Interventi per 779 milioni. Sono le cifre illustrate questa mattina in aula dall’assessore regionale al Lavoro, Loretta Bravi, durante i lavori del Consiglio regionale dedicato, nella prima parte, ad un focus sul lavoro e le politiche di occupazione nelle Marche. Le risorse, ha spiegato Bravi, sono state utilizzate, tra le altre cose, «aree di crisi, tirocinii, formazione, borse lavoro, politiche sociali, ammortizzatori sociali, incentivi alla creazione di impresa e all’assunzione. Abbiamo portato avanti insieme − ha continuato Bravi − politiche attive e politiche passive, sempre in un’ottica di sostegno alla disoccupazione che non fosse assistenzialismo, ma reinserimento degli over, accompagnamento al lavoro, nuove linee di sviluppo». Quali i risultati prodotti? Ad illustrarli sempre l’assessore Bravi. Nel terzo trimestre 2017 le persone in cerca di occupazione nelle Marche sono state 66.947, nel quarto trimestre 2016, anche per effetto del sisma, erano 87mila unità. È in ripresa il settore costruzioni, +10,6%. «Il recupero occupazionale c’è − ha affermato Bravi −, si è tornati ai livelli pre-sisma, con 625mila occupati. Le piccole medie imprese, o meglio micro imprese, faticano a reggere le prove del mercato internazionale, ma la ricerca e la leadership della trasformazione economica resta nell’Europa storica, con l’innovazione dentro la tradizione. Le aree di crisi e le aree interne necessitano di una programmazione speciale e la Giunta ha puntato sui servizi. Il made in Italy, unico e irripetibile, necessita di percorsi di digitalizzazione e internazionalizzazione, ma poggia sulle maestranze che non vanno perdute».
Ad intervenire sul tema anche l’assessora alle Attività produttive Manuela Bora che ha approfondito il tema delle aree di crisi, soffermandosi sul Piceno, un territorio che ha registrato «forte riduzione del Pil e costante aumento del tasso di disoccupazione, con segnali di una crisi congiunturale e sistemica, che ha spinto la Giunta a presentare istanza per il riconoscimento di area di crisi industriale e complessa». Dopo aver descritto gli interventi, Bora ha evidenziato che «è la prima volta che in questa regione ci si è accorti che la manifattura non è solo moda e calzature, sebbene settori fondamentali, di cui siamo orgogliosi. È giusto sostenere anche altri settori, come il legno e l’arredo».
Anche la vicepresidente Anna Casini, titolare della delega all’Agricoltura oltre che di quella della Infrastrutture, ha preso la parole per la Giunta sul tema lavoro. Prima di approfondire le misure legate all’assessorato si propria competenza, ha spiegato che l’occupazione è stata incentivata anche attraverso investimenti in altri settori, come le infrastrutture, la portualità e la cantieristica, l’edilizia scolastica, la viabilità. «Il Piano sviluppo rurale ammonta a 538 milioni. Con i bandi regionali sono stati già impegnati 274 milioni, più della metà. Uno degli obiettivi principali è il ricambio generazionale, finanziando progetti per giovani, con aiuti all’avviamento».
IL DIBATTITO. Serrato il dibattito in aula, durante il quale sono intervenuti numerosi consiglieri. A prendere per primo la parola il consigliere regionale Gino Traversini (Pd), presidente della commissione Sviluppo economico, che ha insistito sulla necessità di «una politica nazionale a sostegno di quella regionale, altrimenti è difficile arrivare a risultati». Il consigliere Gianluca Busilacchi (Mdp – Gruppo misto) ha sostenuto «la necessità di intervenire con maggiore efficacia su due temi: la riforma degli ammortizzatori sociali, ripartendo dall’inclusione lavorativa ed evitando la frammentarietà nella distribuzione delle risorse, e il piano di sviluppo per creare occupazione. L’occupazione non la crea la Giunta, ma le categorie, le forze sociali, le imprese, insieme a una politica industriale». Per il gruppo Movimento Cinque Stelle ha preso la parola il consigliere Peppino Giorgini che ha spiegato la misura del reddito minimo garantito, «per il reinserimento nella vita sociale e lavorativa, per garantire dignità all’individuo e alla famiglia». Giorgini ha presentato dati dell’Istat e di Orizzonte lavoro, contestando alcuni numeri presentati dalla Giunta regionale, «in sette anni abbiamo raddoppiato il numero di disoccupati». «Nel Piceno 26.700 famiglie sono senza reddito – ha detto il capogruppo della Lega Nord Sandro