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Violenza di genere:
nel 2017 in centoventi hanno bussato
alla porta di Donne e Giustizia

ANCONA - L'associazione, formata da un pool di psicologhe, avvocate ed operatrici sociali, gestisce il Centro Antiviolenza di via Cialdini dal 2008 ed accoglie donne da tutta la provincia che subiscono maltrattamenti, pressioni psicologiche, ricatti economici

da sinistra: l’operatrice del Centro Antiviolenza Ancona, Maria Assunta Vecchi e Margherita Carlini, criminologa e psicologa 

 

Il Centro Antiviolenza Ancona, in via Cialdini

 

di Marco Benedettelli

Un luogo dove cercare sostegno per difendersi da partner o ex che hanno scelto l’arma del sopruso e dell’aggressione. Al Centro Antiviolenza di Ancona anche quest’inverno continuano ad arrivare donne da tutta la provincia per chiedere aiuto e consulenza come avviene ormai da dieci anni. Nel 2017 sono state ben centoventi a bussare alla sua porta. Il servizio, finanziato con fondi regionali, è aperto dal 2008 ed è gestito dall’associazione Donne e giustizia, formata da psicologhe, avvocate e operatrici sociali che accolgono chi chiede un appuntamento nelle tre stanze di via Cialdini 24/a, fra brochure informative, cartelloni, telefoni e ceste di giocattoli nel caso qualcuna porti con sé il proprio figlioletto. «Prestiamo aiuto alle donne che subiscono violenza di genere, una forma di sopruso che avviene di solito all’interno della relazioni di coppia, o a fine relazione. È fatta di umiliazioni, minacce, isolamento, ricatti economici, controllo morboso o fenomeni di stalking, fino all’aggressioni fisica, alla violenza sessuale», spiega Margherita Carlini, psicologa e criminologa. Nata ad Ancona e laureata ad Urbino, la dottoressa Carlini è un’operatrice in prima linea per la cultura del rispetto della donna, coi suoi numerosi interventi in tv – vedi la trasmissione La vita in diretta – e gli incontri e i seminari nelle scuole. La violenza di genere è un male sotterraneo ma diffusissimo nella nostra società, dai risvolti tragici. Lo scorso anno in Italia sono state uccise centoventi donne da partner o ex partner, un femminicidio ogni tre giorni. Ed è grazie al lavoro di professioniste come quelle di Donne e giustizia che oggi si inizia a fare chiarezza su questo tipo di violenza, le sue origini, le sue specificità. «Si rivolgono a noi donne di tutte le età, classi sociali, livelli di istruzione. Sono in stragrande maggioranza italiane. Abbiamo un’utenza trasversale. Lo stesso vale per gli uomini responsabili di violenza, capita che siano figure insospettabili, affermati professionisti» raccontano Maria Assunta Vecchi e Cristina Ravarelli, altre due operatrici del centro. «Come si riconosce la violenza di genere? Ha dinamiche ben precise, parliamo di un rapporto non più paritario, dove l’uomo utilizza varie forme di controllo e aggressività per imporsi. Inizia ad isolare la donna per renderla più vulnerabile. Non vuole che frequenti le amiche, i suoi familiari. Le controlla il telefono, cosa scrive sui social media. C’è anche la violenza economica, col sequestro del bancomat, dello stipendio, l’ispezione degli scontrini – spiega Margherita Carlini –. Poi ci sono le accuse, di non essere una compagna o moglie responsabile, di non essere una buona madre. Le donne in Italia hanno da sempre il ruolo di ‘angeli del focolare’ e l’aggressività maschile fa presa proprio su questo nostro senso di dovere atavico. Scatena nella vittima il senso colpa, finché la donna non riesce più a rompere la relazione perché si considera responsabile del proprio nucleo familiare, perché non vuole andare contro al padre dei propri figli». Poi si arriva alla violenza fisica, che non esplode in forma di raptus sporadico. Anzi, come dimostra la casistica, si inserisce dentro la reiterata catena dei soprusi psicologici. Il Centro Antiviolenza, questo di Ancona come tutti gli altri 160 sparsi per l’Italia (nelle Marche ce ne sono altri quattro), nasce per aiutare le donne a uscire dall’isolamento che le intrappola attraverso assistenza psicologica e legale. È un servizio gratuito, spiegano le operatrici: «Si arriva a noi tramite indicazione dei servizi pubblici e privati della rete antiviolenza: forze dell’ordine, assistenti sociali, oppure tramite il numero nazionale antiviolenza 1522. O chiamandoci direttamente». Per i contatti c’è il sito www.donnegiustizia.org o la pagina Facebook Centro Antiviolenza Ancona. «La violenza è sempre una scelta. E scatta nell’uomo anche per motivi estranei alla vita di coppia. Perché ha problemi al lavoro, per esempio. Accade spesso, non sempre, che chi agisce in modo violento sia cresciuto in una famiglia “maltrattante” e abbia incamerato quegli esempi. È per questo che la prevenzione e formazione è fondamentale», continua Carlini. Intanto una sua collega risponde al telefono: «Pronto, qui Centro Antiviolenza Ancona», dall’altra parte della cornetta c’è una donna che chiede informazioni.

Il ciclo della violenza

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