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Biotestamento, ora si può
I medici: «Un diritto del malato»

ANCONA – Al ridotto delle Muse si è tenuto il convegno promosso dall'associazione di categoria Anaao – Assomed per spiegare le novità della legge che ha introdotto le volontà di fine vita

Da sinistra, Oriano Mercante, Osvaldo Scarpino e Michele Caporossi

 

Il contenuto delle norme, le aspettative e le criticità della legge 219/2017 “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”, il cosiddetto Biotestamento, sono state al centro dell’incontro organizzato da Anaao-Assomed Marche, associazione di medici con oltre 600 iscritti a livello regionale, in collaborazione con Nursind, Associazione Italiana Psicogeriatria sezione Marche, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Pesaro Urbino, dell’Ordine degli Avvocati di Ancona e Ipasvi. La legge è entrata in vigore da poche settimane dopo che ha avuto il via libera al Senato il 14 dicembre dopo un lungo iter, ed introduce le Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) per decidere a quali scelte terapeutiche dare il proprio consenso. Dal 1 febbraio è possibile depositare le proprie volontà nell’apposito registro istituito allo Stato civile di ciascun Comune oppure da un notaio. “La legge sul Biotestamento non obbliga nessuno ma lascia a tutti la libertà di scegliere” ha commentato la senatrice Emilia De Biasi in un videomessaggio destinato al pubblico del ridotto delle Muse, oltre 250 gli iscritti tra medici, infermieri e cittadini. Presente la sindaca Valeria Mancinelli che ha portato il saluto della città, e Michele Caporossi, Direttore dell’Azienda Ospedali Riuniti. “Come relatrice della legge so bene gli ostacoli che abbiamo superato per giungere all’approvazione che tuttavia è stata trasversale alla maggioranza” ha spiegato De Biasi.

La platea del ridotto delle Muse

“Il testo della legge è stato messo a punto grazie al lavoro in commissione e poi nel passaggio alla Camera perché in Senato non abbiamo potuto toccarlo – ha aggiunto il Senatore Amedeo Bianco che ha approfondito le implicazioni deontologiche della legge – anche perché altrimenti c’era il rischio concreto che non venisse approvato nella legislatura che si è chiusa”. Il fulcro della legge riafferma che il paziente può rifiutare qualsiasi trattamento venga proposto eccetto quelli proposti dalla legge in via obbligatoria come i vaccini, e dare disposizione su quelle patologie da cui è o sarà affetto. All’art. 3 ci sono le Disposizioni Anticipate di Trattamento. “La prima cosa da fare è nominare un fiduciario che possa dare disposizioni in caso di necessità per conto della persona da cui è stato nominato – ha detto Oriano Mercante, segretario di Anaao-Assomed Marche – senza dover attendere le decisioni di un eventuale giudice tutelare e questo semplifica di molto i percorsi”. La persona ha la facoltà di rifiutare idratazione e nutrizione artificiale riconosciuti come atti medici. Inoltre viene stabilito all’art.5 che occorre prevedere una pianificazione di trattamento. In caso di patologia grave il paziente si rivolge al suo medico che gli illustrerà le possibilità terapeutiche concordando quali terapie accettare e quali rifiutare. Le Dat vanno redatte per iscritto e conservate all’ufficio di stato civile o possono essere fissate anche mediante videoregistrazione. Le due modalità varranno come disposizione che il medico sarà tenuto a rispettare. “Il legislatore ha dato in maniera opportuna un’indicazione legislativa ed oggi che ogni persona può decidere se porre fine alla propria vita – ha aggiunto Costantino Troise, segretario nazionale di Anaao-Assomed – tenendo presente che molte persone per le quali si profila questo caso, se ci fosse la storia naturale della malattia, sarebbero morte da tempo. Scegliere di non avere l’accanimento terapeutico significa non fare vivere oltre i limiti accettabili una persona. Lo sforzo ora sarà quello di divulgarlo in maniera ampia e corretta – ha aggiunto Troise – e bene ha fatto l’Anaao regionale a proporre questo incontro perché i cittadini devono sapere quali diritti hanno, prendendo consapevolezza di cosa dice la legge. Il tema riguarda anche i minori e quindi è particolarmente delicato”.

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