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Silos del porto, Agrimarche:
«Un errore far scappare le aziende agroalimentari»

ANCONA - L'associazione ha presentato un documento per rivendicare spazi dedicati alla movimentazione dei prodotti agricoli nello scalo. Il "casus belli" la decisione dell'Autorità di sistema portuale di demolire i silos

In piedi il presidente di Cia Marche, Nevio Lavagnoli, al centro il coordinatore nazionale di Agrinsieme, Franco Verrascina

 

Spazi dedicati alla banchina lineare e nel frattempo la possibilità di utilizzo dell’ex carbonile o dell’ex magazzino Icic di Angelini nel porto di Ancona. E poi, un Consiglio regionale aperto per discutere dello sviluppo di un reale sistema logistico delle Marche che guardi anche al settore agricolo ed agroalimentare. Sono le principali richieste contenute in un fitto documento di cinque pagine sottoscritto da Agrinsieme Marche (l’associazione di categoria che racchiude Cia, Confagricoltura, Copagri, Alleanza delle cooperative), con il sostegno dei livelli nazionali dell’associazione ed il

I silos del porto di Ancona (foto d’archivio)

supporto di Confcooperative, Legacoop e Consorzio agrario Ancona.

Il casus belli. A portare alla stesura del documento, la decisione dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico centrale, di non rinnovare le concessioni per i silos del porto alla fine del 2019, per arrivare alla loro demolizione. Decisione presa e comunicata alle aziende concessionarie nei tempi previsti, alla fine dello scorso giugno. Addio dunque ai 46 depositi utilizzati per lo stoccaggio dei cereali, in concessione attualmente alla Silos Sicilia (34 depositi) ed alla Sai (12 depositi). «Dietro a questa decisione c’è molto di più della discussione sullo skyline del porto o sulla distruzione delle opere di Blu, senza nulla togliere a questi argomenti − premette il presidente di Cia Marche, Nevio Lavagnoli −. Dietro ai quei silos ci sono imprese agricole, e non solo multinazionali, ma anche locali. E c’è il lavoro: quello dei 13 dipendenti delle due aziende che saranno licenziati e, più in generale, quello dell’intero sistema agricolo, agroalimentare ed agroindustriale delle Marche e direi dell’intero Paese».

Il nodo. Al centro della discussione, però, non solo e non tanto l’abbattimento dei silos, quanto la necessità dello sviluppo di un sistema logistico marchigiano che tenga in considerazione anche il settore agricolo. Un sistema al cui centro stia proprio il porto di Ancona, snodo fondamentale di collegamento non solo del capoluogo con il mondo, ma anche di esso con le zone rurali marchigiane. «Stiamo intravedendo una possibilità di soluzione per l’aeroporto − riprende Lavagnoli −, si sta rimettendo in moto l’Interporto e speriamo presto si risolva anche la vicenda della Quadrilatero. Ed il porto in tutto questo? Alle nostre argomentazioni si risponde con i numeri relativi al calo della movimentazione dei cereali nello scalo dorico nell’ultimo anno (il traffico è passato dalle 230mila tonnellate del 2016 alle 190mila del 2017 alle 18mila del 2018, con l’ultima nave approdata a marzo scorso, ndr), ma chiediamo cosa si è fatto per evitare questo calo e rendere più attrattivo il porto di Ancona? Il porto di Ravenna − illustra Lavagnoli − ha creato uno scalo ottimale per le materie prime, con una logistica moderna. La gestione del porto di Ancona è andata in direzione opposta: logistica insufficiente e pescaggi inadeguati». E l’associazione degli agricoltori ne ha anche per la politica della Regione. «L’impostazione della politica agricola regionale − sottolinea il presidente Cia Marche − ha distolto l’attenzione sulle reali evoluzioni commerciali delle produzioni locali slegate dagli indirizzi che le nuove politiche comunitarie stavano delineando e contribuendo  alla dispersione ed al declino di un territorio che prima era all’avanguardia e poteva essere preso a modello, basti pensare a come si è conclusa la vicenda Sadam».

Le richieste. Dall’analisi della situazione, dunque, alle richieste: la possibilità di sfruttare altri spazi portuali per lo stoccaggio dei prodotti agricoli. La proposta è l’utilizzo della banchina lineare (26-27) anche per la movimentazione di merci alla rinfusa e nel frattempo che essa si realizzi (l’appalto per il secondo lotto è bloccato dai ricorsi, ndr), la possibilità di utilizzare l’ex carbonile – già ristrutturato e bonificato ma che necessita di adattamenti – o gli ex magazzini Icic (ex Angelini) da riqualificare. E ancora: la convocazione di un Consiglio regionale aperto per discutere del tema. Disponibilità al dialogo è stata espressa dall’Adsp, rappresentata da Guido Vettorel, con cui Agrinsieme Marche ha già avuto diversi incontri, che ha ribadito come le scelte dell’Authority «siano state sempre dirette al sostegno di strategia di sviluppo del territorio e rilancio dell’occupazione», e sottolineato come nello scalo ci sia «fame di spazi e che i numeri della movimentazione dei cereali non possano giustificare l’occupazione di 33mila metri quadrati di banchina e 420 metri lineari». È toccato al rappresentante Filt Cgil Ancona, Angelo Olcese, accendere i riflettori sui 13 lavoratori impiegati nelle aziende concessionarie dei silos. «Per sette di questi sono scattati già i licenziamenti dall’inizio di ottobre, sorte che temiamo attenda anche agli altri. In questa discussione non può mancare un’attenzione particolare all’occupazione, pensando a progetti di lungo termine e non speculativi, come spesso accade, che consentano non solo di salvare questi 13 posti di lavoro, ma di far crescere l’occupazione. Questo è possibile anche guardando al settore delle granaglie, grazie anche ad un miglior rapporto con l’entroterra. Faccio presente che il porto di Ortona non ha silos ma movimenta 300mila tonnellate di cereali all’anno».

A partecipare alla discussione anche il commissario ad acta della Camera di Commercio unica delle Marche, Michele De Vita, che ha assicurato l’inserimento del tema nell’agenda del nuovo ente unico che si insedierà ufficialmente il 1° novembre prossimo. A chiudere i lavori il coordinatore nazionale di Agrinsieme e presidente nazionale di Copagri, Franco Verrascina, che ha sottolineato come il tema affrontato sia dirimente per lo sviluppo non solo delle Marche, ma dell’intero Paese. «L’agroalimentare è alla base del nostro Paese − ha affermato −. Senza agricoltura in Italia non può esserci futuro».

(A. C.)

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