di Gianluca Ginella
Chiuse le indagini sull’amianto nei rifiuti del sisma, sei gli indagati, tra questi il direttore del Cosmari di Tolentino, Giuseppe Giampaoli, e il tecnico Massimo Procaccini, che dirige l’impianto di selezione. A loro si aggiungono i titolari di quattro aziende del Maceratese. La contestazione principale indica la violazione del codice dei rifiuti in merito alla demolizione delle canne fumarie degli edifici lesionati dal sisma e che contenevano amianto. La procura contesta che andavano trattate prima di essere demolite, in modo che l’amianto non andasse a mischiarsi col resto. Le altre contestazioni riguardano la presunta violazione delle prescrizioni previste nella concessione tra il Cosmari e la Regione e attiene in sostanza al rinvenimento di quantitativi di amianto in porzioni di rifiuti trattati che, sostiene la procura, a causa del contenuto, seppur minimo, di amianto, andavano trattati tutti come rifiuti speciali.
«Abbiamo addirittura una contestazione per 8 grammi di amianto trovati in 80 tonnellate, che per la procura andavano quindi trattate tutte come rifiuto speciale – dice Giampaoli –. In realtà la Regione prevede che si debbano trattare come rifiuti speciali solo oltre una certa percentuale, Ci siamo sempre attenuti a tutto quanto previsto per legge». Per quanto riguarda la contestazione della demolizione delle canne fumarie, «quella non attiene al Cosmari, che arriva a demolizione effettuata. Delle demolizioni se ne occupano i Comuni che le affidano a delle ditte» spiega l’avvocato Vando Scheggia che insieme al legale Leonardo Filippucci assiste sia Giampaoli che Procaccini. «Per la procura – prosegue Scheggia – anche se c’è il minimo contenuto di amianto allora diventa tutto rifiuto pericoloso. Ma non è ciò che dice quanto previsto nell’accordo per lo smaltimento».
La procura oltre a Giampaoli e Procaccini ha indagato i legali rappresentanti di 4 aziende a cui il Cosmari affida le macerie una volta lavorate e che poi le macinano e le vendono a ditte e privati che le utilizzano per opere edilizie. L’indagine, partita nel maggio del 2018, è stata condotta dai carabinieri Forestali e coordinata dal procuratore Giovanni Giorgio.
Giampaoli, che respinge ogni addebito, spiega che «non sta al Cosmari la demolizione. A Ussita, per fare un esempio, era stato demolito l’ex Eca da una ditta che ha buttato giù tutto e l’amianto si è sbriciolato. Lì era veramente pericoloso e abbiamo fatto un progetto con la Regione: abbiamo incapsulato tutto in un tendone realizzato sul posto e nel giro di 7-8 mesi abbiamo smaltito l’amianto».
«Il Cosmari è la seconda azienda della provincia per numero di dipendenti (540, ndr) – riprende Scheggia –, per una serie di motivi è oggetto di denunce ed esposti di ogni genere e ogni tipo, quello che è certo è che al Cosmari si fanno le lastre spesso, gli si spacca il capello non in quatto ma in 16, e spessissimo. Dico che magari si potrebbe dedicare attenzione anche ad altre attività. Il Cosmari è oggetto di una osservazione molto molto particolare. Finora comunque Giampaoli è sempre stato assolto». Al momento i lavori per lo smaltimento delle macerie degli edifici pubblici in seguito al sisma (l’azienda si occupa di tutti quelli della regione) sono fermi. «Il motivo è che la Regione ci deve ancora pagare 8 milioni di euro, aspettiamo quei soldi per proseguire» spiega Giampaoli. Quanto resta per conclude lo smaltimento dei rifiuti del sisma? «Mancano 5-6 mesi di lavoro per completarlo, parliamo degli edifici pubblici. Nel Maceratese il grosso sono quelle di Castelsantangelo» conclude Giampaoli.
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