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Parità salariale: nelle Marche
le donne valgono 7mila euro
meno degli uomini

L'INIZIATIVA - Nelle disuguaglianze retributive, le radici delle discriminazioni. Meno pagate, più precarie e ricattabili, le maggiori utilizzatrici di voucher, rispetto ai colleghi maschi

Il tavolo delle relatrici dell’iniziativa “Valore alle done contro la violenza”

 

di Agnese Carnevali

Quanto vale una donna? Nelle Marche, in media, 7.100 euro in meno all’anno rispetto ad un collega dipendente con la stessa qualifica. In percentuale il 32% in meno. Meno anche della media delle altre donne d’Italia. Freddi numeri che bene descrivono le disparità che le donne affrontano ogni giorno nel mondo del lavoro. Disparità che è il primo sintomo di violenza. La parte di un tutto che è la mentalità ancora patriarcale e maschilista che domina la società. Questo il punto di partenza dal quale si è articolata la riflessione di questa mattina (10 marzo) a Palazzo Li Madou ad Ancona: “Valore alle donne contro la violenza” promossa, in occasione della Giornata internazionale della donna, da Cgil, Cisl e Uil Marche, Rete delle consigliere di Parità e commissione per le Pari Opportunità della Regione Marche.

«La disparità è la prima forma di violenza perché comprime il valore delle donne – afferma Cristiana Ilari, responsabile Pari Opportunità di Cisl Marche -. È anche, dunque, nelle differenze retributive che trovano terreno fertile le radici della violenza. Per questo occorre combattere la discriminazione delle donne su larga scala, puntando sulla loro valorizzazione, spingendo anche gli uomini a ripensare il loro ruolo, perché l’orizzonte non è solo quello di raggiungere gli uomini, va cambiata la cultura, portare il talento femminile ad emergere. Io uso l’esempio di Antigone che rappresenta tutte noi. Muta, sepolta viva perché aveva disobbetito all’antica legge del tiranno. Ma con il suo atto, Antigone parla, accende una luce, porta in dono la legge nuova. Ecco dobbiamo sentirci portatori di una legge nuova». Rispetto gli uomini, diversi gli stipendi, più bassi, diversi i carichi di lavoro, più pesanti, fuori casa e in casa, insuperabile il soffitto di cristallo, i ruoli apicali restano appannaggio dell’universo maschile. Problemi da anni sui tavoli di discussione politica, legislativa e sindacale, mai risolti. Poi la crisi a peggiorare tutto, a rendere le donne più deboli nella contrattazione, più precarie, più ricattabili, le maggiori consumatrici di voucher, 34 mila nel 2015, e a trasformare il posto di lavoro da luogo di emancipazione e promozione, come è stato storicamente, a luogo di prevaricazione.

«In questo quadro, al quale si aggiungono le 760 donne che nel 2015 si sono licenziate dopo la nascita del primo figlio, l’iniziativa di oggi serve per ragionare sul valore delle donne partendo dal loro valore nel mondo del lavoro – le parole della segretaria Cgil Marche, Daniela Barbaresi -. Eliminare le disparità sul luogo di lavoro è il primo passo per riconoscere l’identità delle donne e combattere la violenza». Tra le azioni messe in atto dalle organizzazioni sindacali, in collaborazione con Confindustria, un protocollo sottoscritto a livello nazionale e territoriale nelle province di Pesaro, Ancona, Macerata e Fermo per prevenire i fenomeni di violenza sul posto di lavoro anche attraverso una formazione specifica del personale.
Nel corso dell’iniziativa, è stato presentato anche il libro “Contro la violenza sulle donne”, a cura delle due docenti dell’Università di Macerata Natascia Mattucci e Ines Corti.

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