e Gabriella, farmacista di Castelfidardo) e dal genero Maurizio, a cui manca la concessione edilizia. E per questo adesso, con tanto di ordinanza del Comune, va abbattuta. Nemmeno l’infermiera che domani mattina deve farle un prelievo può entrare in casa o oltrepassare il cancello del cortile. Peppina però dalla montagna non se ne va. #Peppinanonsimuove.  «Vorrei stare in pace gli ultimi giorni della mia vita, nella mia casetta – dice oggi – sono 75 anni che vivo qua». Ma allora «è la legge che deve cambiare, sennò tocca fare una rivoluzione», chiosa l’ex sindaco di Serravalle Venanzo Ronchetti, che con la maglietta “La terra trema noi no” si è unito questo pomeriggio a una cinquantina di persone che stanno protestando contro una burocrazia che nel cratere del sisma si sta trasformando in un cappio. Soprattutto per i più anziani.

 Gabriella tiene il suo discorso in cima alle scale che conducono allo spiazzo di terra che ospita la casetta. Quel lembo di terreno – edificabile – dove ora la figlia non può mettere piede, Peppina l’ha ricevuto in dono dal marito defunto, proprio per farci una casa. «Sappiamo che non abbiamo aderito perfettamente alla legge – dice Gabriella – ma siamo in tempo di emergenza. Ora questa casetta non può essere sanata per leggi ambientali legate al Parco. La politica deve dare una risposta seria. Il governo quando ha voluto fare provvedimenti si è sbrigato in 24 ore. La Procura ha agito come doveva, noi non ce l’abbiamo con nessuno. Ma se la casa deve essere abbattuta ogni Procura dovrà decidere che vengano abbattuti tutti gli abusi edilizi d’Italia. Mia madre è solo la punta dell’iceberg di una situazione che chiede risposte alla politica. Noi abbiamo sbagliato ma solo per i tempi lunghi e per l’età avanzata di mia madre che chiedeva solo di poter morire qui, davanti alla sua casa lesionata dal sisma. Questa donna ora tiene su di sé tutto il peso del terremoto. A chi giovano queste normative? Ai cinghiali forse. Ci saranno almeno altre 300 casette come questa nel comprensorio. Qua si gioca il futuro di una comunità, non quella di San Martino, ma quella di tutto il cratere. Ci hanno detto: segnalate altre situazioni anomale. Ma non lo faccio, non posso infierire su chi ha subìto questo stesso destino».

L’unico che può entrare per le prossime due settimane, il tempo concesso all’anziana per trovare una soluzione (e alle istituzioni per correre ai ripari dopo il boomerang mediatico), è il genero Maurizio Borghetti. «Se me la fanno abbattere a costo di vendermi le mutande io la ricostruisco, con tutti i crismi – dice – e la intitolerò a Peppina e a mio suocero». Per dare un riparo alla suocera Borghetti ha speso tutto quello che poteva. E non è l’unico.

«A noi è capitata una cosa simile – racconta Anja Kinsky, allevatrice che abita vicino San Martino -. La Forestale ha controllato le stalle che abbiamo tirato su l’inverno scorso per riparare gli animali, dato che le nostre erano inagibili. Ci hanno detto che sono abusive, ma era una situazione provvisoria per noi. Bisogna cambiare la legge, già la situazione è difficile. Così la complicano». Tra il via vai di parenti, attivisti, vicini, curiosi e telecamere di Mediaset  passano a confortare i familiari anche il vicesindaco di Fiastra Sauro Scaficchia e il comandante dei Carabinieri di Camerino Roberto Nicola Cara.

Presente per esprimere vicinanza ai familiari anche Emanuela Leli, titolare del camping Quercione che è stato sequestrato poco dopo il terremoto perché su un’area non edificabile. Era lì da 40 anni. «Era l’unica attività di Ussita con posti dove far dormire le persone – dice Leli – Il problema è che quando abbiamo inserito le case mobili si è trattato di reiterare il reato che era andato in prescrizione da tempo». Una delegazione arriva da Amatrice. Tra loro Mauro Ovidi: «Si parla di ricostruzione e siamo ancora nelle roulotte. Tanti si sono arrangiati come la signora Peppina. Il punto è che se lo Stato propone una soluzione e poi passa un anno e non la realizza, che cosa dovremmo fare?».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X