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Marchigiano bloccato a Malta
dopo il tampone positivo
La mamma: «Situazione devastante»

L'APPELLO di Marica Marsili, madre del 18enne Alessandro Federici, di Porto Sant'Elpidio, all'agenzia di Ascoli che si sta occupando degli 80 ragazzi, pure confinati sull'isola per via dei contagi: «Fatelo stare con voi. Ha bisogno di aiuto e e sostegno psicologico. Contattatemi». «Ieri aveva febbre, parlava male e gli abbiamo inviato anche un'antibiotico. Speriamo gli arrivi»

 

di Paolo Paoletti

Alessandro, bloccato in hotel a Malta

«Mio figlio si trova completamente isolato nella sua camera di albergo a Malta, senza farmaci se non quelli che spediamo noi dall’Italia, deve arrangiarsi persino per mangiare e bere tramite applicazioni e senza alcun medico che lo abbia visitato».

Sono le parole di Marica Marsili, mamma del 18enne Alessandro Federici, di Porto Sant’Elpidio, rimasto bloccato a Malta dopo essere risultato positivo al tampone Covid. Alessandro era partito lo corso 6 luglio insieme ad un amico, una settimana di vacanza per festeggiare la maturità e per migliorare l’inglese.

E proprio dopo l’esito del test è iniziato l’incubo. Da oggi infatti, giorno in cui i due sarebbero dovuti tornare in Italia, Alessandro si trova bloccato in hotel completamente da solo, visto che il suo amico, negativo al tampone, è potuto tornare a casa.

Sono diversi gli studenti bloccati a Malta a seguito dell’esplosione di alcuni focolai Covid. Tra questi anche 80 ragazzi del Piceno, 21 dei quali minorenni, sull’isola per un viaggio organizzato dall’agenzia di Ascoli “Giocamondo Study”, il cui direttore Stefano De Angelis è subito partito per supportare la gestione dei ragazzi. A differenza loro, Alessandro a rimasto da solo. Da qui la grande apprensione della mamma che chiede aiuto.

«Abbiamo visto che c’è un grande fermento mediatico attorno alla vicenda dei ragazzi seguiti dall’agenzia di Ascoli rimasti bloccati a Malta – spiega mamma Marica –  Noi purtroppo siamo completamente soli,  senza aiuti, con nostro figlio che si trova bloccato in una stanza di hotel a circa 100 metri di distanza dalla struttura dove sono ospitati tutti gli altri studenti gestiti dal tour operator Piceno.

La nostra richiesta è che almeno venga spostato per poter stare insieme a loro. In questi giorni non siamo riusciti a fargli fare neanche una visita medica. 

Soltanto ieri ha avuto assistenza telefonica tramite la nostra assicurazione privata. Non ha farmaci per curarsi. Abbiamo dovuto spedire i medicinali dall’Italia prescritti dal nostro medico di base. Li abbiamo mandati ieri e spero che oggi arrivino».

Le condizioni di salute di Alessandro oggi sono migliorate: «Ieri aveva febbre e un forte mal di gola, oggi è diminuita e si sta riprendendo.  Abbiamo inviato anche un antibiotico. Sentirlo cosi, completamente da solo, è devastante. Vorrei poter riuscire ad avere un contatto con qualcuno che segue il gruppo di Ascoli, magari con la loro agenzia. Mi contattassero, anche tramite Cronache Fermane, per poter aiutare nostro figlio, magari portarlo in qualche struttura convenzionata. Ad oggi infatti è bloccato in una struttura a nostro carico che costa 100 euro a notte. Hotel che offre solo la camera per dormire e niente altro. Non è riuscito neanche a trovare un’aspirina.

Si deve adoperare da solo per mangiare e bere. Non gli portano i pasti fuori dalla porta quindi è costretto ad ordinare il cibo tramite applicazioni sul cellulare e farselo recapitare dai rider.  Ha anche quasi terminato i soldi visto che oggi sarebbe dovuto tornare a casa». 

La situazione è diventata pesante: «Da parte dell’Ambasciata, a cui ho telefonato e scritto mail, ci sono stati forniti dei numeri telefonici sanitari del posto ma non mi hanno mai risposto.

Chiedo solo che venga spostato in una struttura qualificata insieme agli altri ragazzi con qualcuno che lo segue, anche come sicurezza psicologia per lui. A volte capita che il cellulare non gli prenda e dopo 15 minuti che non lo sento vado nel panico sapendo che è chiuso in quella camera completamente solo. Non ha neanche un computer dietro, solo lo smartphone. Mi sembra davvero abbandonato a se stesso. Fortunatamente abbiamo trovato una ragazza, una hostess in quell’hotel, che vista la situazione ci ha aiutato con qualche informazione».

Da qui l’appello alle istituzioni e a coloro che seguono il caso dei ragazzi al seguito di “Giocamondo Study”: «Per favore fate qualcosa per mio figlio che ad oggi si trova completamente solo. La quarantena dura 14 giorni, ma se al termine di questo periodo il tampone sarà ancora positivo ne dovrà trascorrere altri 14 in totale isolamento, senza aiuti e senza alcuna forma di supporto se non le nostre continue telefonate. E’ una situazione insostenibile. Non può rimanere un mese chiuso in una stanza di hotel. Non bastano solo le telefonate da parte dell’ambasciata in cui gli chiedono come sta. Serve un impegno concreto, magari per trasferirlo insieme agli altri italiani».

 

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