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La leggenda anconetana
della sirena Mitì
finisce in una canzone

OMAGGIO - Lo scrittore ed ex senatore Raffaele Lauro ha dedicato il suo ultimo testo all'antica storia della ragazza di Ancona che si gettò in mare dopo essere stata rifiutata dall'amore della sua vita

Lo scrittore Raffaele Lauro, senatore dal 2008 al 2013

 

di Leonardo Giorgi

Da Sorrento al Conero, dal Tirreno all’Adriatico, da un golfo all’altro, il mare continua a ispirare scrittori e cantautori di tutto il mondo. Raffaele Lauro è uno di questi. L’autore, senatore dal 2008 al 2013, dopo gli ultimi anni passati ad organizzare operazioni culturali ed eventi dedicati al legame tra l’amico Lucio Dalla e il territorio sorrentino (di cui Lauro è originario), ha pubblicato negli scorsi mesi la canzone “Uno straccione, un clown” insieme alla band marchigiana coordinata dal chitarrista Giuliano Cardella di Cingoli (leggi l’articolo). Dopo gli ottimi risultati raggiunti con il pezzo, già eseguito in diversi eventi dedicati a Dalla, l’ex  senatore ha ricevuto altre richieste per un testo da musicare e lanciare sul web. Lauro ha scelto quindi l’oscura e commovente leggenda anconetana di Mitì, la ragazza diventata sirena dopo essere stata rifiutata dal suo promesso sposo.

Nel testo, Lauro racconta lo storia di una ragazza di paese chiamata Mitì, figlia di un pescatore, di accecante bellezza e caratterizzata da  “capelli di sole, occhi di cielo e pelle di luna”. Lo scrittore parla di come Mitì, desiderata da tutti i ragazzi del posto, una notte sognò “lo sposo più bello, che sarebbe arrivato dal mare”. La giovane si diresse allora verso la spiaggia e cominciò a intonare un canto d’amore, “dall’alba al tramonto”. Qualche tempo dopo lo sposo sognato da Mitì arrivò veramente dal mare, ma “non era giunto per te” scrive Lauro. “Smarrita e ferita”, Mitì si rifugiò tra le onde e continuò a cantare, ma non più mossa dall’amore. I “capelli di sole, gli occhi di cielo e la pelle di luna” della ragazza si trasformarono in “capelli d’azzurro, pelle di squame e occhi di fata”. La metamorfosi si era così completata e ancora oggi la sirena Mitì, secondo il testo di Lauro, “canta per chi attende l’amore più grande”.

 

 

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