CASTELFIDARDO – L’odissea di una 55enne per ricevere assistenza sanitaria: dalla richiesta inascoltata di essere sottoposta al tampone, agli svenimenti in casa durante la quarantena con la figlia nella disperata ricerca di un medico. Dal ricovero in piena notte all’ospedale di Osimo, al trasferimento a quello di Torrette «dove sono rimasta due giorni su una barella al pronto soccorso perché non c’erano posti letto», fino alla terapia che le ha salvato la vita
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