Zaffiri –. Non possiamo più scherzare. Le attuali disposizioni emanate dal Governo centrale, nonostante ci siano i soldi, non possono arrivare ai lavoratori in difficoltà, perché ci sono delle blindature come l’Isee a 6.600 euro. Non arrivano i soldi, queste persone non riescono a curarsi. Per gli investimenti bisogna avere il coraggio di chiedere al Governo una zona franca, aiutando le imprese ad aprire. Occorre a monte una volontà politica per rimuovere gli ostacoli. Siamo in una situazione difficile, servono fatti concreti, un accordo di programma tra Mise e Regione Marche, un patto per lo sviluppo». Per il consigliere Sandro Bisonni (Gruppo misto) il reddito di cittadinanza, citando la situazione della Germania, può trasformarsi «in una droga», sebbene il concetto sia giusto. «Sono emerse tre problematiche. La prima è che i centri per l’impiego non funzionano così come sono. La seconda è che ci sono tante persone che hanno bisogno di un’assistenza immediata, perché gli ammortizzatori sociali sono finiti. Il terzo punto è creare lavoro nel territorio». Secondo la capogruppo di Fratelli d’Italia Elena Leonardi «tutte le politiche hanno creato delle risposte insufficienti, con strumenti che non sono andati a buon fine o sono inadeguati. Anche a livello nazionale non si è riusciti a dare delle risposte giuste. Per noi il lavoro è dignità e il reddito di cittadinanza rischia di creare assistenzialismo. Siamo in ritardo, tardiamo in un’azione incisiva con il Governo. Occorre aprire un tavolo che dia risposte urgenti e immediate». Per il consigliere regionale Piero Celani (FI) «la priorità, dopo la riforma delle Province, era mettere mano a tutta la riforma della formazione professionale e dei centri per l’impiego. Se non indaghiamo sui territorio, i soldi Fse sono buttati al vento. Da due anni e mezzo i nostri addetti girano i pollici, gli uffici periferici sono allo sbando» e ha manifestato scetticismo sull’area di crisi complessa, «meglio un patto di sviluppo con il Governo, come quello fatto dal Molise». Ha chiuso la serie di dichiarazioni il consigliere Luca Marconi (Udc), che si è detto «tranquillo» perché la Giunta ha spiegato nel dettaglio l’utilizzo delle risorse.
Il presidente della Giunta regionale Luca Ceriscioli ha preso la parola a conclusione del dibattito, ricordando tutte le risorse stanziate per la ricostruzione, «un ammontare che corrisponde a quanto è stato dato al Molise per il suo patto di sviluppo», e ha ricordato il patto di sviluppo per le aree interne, coordinato dall’Istao, su impulso della ricerca commissionata dal Consiglio regionale. «Noi oggi possiamo rappresentare il frutto di un lavoro, quanto avrà inciso non si saprà mai. È difficile da valutare, l’importante è vedere come questo insieme di risorse viene utilizzato per andare verso le imprese, i lavoratori, verso chi è stato espulso dal mondo del lavoro. Saremo pressanti nei confronti del nuovo Governo – ha assicurato Ceriscioli – per far rispettare gli impegni presi e per non farci sottrarre le risorse. Creare condizioni per dare alla nostra Regione nuova occupazione è il fine di tutte le nostre azioni. Saremo soddisfatti solo quando il dato sull’occupazione sarà quello fisiologico. Il dato di oggi del 9,7% è insoddisfacente, lavoriamo per abbattere questo numero, saremo soddisfatti quando arriverà al 3-4%».
LA RISOLUZIONE. Alla fine della discussione è stata approvata a maggioranza la risoluzione presentata dal Movimento 5 Stelle (primo firmatario il consigliere Piergiorgio Fabbri) e sostenuta dalla maggioranza. Respinta la risoluzione presentata dalla consigliera Elena Leonardi e firmata dai gruppi di opposizione Lega Nord, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Area popolare. Il documento impegna il presidente e la Giunta regionale ad accelerare l’emanazione di bandi attuativi dei fondi europei; a supportare la discussione delle proposte di legge su reddito minimo, sostegno all’inserimento lavorativo, industria 4.0 e normativa regionale forestale; a porre in atto tutte le azioni necessarie presso il governo e i ministeri competenti per coordinare azioni volte al contrasto della disoccupazione. Chiesti, inoltre, provvedimenti straordinari per dare aiuto immediato ai disoccupati con figli a carico che sono senza lavoro e senza ammortizzatori sociali.
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