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Vapore caldo per ridurre
l’enfisema polmonare: da Torrette
una tecnica unica in Italia

SANITÀ - L'innovativo metodo per trattare la Broncopneumopatia cronica ostruttiva si basa sul vapore applicato sulla parte di polmone in sofferenza. Il primo intervento, eseguito in endoscopia, è stato effettuato lo scorso novembre su un paziente di 68 anni dall'equipe del reparto di Pneumologia. Dopo l'operazione, il volume polmonare si è ridotto del 25%

Da sinistra, il dg Caporossi, il rettore Longhi e il dottor Gasparini

 

Una gettata di vapore ad alta temperatura sul polmone malato per ridurre l’enfisema e la sofferenza respiratoria del paziente. È questa la rivoluzionaria tecnica adottata dal reparto di Pneumologia dell’ospedale di Torrette per trattare la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), una malattia progressiva causata dall’inalazione continua di particelle a gas nocivi, sviluppata soprattutto in una fascia di età elevata. Tra le maggiori cause della patologia, quarta causa di mortalità nel mondo intero, c’è il fumo delle sigarette. Il nuovo sistema, mini invasivo e applicato in endoscopia, è stato messo in atto per la prima volta in Italia dall’equipe guidata dal primario Stefano Gasparini nei confronti di un paziente di 68 anni proveniente da fuori regione. L’intervento, durato appena 15 minuti, è stato eseguito lo scorso novembre e ha consentito di ridurre il volume polmonare del 25% (aumenta in caso di enfisema), permettendo al malato di respirare con minor fatica. «Pur essendo un grande passo avanti, questa tecnica non porta alla guarigione e non sostituisce la terapia farmacologia, ma comunque consente di migliorare la funzione respiratoria attraverso un intervento non invasivo» ha detto Gasparini, spiegando l’iter che ha portato l’ospedale di Torrette a concepire un’innovazione di tale portata.

Il dottor Gasparini

«La complessità di questa metodo non sta nel procedere con l’intervento, ma studiare dal punto di vista clinico il paziente. Per questo, c’è un software che elabora le informazioni della tac effettuata sul paziente. Il sistema indica poi il punto esatto del polmone da trattare, si collega un catetere a una macchina specializzata e alla fine si introduce all’interno del malato un broncoscopio per procedere alla termoablazione a 75/80 gradi nelle zone dell’organo più colpite dall’enfisema, salvaguardando il tessuto sano circostante. A causa del danno termico, il polmone reagisce cicatrizzandosi e riducendosi. In questo modo, il volume diminuisce».  Nel reparto diretto da Gasparini (con lui ci sono anche le dottoresse Martina Bonifazi e Lina Zuccatosta) passano ogni anni circa 1300 pazienti. Sono oltre 2 mila le broncoscopie eseguite. Il traguardo toccato dalla Pneumologia grazie all’intervento di termoablazione è frutto della collaborazione continua tra l’azienda sanitaria e l’Univpm, ma anche grazie alle scelte adottate dalla struttura coordinata dal dg Michele Caporossi: «Il nostro vantaggio – ha detto il direttore – è stato quello di non aver puntato sulla triplicazione dei servizi, come hanno fatto altri ospedali, bensì quello di progettare investimenti sul medio e sul lungo periodo. Uno dei maggiori è rappresentato dalla ricerca di strade che possano consentire interventi sempre meno invasivi, sviluppando per il paziente una risposta veloce, appropriata e funzionale. Contiamo in due, tre anni di raddoppiare il numero di questi interventi, portandoli da 1500 annui a 3 mila».

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