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Il ministro Luciana Lamorgese
ha acceso la Lampada per la Pace:
«Servono coesione sociale e integrazione»

LORETO - Sono i valori che devono ispirare le azioni delle istituzioni secondo il vertice del Viminale che stamattina nella basilica della Santa ha compiuto il gesto simbolico «in rappresentanza di tutti gli uomini e le donne che in ogni nazione garantiscono l’ordine, la sicurezza e il regolare funzionamento degli organismi istituzionali per assicurare la coesione sociale e la serena vivibilità dei Paesi». Nel convegno dedicato alla casa cone luogo di relazioni ha parlato anche di disagio, guerra, flussi migratori ed Europa - FOTO/VIDEO

 

Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese ha acceso stamattina la Lampada per la Pace nella Basilica della Santa Casa di Loreto «in rappresentanza di tutti gli uomini e le donne che in ogni nazione garantiscono l’ordine, la sicurezza e il regolare funzionamento degli organismi istituzionali per assicurare la coesione sociale e la serena vivibilità dei Paesi» come ha sottolineato lei stessa.

Basilica della Santa Casa (foto Giusy Marinelli)

Dopo la celebrazione della messa presieduta da mons. Fabio Dal Cin, arcivescovo delegato pontificio di Loreto, la “lampada della preghiera” per il mondo è stata posta nella Santa Casa, sopra l’altare davanti all’effige della Beata Vergine. Un gesto simbolico che gni anno viene compiuto da una personalità rappresentativa scelta dalla delegazione pontificia di Loreto: nel 2002 spettò a Carlo Azeglio Ciampi, allora presidente della Repubblica, nel 2020 all’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella e lo scorso anno, 2021, ad Andrea Zorzi e Carlo Macchini, protagonisti dello sport a nome di tutto il mondo sportivo.

«Per me è stato un grande onore, una grande emozione procedere all’accensione della lampada portatrice di un messaggio di pace e di speranza» ha detto parlando in piazza della Madonna il vertice del Viminale, che nel primo pomeriggio è rientrata subito a Roma per partecipare al consiglio dei ministri sulla crisi energetica. «In questo momento sentiamo su di noi una responsabilità enorme. Speriamo – ha proseguito – che a livello internazionale continuino le iniziative per portare la pace visto il grave conflitto scoppiato alla porte dell’Europa. I principi che ci devono ispirare, che dobbiamo avere nel cuore e che devono portare avanti la nostra azione come istituzioni, sono quelli della pace e della coesione sociale. Valori ideali e più profondi che Loreto offre ai credenti e ai non credenti, rinnovando l’insegnamento laico per l’edificazione di una comunità pacifica e giusta».

Nel conclude il suo intervento, Luciana Lamorgese si è quindi rivolta ai rappresentanti delle istituzioni, presenti in piazza della Madonna, tra gli altri il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli, il presidente della Provincia, Daniele Carnevali, il sindaco Moreno Pieroni, anche il prefetto Darco Pellos con il questore di Ancona Cesare Caposasa con i vertici delle altre forze di polizia e militari. «L’impegno di tutti deve essere quello di impedire che il diffuso malessere sociale portato anche dal Covid in questi 2 anni possa generare delle pericolose spinte disgregative» ha rimarcato. Segnalato in piazza, per alcuni secondi, la presenza di qualche cartello di protesta alzato da uno sparuto  gruppetto di donne, subito disperso dalle forze dell’ordine.

L’evento è stato preceduto dal convegno “La casa come luogo di relazioni familiari costruzione della coesione sociale”, nella Sala Macchi, al quale hanno partecipato come relatori Giovanni Maria Flick e Gerardo Villanacci ed ha visto tirare le conclusioni proprio alla ministra. Durante l’incontro la Lamorgese ha esortato le autorità a «lavorare tutti insieme facendo rete perchè solo in questo modo riusciremo ad andare avanti come Paese e contribuire allo sviluppo del nostro Paese. I fondi del Pnrr, la rigenerazione sociale sono importanti ma dobbiamo davvero lavorare insieme su altri aspetti come la coesione sociale che ci deve far sentire vicini come popolo e ancheverso  gli altri». Ha poi ricordato il disagio percepito della famiglie italiane durante il lockdown esploso anche in episodi di violenza domestica, verso le donne ma anche sui più giovani. «Le tensioni sopite sono emerse. La preoccupazione maggiore come ministro dell’Interno in quei momenti  era proprio di assicurare che la diffusione del malessere che si percepiva a tutti i livelli non alimentasse pericolose derive disgregative. Siamo riusciti ad essere presenti sui territori» ha evidenziato la Lamorgese.

Passata un’emergenza se n’è palesata un’altra. «Il conflitto bellico in Ucraina – ha detto il ministro – fatto rilevare la grande capacità degli italiani di accoglienza (sono 170mila ucraini che in poco tempo sono arrivati nelle nostre città, su 7 milioni di persone fuoriuscito dal Paese)» ha rammentato. Nel frattempo non si sono fermati i flussi migratori dal Mediterraneo «perché ci sono cause geopolitiche: Libia che è in guerra, la Tunisia che ha modificato la carta costituzionale incardinando molti poteri nella figura del presidente della Repubblica. C’è una situazione di fragilità. In molti lasciano il proprio Paese d’origine con il rischio di morire e di far morire i propri figli per la disperazione, ritenendo di non avere opportunità di vita, alla ricerca di una vita dignitosa» ha riassunto  la ministra, temendo che anche la crisi energetica potrà incidere sul fenomeno.

Luciana Lamorgese è quindi passata ad analizzare che cosa ha fatto e sta facendo l’Europa per risolvere il problema, dal Trattato di Dublino al trattato di Malta, al tavolo internazionale dello scorso 10 giugno che ha portato all’approvato il patto asilo-immigrazione con la firma per la relocation, il programma per la ridistribuzione dei richiedenti asilo ovvero per  soluzioni economiche per rimpatriare chi non ha diritto. «Il mondo è globalizzato e l’immigrazione non si riesce a fermare ma si può limitare se si fanno i partenariati con i paesi europei, su questo stiamo spingendo insieme al presidente Draghi. Bisogna che l’Europa si faccia parte attiva nel avviare politiche economiche in questi Paesi: se si offrono condizioni di vita accettabili e dignitose, chi vorrebbe lasciare il proprio Paese a rischio della propria vita?» si è domandata in conclusione il ministro dell’Interno. La mattinata di festa è stata allietata anche dal suggestivo sorvolo di alcuni velivoli dell’Aeronautica Militare sul sagrato del Santuario con la benedizione simbolica di un elicottero HH-139 del 15° Stormo di Cervia. Le parole più dense di significato le ha pronunciate mons. Fabio Dal Cin: «Credo che l’accensione della lampada è un simbolo: abbiamo bisogno tutti di luce: cerchiamola insieme e, nello stesso tempo, accendiamo la nostra luce per curare il bene non solo personale ma di tutti».

Redazione CA

(video Giusy Marinelli)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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