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Capitani d’azienda, nelle Marche
uno su cinque è donna

IMPRESE - Poco più del 20 per cento quelle femminili, per lo più individuali o micro nei settori dei servizi considerati tradizionalmente "da donna", secondo i dati diffusi dalla Camera di Commercio di Ancona. Il presidente Cataldi: "Quando registreremo una maggiore parità di genere nelle titolarità di impresa e una presenza di donne in ruoli apicali anche in settori ritenuti maschili, allora avremo davvero una buona notizia"

Il presidente della Camera di Commercio di Ancona, Giorgio Cataldi

 

Imprese, nelle Marche una su cinque vede una donna al comando. Si ratta in genere di imprese individuali o micro imprese, prevalentemente in settori ritenuti tradizionalmente femminili, quali servizio ed assistenza alla persona. A scattare l’istantanea Camera di Commercio di Ancona alla vigilia dell’8 marzo. Un quadro dal quale, secondo il presidente Giorgio Cataldi, emergono ancora disparità tra uomo e donna nel mondo imprenditoriale e, più in generale, lavorativo per quanto riguarda mansioni e retribuzioni.

Nel dettaglio, l’ente camerale registra 39.421 imprese femminili nelle Marche al 31 dicembre 2016, che costituiscono il 22,9% del totale, una quota in lieve calo rispetto al dato 2015 ma che si colloca comunque sopra la media nazionale in un panorama che vede generalmente una femminilizzazione imprenditoriale maggiore nelle regioni del Centro Sud (con in testa il Molise, 28,3%) e minore nelle regioni settentrionali, con in coda il Trentino – Alto Adige (17,6%).
Tutte e cinque le province marchigiane fanno registrare discrete performance delle imprese a titolarità femminile: nelle Marche in media sono guidate da donne un’impresa su cinque (con lievi differenze: si va da un tasso di incidenza del 23,5% di Macerata al 21,3% di Pesaro e Urbino).
Nella realtà dell’imprenditoria femminile risulta largamente predominante l’impresa individuale (un’impresa femminile su tre ha questa forma giuridica: per il resto il tessuto imprenditoriale femminile della nostra regione è composto per il 17,4% da società di capitale e il 14,3% da società di persona). Il 95,4% di queste realtà sono micro imprese, vale a dire di imprese con un numero di addetti inferiore a 10.
Per quanto riguarda i settori di attività economica il 42% circa delle imprese femminili è assorbito da agricoltura, silvicoltura e pesca (8.134 imprese femminili e un tasso di femminilizzazione del 29,1%), attività dei servizi di alloggio e ristorazione (3.506 e 30,8%), nelle altre attività di servizi (3.916 e addirittura 55,5% per l’incidenza relativa sulle imprese totali del settore), e nel noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (1.161 e 28,6%). Se aggiungiamo anche il commercio che conta un numero di imprese femminili pari a 9.522 e un tasso di femminilizzazione del 23,8% si arriva a coprire una quota pari ai due terzi dell’universo delle imprese femminili marchigiane.

Disaggregando ulteriormente il dato sulle attività economiche e guardando all’incidenza sulle stesse delle imprese donna, risultano femminili quattro imprese su dieci nelle attività di assistenza sociale non residenziale (68,3%), nelle attività di servizi per la persona (64,9%), nelle attività di biblioteche, archivi e musei ed altre attività culturali (50%), confezione di articoli di abbigliamento; confezioni di articoli in pelle e pelliccia (44,4%), servizi veterinari (42,9%), industrie tessili (40,3%).

«Il dato delle Marche e in particolare quello di Ancona sulla presenza di imprese a titolarità femminile è migliore rispetto a quello nazionale, ma non lo saluterei ancora come un successo – commenta il presidente della Camera di Commercio di Ancona, Giorgio Cataldi -. Le imprese guidate da donne non rappresentano neanche il 30% della totalità, si tratta perlopiù di imprese individuali e sono concentrate in settori tradizionalmente femminili di servizio e assistenza alla persona. Viviamo in tempi di grande complessità dove da un lato si assiste a un progressivo aumento in corsi di studi anche a indirizzo tecnico e scientifico del numero delle studentesse, nei quali peraltro sono loro che ottengono in tutte le discipline, risultati medi più alti, d’altro canto, una volta entrate nel mondo del lavoro, le donne fanno ancora i conti con parzialità importanti tanto a livello di mansione che di retribuzione. In questa nuova realtà economica da era dell’austerità, in cui il lavoro torna a venire prima di qualsiasi altra considerazione – prosegue cataldi – la preparazione scientifica e in particolare informatica è diventata rilevante in ogni ramo del sapere e dell’economia. Quando registreremo una maggiore parità nelle titolarità di impresa e una presenza di donne in ruoli apicali anche in settori ritenuti maschili, beh allora avremo dato davvero una buona notizia».

Proprio per sostenere la nascita e lo sviluppo di imprese femminili e la diffusione di una cultura all’imprenditorialità delle donne, la Camera di Commercio di Ancona ha costituito il Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile. «In particolare il Comitato stimola la partecipazione delle imprese femminili alle attività della Camere di Commercio coniugando lo sviluppo dell’imprenditoria locale in un’ottica di genere – spiega la presidente del Comitato Francesca Gironi -, promuove indagini conoscitive sulle realtà locali per individuare opportunità di accesso delle donne nel mondo del lavoro e, in particolare, dell’imprenditoria, mette a punto iniziative per lo sviluppo dell’impresa femminile, attiva iniziative per facilitare l’accesso al credito e cura attività di ricerca e studio e delle relazioni con il mondo dell’istruzione e della formazione. È prevista per quest’anno la pubblicazione del Bando Impronta d’Impresa che attribuisce premi in denaro alle attività imprenditoriali femminile capaci di innovazione».

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