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Il Pil delle Marche cresce dello 0,6,
Schiavoni: «Peggio di noi solo il Molise»

ECONOMIA - L'allarme lanciato dal presidente degli industriali marchigiani in apertura dei lavori del convegno organizzato da Confindustria Marche ad Ancona: "Credito e Finanza per la crescita delle imprese". E alla categoria che guida lancia il monito: «Dobbiamo imparare a relazionarci con le banche, partner fondamentali di cui le aziende hanno bisogno per intraprendere processi di sviluppo e di crescita»

Al microfono, Carlo Bonomi Presidente Assolombarda

 

Il presidente di Confindustria Marche, Claudio Schiavoni, insieme al presidente di Piccola Industria Marche, Diego Mingarelli

 

«Situazione economica preoccupante per le Marche che crescono poco». Così il presidente di Confindustria Marche, Claudio Schiavoni, ha aperto i lavori del convegno “Credito e Finanza per la crescita delle imprese” che si è svolto questa mattina (5 febbraio) nella sede di Ancona di Confindustria Marche Nord. «Anche a causa degli eventi sismici − ha proseguito Schiavoni − il Pil nel 2017 si è fermato ad un + 0,2% a fronte di una crescita dell’1,6% dell’Italia. Peggio di noi solo il Molise». E il futuro non appare roseo al presidente degli industriali marchigiani. «Anche se sono ottimista non non vedo molto bene il futuro, soprattutto perché assisto a scelte del Governo più di tipo assistenzialistico che di sviluppo». Schiavoni ha poi concluso il suo intervento parlando del credito, tema al centro della giornata di studi di questa mattina. «Il grosso del mercato è suddiviso tra pochi grandi istituti di credito e questo non aiuta − ha sottolineato −. Certo è che anche noi imprenditori dobbiamo imparare a relazionarci con le banche che rimangono uno dei partner fondamentali di cui le aziende hanno bisogno per intraprendere processi di sviluppo e di crescita».

A seguire i lavori del convegno, imprenditori arrivati nel capoluogo da tutta la regione. Ospiti d’eccezione Carlo Bonomi, presidente Assolombarda, e Carlo Robiglio, presidente Piccola Industria Confindustria. Proprio Bonomi ha rimarcato come quello appena concluso sia stato «Un anno complicato per le Pmi sul tema del credito. Abbiamo assistito ad una netta riduzione degli impieghi: dal 2011 ad oggi sono stati erogati alle imprese 200 miliardi di euro in meno. Siamo un Paese ancora bancocentrico, dobbiamo lavorare di più su strumenti finanziari alternativi che consentano alle aziende di operare le scelte migliori. Serve un cambio di passo per tutti, imprenditori e banche – ha aggiunto il presidente di Assolombarda –. Negli ultimi anni siamo stati costretti a lavorare su un rapporto solo quantitativo, dobbiamo tornare ad un rapporto qualitativo dove la valutazione gli asset immateriali diventa essenziale».

A sx: il presidente di Società di garanzia Marche, Maurizio Paradisi

Tre sono state le aziende che hanno portato una testimonianza legata al rapporto con il sistema del credito e della finanza: Francesco Giustozzi, direttore finanziario di Renco di Pesaro, Andrea Montelpare, fondatore e presidente dell’omonima società di Fermo e Micol Filippetti, ceo del Gruppo Filippetti di Ancona. Proprio l’imprenditore anconetano ha parlato di strumenti di finanza alternativa. «Abbiamo scelto di aprire il nostro capitale al fondo di private equity RiverRock: è stato un percorso impegnativo ma molto formativo. Ci ha aiutato a prendere consapevolezza di dove volevamo arrivare, di quello che ci serviva e di quali compromessi accettare. È stato un impegno finanziario notevole, ma quello che abbiamo pagato in più lo abbiamo recuperato nel corso di un ann».

Non crede in un inasprimento del credit crunch Franco Di Colli, vicepresidente della commissione regionale Abi Marche, ma in «una maggior selettività imposta dalle regole europee» e aggiunge: «La banca generalista non ha più futuro, serve specializzazione anche nel nostro settore». Maurizio Paradisi, presidente della Società regionale di garanzia Marche, ha affermato che la «vera scommessa è stata quella di mettere insieme i mondi del commercio, artigianato e industria e anche le associazioni di categoria in un unico Confidi» e ha ribadito l’importanza del rapporto personale: «Non abbiamo clienti, abbiamo soci e li conosciamo tutti uno a uno».

Un consiglio agli imprenditori in sala è venuto da Diego Mingarelli, presidente di Piccola Industria Marche, convinto che la ristrutturazione del sistema bancario nella nostra regione abbia aumentato le difficoltà di accesso al credito. Mediamente nelle Marche il 50% delle aziende ha rapporti con non più di tre istituti di credito. «Oggi è necessario collaborare con più banche per trovare il partner più adatto alla propria impresa e condividere il rischio. La dittatura dei numeri non basta più: le banche devono fare uno sforzo e creare degli specialisti di impresa. Le aziende, anche se piccole, hanno problemi complessi». Il presidente di Piccola Industria nelle Marche ha aggiunto che «la vera sfida è far crescere le aziende piccole, un passo alla volta partendo dalla cultura di impresa».

Le conclusioni sono state affidate a Carlo Robiglio, presidente Piccola Industria Confindustria. «L’accesso al credito? Viviamo un momento di grande incertezza politica italiana e di instabilità europea. L’imprenditore non teme i pericoli e difficoltà, né di investire. Teme però l’incertezza, il dubbio, la volatilità. Le piccole imprese soffrono ancora di più di questo clima di incertezza e il governo dovrebbe capire che il primo ostacolo da rimuovere è proprio l’incertezza, anche sul piano finanziario».
E parlando di piccole imprese ne ha sottolineato comunque la necessità di crescere. «Da oggi non esiste più piccolo e bello, oggi diventa fondamentale crescere, investire e questo necessita di una solidità finanziaria. Il nostro ruolo è anche quello di portare a conoscenza degli imprenditori gli strumenti che li aiutino concretamente».

 

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