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Scuola in presenza per i figli dei sanitari,
dietrofront del Governo
Acquaroli: «Nulla che compete alla Giunta»

LA DISCUSSIONE ha preso il via dopo la diffusione di una circolare ai dirigenti degli istituti scolastici che indicava la possibilità di richiedere deroghe per i keyworker. Ieri nuova comunicazione ai presidi

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di Alessandra Pierini

Figli dei key workers a scuola in presenza, anzi no. Tutti a casa esclusi gli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali (i Bes), e per le attività di laboratorio. Il Governo con un rapido dietro front ha così messo fine alla discussione che, negli ultimi giorni, si era diffusa tra tutti coloro che gravitano nell’ambiente scolastico sulla possibilità di frequentare lezioni in presenza per i figli di medici, infermieri, insegnanti e altri lavoratori “essenziali”.

Tutto è nato quando nei giorni scorsi il ministero dell’Istruzione aveva trasmesso a presidi e dirigenti scolastici regionali una nota che, riprendendo quanto stabilito dal Dpcm del 2 marzo firmato dal premier Draghi, specificava le modalità della didattica a distanza e le sue deroghe. In particolare si spiegava la possibilità di richiedere la didattica a distanza per figli e figlie di particolari categorie di lavoratori, i cosiddetti “keyworkers”. Si tratta di appartenenti a professioni ritenute essenziali quali operatori sanitari, insegnanti ma anche tutti coloro che in qualche modo contribuiscono col loro lavoro a far fronte all’emergenza. L’elenco allegato era in effetti piuttosto lungo e comprendeva più o meno tutte quelle categorie a cui era stato consentito di continuare a lavorare dopo il primo lockdown.

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Uno dei messaggi girati nelle chat delle mamme

Nelle chat di classe si sono immediatamente diffusi  modelli di autocertificazione per presentare alle scuole la richiesta di didattica in presenza. Una situazione che, oltre a creare non poche difficoltà alle scuole, è stata presa di mira dai genitori che si sono lamentati per la situazione di disparità che si sarebbe venuta a creare.
Ieri sera anche il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli è intervenuto sulla questione con un post su Facebook. «Nelle ultime ore, nel mondo della scuola, si è accesa la discussione in merito alla questione relativa alla possibilità della didattica in presenza per i figli di alcune categorie specifiche di lavoratori. Chiarisco subito che questo tipo di esenzioni non è in capo alla giunta regionale, ma rientra nella competenza di chi emette il Dpcm, del ministero dell’Istruzione e dell’autonomia scolastica territoriale. Con l’ordinanza firmata venerdì, abbiamo applicato la zona rossa nelle province di Ancona e Macerata seguendo tutte le disposizioni così come previste dal nuovo Dpcm e le eventuali deroghe per la didattica in presenza non competono alla giunta regionale. Pertanto non è riconducibile a noi nessuna delle interpretazioni che ostacolerebbero la didattica in presenza per alcune specifiche categorie».
Praticamente in contemporanea, alle 19 di ieri il Ministero dell’Istruzione, rispondendo agli interrogativi di altri presidenti di Regione, ha inviato alle scuole di tutta la penisola una comunicazione in cui si è esclusa ogni possibilità di richiedere la Didattica in presenza per qualsiasi categoria di lavoro dei genitori.

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