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Retata all’alba, smantellata
una famiglia di spacciatori
Vendeva cocaina anche la nonna

FALCONARA - In sette sono stati colpiti da misure cautelari firmate dal gip: tre sono finiti a Montacuto, altrettanti agli arresti domiciliari. Una sola persona ha l'obbligo di firma. Spaccio ed estorsione i reati contestati al termine di un'indagine partita quasi un anno fa con la perquisizione avvenuta nell'appartamento del nucleo familiare finito sotto inchiesta e comandato da un 32enne albanese. A insospettire i carabinieri era stato il ritrovamento di 6 mila euro in contanti, ma anche elettrodomestici di pregio, fuori dalla portata di soggetti disoccupati

I sette colpiti da misure cautelari

 

Maxi operazione dei carabinieri alle prime luci dell’alba di questa mattina: sette persone colpite da misure cautelari firmate dal gip. In tre sono finite a Montacuto, altrettante agli arresti domiciliari. Una sola ha l’obbligo di dimora nel comune di Falconara. Tra i reati contestati, spaccio di droga ed estorsione. Quasi tutti gli arrestati fanno parte di un solo nucleo familiare, facente capo a un 32enne albanese, all’inizio delle indagini colpito dalla misura della sorveglianza speciale. Lui è andato in carcere, assieme al fratello di 29 anni e a un pusher di cui si sarebbero avvalsi, un senagalese di 47 anni, già arrestato per spaccio durante la Notte Bianca Kids di questa estate.  Ai domiciliari sono finiti la moglie del 32enne, un’abruzzese condannata per spaccio, la madre (64 anni) e la coniuge di un rom, 35enne jesina che sarebbe stata una delle autrici dell’estorsione commessa ai danni di una donna incinta. Stando a quanto emerso, il marito aveva maturato un debito di droga del valore di circa 6 mila euro. L’indagine è partita lo scorso febbraio e, via via, ha permesso ai carabinieri – diretti dal pm Rosario Lioniello – di sequestrare circa un chilo di hashish e 40 grammi di cocaina. Nei mesi investigativi, poi, sono finiti in arresto o sono stati denunciati pusher che, secondo quanto ipotizzato dalla procura, rientrerebbero nel giro d’affari imbastito dalla famiglia italo-albanese. La cifra smossa in solo mese per la compravendita di droga ammontava a circa 10 mila euro. In poco meno di un anno sono state riscontrate oltre cento cessioni di stupefacenti. Particolarmente attiva, la 64enne, detta “la nonna”: a lei ne vengono contestate una trentina. La prima tappa dell’iter investigativo è partita da un perquisizione avvenuta nell’appartamento dove vivono le persone arrestate. A colpire i carabinieri era stato il rinvenimento di 6 mila euro in contanti, di un cellulare vecchio stile e la visione di una casa con rifiniture d’eccellenza, elettrodomestici extralusso e la presenza di televisioni da 65 pollici. Troppo per un nucleo familiare (in casa sono in otto, quattro adulti e altrettanti bambini) dove sono tutti disoccupati. I sospetti hanno portati i carabinieri della Tenenza di Falconara e del Nucleo Operativo di Ancona ad avviare le indagini. E’ emerso come il capofamiglia fosse il dominus dell’organizzazione, attiva sia a Falconara che nel capoluogo dorico. La droga veniva nascosta sotto terra, in un appezzamento pubblico che si trova dietro gli uffici dell’Asur, nei pressi della sede dello Iom. Era qui che i corrieri, su ordine del 32enne, andavano a rifornirsi di droga per assecondare gli ordini dei clienti. “Andiamo a prenderci due caffè”, oppure “Organizziamo una partita di calcio a cinque”, erano le frasi dette dagli acquirenti per far intendere quanti grammi di droga servivano. Tra i fedelissimi corrieri, oltre alla nonna, al fratello del 32enne e al senegalese arrestato, risultano altre quattro persone, tutte denunciate a piede libero per spaccio. Tra queste ci sono anche una brasiliana di 27 anni, arrestata lo scorso agosto, un marocchino e un tunisino fermati dai carabinieri il 7 ottobre dopo un inseguimento rocambolesco per le vie di Falconara, e un camionista di 53 anni (detto “il re degli spinelli”) trovato in possesso due mesi fa con 400 sigarette di hashish pronte per essere spacciate. Dalle indagini è emerso un episodio estorsivo messo in atto dalla jesina e dai due fratelli albanesi nei confronti di un ragazzo di Chiaravalle, costretto  a pagare un debito di 6 mila euro. I soldi sarebbero stati versati dopo la minaccia di fare del male alla moglie incinta. Ecco il senso delle minacce: “forse non ci siamo capiti, io mi sono rotto i…OMISSIS…te lo vuoi mette in testa o no… che questa cosa va a finire male, mo’ te li mando su, non me ne frega un…OMISSIS… ma tu pensi che io sono chiuso? Pensi che io sono chiuso e non posso uscire? (riferito al suo stato di Sorvegliato Speciale), io te li mando a casa di Maria (nome inventato), adesso! Non ci siamo capiti, oh! Lì che facessero quello che…OMISSIS…gli pare, glielo dico io quello che devono fare”.

(Fe.ser)

(servizio aggiornato alle 16.25)

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