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Cuccioli di capriolo, cervo e camoscio:
«Non toccateli o saranno abbandonati»

LE REGOLE per non mettere in pericolo i piccoli selvatici che in questo periodo affollano le aree naturali. Il Parco dei monti Sibillini raccomanda: «Anche una sola carezza trasferisce su di loro odori che le loro madri potrebbero percepire come una minaccia». Il rischio è che vengano costretti poi a una vita in recinto

 

Con il mese di maggio la natura è nel pieno risveglio primaverile e molti animali selvatici sono nel massimo delle loro attività riproduttive, ed ancora una volta è importante ricordare quanto sia fondamentale sapere come comportarsi di fronte ad un nuovo nato. E’ il Parco nazionale dei monti Sibillini a spiegare cosa fare e soprattutto cosa non fare se si incontrano questi cuccioli. In particolare quelli di camoscio, capriolo e cervo.

«Può succedere che gli escursionisti si imbattano nei piccoli di capriolo e cervo, tranquillamente adagiati e nascosti nella vegetazione di campi, radure o in boschi. Questo è il consueto comportamento dei primi giorni dopo il parto, che la natura, nel corso di molti millenni, ha “premiato” in queste specie. I piccoli, infatti, in questo modo rimangono “invisibili” ai predatori. Le madri, per proteggerli, non restano loro vicini, evitando in questo modo che la loro presenza possa attirare i predatori, ma a cadenze regolari li raggiungono per allattarli. Un comportamento simile, ma in questo caso in specie molto diverse, è mantenuto dalla lepre e da molte specie di rapaci notturni. È quindi indispensabile anche questo anno ricordare ai frequentatori della natura di non toccare e non raccogliere i piccoli di questi animali, magari pensando che possano essere abbandonati. Infatti, non sono visibilmente feriti o in difficoltà, anche una sola carezza trasferisce su di loro odori che le loro madri potrebbero percepire come una minaccia, ponendo il piccolo nel rischio reale di essere abbandonato».

Altrettanta cura devono avere agricoltori nell’eseguire sfalci di erba o fieno: «prima delle attività – spiega il Parco -, sarebbe opportuno percorrere a piedi in particolare i bordi dei campi (fra il campo e il bosco) in modo da verificare che non siano presenti piccoli di queste specie. Nel caso in cui vengano rinvenuti piccoli, e qualora non sia possibile rimandare l’attività di qualche giorno, questi animaletti possono essere raccolti delicatamente con guanti adeguatamente strofinati su erba e terra (per nascondere l’odore dell’uomo), e spostati di pochi metri in luogo sicuro. Si consideri, inoltre, che i piccoli che vengono recuperati, qualora sopravvivano e vengano portati allo svezzamento o all’età dell’indipendenza, in molti casi non sarà comunque possibile restituirli al loro ambiente a causa dell’imprinting ricevuto dalle cure dell’uomo, che rende il loro comportamento non idoneo alla vita in natura e, in alcuni casi, anche pericoloso nei confronti degli uomini. Ecco perché raccogliere animali nati da poco può significare costringerli a vivere per sempre all’interno di recinti».

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