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Barista incatenato per protesta:
«Le imprese vanno sostenute e risarcite»

ANCONA - Le parole del Popolo della Famiglia dopo l'iniziativa di Massimo Sturani, titolare del Maxi Bar di via Maggini: «Le attività commerciali, e non solo quelle, hanno prima dovuto spendere soldi per adeguarsi alle misure anti covid e poi sono state comunque obbligate a chiudere»

La protesta di Massimo Sturani

 

«La perdita complessiva di fatturato per le aziende e le partite iva italiane è pari a 320 miliardi di euro nell’arco del 2020. Se si fanno chiudere le attività per la pandemia, è d’obbligo non solo risarcirle seriamente per il danno subito ma anche sostenerle nelle spese fisse che continuano a pesare sulle spalle dei titolari anche con la chiusura».  Così Fabio Sebastianelli, coordinatore regionale per le Marche del Popolo della Famiglia, commentando la notizia del barista incatenato per protesta ad Ancona, lo scorso venerdì mattina. Si tratta di Massimo Sturani, titolare del Maxi Bar di via Maggini.  «La realtà è ben diversa dalle belle parole del Governo – continua Sebastianelli- le attività commerciali, e non solo quelle, hanno prima dovuto spendere soldi per adeguarsi alle misure anti Covid e poi sono state comunque obbligate a chiudere.
I ristori non solo sono inadeguati ma addirittura, oserei dire, una presa in giro. Parliamo ad esempio di quelli previsti dall’ultimo decreto per chi fattura sotto i 100mila euro: si parla di 60%, attenzione però, non della differenza del fatturato annuale tra il 2019 e il 2020 che sarebbe già qualcosa anche se poco, ma della media mensile. Alla partita Iva dunque non arriva il 60% della differenza del fatturato sopra citata, ma il 60% della stessa divisa per 12. In pratica, a conti fatti, quello che arriva realmente è il 5% della differenza del fatturato tra il 2019 e il 2020. Ecco la presa per i fondelli. Giri di parole e di numeri per dare una misera elemosina. Per onestà intellettuale va detto che nel decreto è prevista in ogni caso l’erogazione di una cifra minima di mille euro. Va sottolineato però che con un ristoro di mille euro in un anno a fronte di migliaia di euro di perdite, molte attività non ci coprono nemmeno le bollette». «Il Popolo della Famiglia -aggiunge Federico Faraglia, coordinatore provinciale e referente per Ancona del Popolo della Famiglia- invita la Regione Marche a fare pressione sul Governo nazionale per risolvere questa situazione. Va chiesta in UE l’emissione di denaro non a debito e vanno dati ristori seri mediante l’“Helicopter Money” (che il PDF sta chiedendo già dal febbraio dello scorso anno) meccanismo ben conosciuto da Mario Draghi. Vanno abbonate almeno le tasse del 2020 , nazionali e regionali; coperte almeno le spese fisse delle attività e ovviamente va fatto tutto ciò che è necessario per una veloce e definitiva riapertura. Ben vengano controlli serrati e multe a chi non è in regola ma si permetta alle attività che rispettano i protocolli di sicurezza anti Covid di riprendere il lavoro»

«Ora basta, vogliamo lavorare» Ristoratore si incatena per protesta

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