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Astronave Covid: abbiamo un problema

IL COMMENTO di Fabrizio Cambriani - Nel complesso Ceriscioli ha gestito bene l'emergenza coronavirus, ma resta aperta la polemica sul progetto alla fiera di Civitanova. Il governatore non ha saputo o voluto dialogare con l'imprenditoria marchigiana e ha scelto Bertolaso. Nel Pd solo apparentemente le acque sono calme e resta il grave fronte che si è aperto con gli operatori sanitari

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di Fabrizio Cambriani

Adesso che molti segnali attestano il miglioramento della situazione, si può tranquillamente affermare come fin qui il governo della regione Marche, Ceriscioli in testa, abbia complessivamente ben gestito l’emergenza coronavirus. Ciò al netto di diversi e contrastanti giudizi di moltissimi addetti ai livori (non è un refuso) che, ogni cinque minuti, sproloquiano sui social paventando terribili sciagure e altre funeste nequizie. E, tuttavia, resta aperta la polemica sulle modalità di realizzazione e poi di gestione del centro Covid di Civitanova. Quello che, nelle intenzioni doveva essere un ulteriore fiore all’occhiello, si è pian piano rivelato un ginepraio difficile da districare. Ma anche boomerang mediatico che rischia di compromettere seriamente tutto il duro lavoro sin qui realizzato.

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Luca Ceriscioli e Guido Bertolaso nel nuovo Covid center di Civitanova

Il peccato d’origine di una struttura che, visti i tempi e le circostanze della sua ideazione, era da tutti condivisa, sta nell’incapacità – o forse addirittura nella mancanza di volontà – del governatore Ceriscioli, nel non sapere o volere dialogare con il mondo dell’imprenditoria marchigiana. Che, attraverso la sua rete, in un primo tempo si era resa volentieri disponibile ad aderire – attraverso donazioni – a questo progetto. Ovviamente alle loro condizioni. Condizioni che, evidentemente, non sono risultate gradite al governo regionale, il quale ha preferito percorrere altre strade. Segnatamente quella di Bertolaso e dell’ordine dei cavalieri di Malta. A mio modestissimo avviso, una cesura gravissima con tutto quel mondo produttivo e il relativo sottobosco, che fa capo ai piccoli e medi imprenditori che costituiscono massima parte della ricchezza marchigiana. Da un punto di vista strategico e date le drammatiche circostanze, occorreva senz’altro fare squadra. Da un punto di vista meramente tattico, l’ultima cosa da fare era quella di recidere quel filo – già esile di suo – di dialogo col mondo produttivo. Soprattutto nell’immediata vigilia delle elezioni regionali. A cose viste, anche la carta mediatica di Bertolaso si è rivelata sbiadita per un verso e imbarazzante per l’altro. Superbert – il supereroe che costruisce ospedali – ha perso lo smalto di venti anni fa, ma non si rassegna al ruolo di pensionato da panchina ai giardinetti pubblici. Al contrario, va in televisione, laonde espone i suoi programmi sanitari da adattare alle Marche. Con ciò, facendo vieppiù inviperire partiti e maggioranze di governo regionali. Ufficialmente il partito Democratico regionale è tutto schierato al fianco del governatore. Ufficiosamente e singolarmente interrogati, i notabili del Pd, ti dicono che ormai Ceriscioli fa tutto da solo e non ascolta più nessuno. La parola d’ordine che gira nelle chat è quella di “pompare” il centro covid di Civitanova. Le risposte, quando non è il silenzio, è andate avanti voi che a me viene da ridere…

covid-hospital-nella-fiera-ultimato-bertolaso-ceriscioli-ciarapica-civitanova-FDM-7-650x434-1-325x217 Un altro grave fronte che si è aperto, a causa del centro Covid, è quello con tutto il personale sanitario. Cioè medici, infermieri e altri addetti ai lavori. Un intero mondo stressato da quasi tre mesi di vita da delirio: senza più turni, né orari. Una vera e propria sospensione della loro vita privata, che in questo momento di calma avrebbe, del tutto legittimamente, bisogno di riposo e tranquillità. Invece viene messo sotto un’ulteriore torsione, con minacce di precetti o di ordini di servizio per eventuali trasferimenti all’astronave di Civitanova (così l’ha ribattezzata  fin da subito Bertolaso). Umanamente, prima che politicamente, non la trovo affatto un’idea brillante. Quando più di duecento anestesisti della regione firmano un documento contro questo genere di impostazione verticistica, significa che bisogna fermarsi subito e riflettere. E, sia detto come sommesso consiglio, mediaticamente non giova – a meno che Ceriscioli, come Totò, non voglia attribuirsi la patente di iettatore – addurre la motivazione che in autunno la curva dei contagi potrebbe tornare a risalire.

Piuttosto si lavori in silenzio e sottotraccia, dialogando con le parti interessate, a questa sciagurata eventualità. E non la si brandisca come una clava, utilizzandola per ogni argomento, come ha fatto l’assessore Cesetti argomentando che le elezioni regionali erano da tenere a luglio e non in autunno. Sennò si perde di credibilità. E se qualcuno degli addetti ai livori, nei social, scrive che è solo strumentale passa, in un attimo, dal torto alla ragione.

 

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