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Falconara e comitati contro Rfi:
«Nessuna barriera,
neanche dimezzata»

INFRASTRUTTURE – Dopo l'audizione dell'amministratore delegato Maurizio Gentile in Commissione trasporti alla Camera, arriva a stretto giro la replica della sindaca Stefania Signorini e del coordinamento di «No al muro, sì al mare», che rispediscono al mittente la proposta di pannelli alti quattro metri anziché otto come previsto dall'attuale progetto

Manifestazione a Falconara contro la barriera fonoassorbente Rfi dello scorso giugno

 

 

«Falconara non accetterà alcuna proposta che preveda l’installazione di barriere lungo la ferrovia, che queste siano alte quattro oppure otto metri». La prima cittadina Stefania Signorini ribadisce la posizione dell’amministrazione comunale dopo le ipotesi formulate dall’amministratore delegato di Rfi, Maurizio Gentile, durante l’audizione in Commissione trasporti alla Camera, rispetto al progetto per l’abbattimento dell’inquinamento acustico, con barriere che da otto scenderebbero a quattro metri. “Nel breve periodo – sottolinea la sindaca – chiediamo che per abbattere il rumore si intervenga alla fonte con la sostituzione dei binari e del materiale rotabile, in particolare dei treni merci che vanno adeguati alle normative europee. Nel lungo periodo sosteniamo il progetto di arretramento della ferrovia, che libererebbe le nostre coste da una infrastruttura già impattante, perché separa molte città dalla spiaggia. Anche se di altezza inferiore, le barriere fonoassorbenti resterebbero un muro sul mare, che arrecherebbe comunque danni ambientali e paesaggistici al nostro territorio e limiterebbe la capacità di programmazione urbanistica delle amministrazioni locali. Chiediamo – conclude Signorini – una nuova normativa che privilegi soluzioni diverse dal muro».

Il sindaco Signorini

Le fa eco il coordinamento dei comitati «No al Muro, sì al Mare», che dichiara «tutta la sua contrarietà all’ipotesi di barriere più basse, di circa quattro metri, rispetto a quelle di 8/10 ipotizzate nei progetti definitivi elaborati da RFI stessa. Il motivo va trovato nel fatto che la riduzione delle altezze non eliminerebbe, in alcun modo, l’impatto paesaggistico e le ricadute ambientali ed urbanistiche che l’opera si porta dietro e che denunciamo con forza da mesi. In più, non si capisce perché un’opera che è stata progettata per rispondere ad un obbligo di legge, quale la riduzione dell’inquinamento acustico e quindi calcolata da professionisti ingegneri, possa essere oggi magicamente dimezzata ottenendo lo stesso risultato. Come in effetti detto dall’Ad Gentile, durante l’audizione alla commissione Trasporti alla Camera giovedì 25 luglio, l’opera è sovradimensionata e troppo impattante per il tessuto urbano delle città, soprattutto marittime, in cui dovrà essere realizzata; di più, ha anche affermato che esistono già oggi tecnologie che possono ridurre sensibilmente il rumore dei treni rendendo, di fatto, cattedrali nel deserto queste barriere. Queste nuove tecnologie, retrofitting, nuovi impianti frenanti, binari di ultima generazione, sono, già oggi, obblighi di legge e andranno attuati entro pochi anni; ecco che si capiscono meglio le parole di Gentile: costruire un muro di otto metri oggi, per abbattere il rumore calcolato nel 2000 e che, dopo l’opera, sarà assolutamente più basso a causa delle innovazioni tecnologiche, è assurdo e fortemente dispendioso in termine di risorse pubbliche sperperate». Il coordinamento dei comitati, infine «manifesta, una volta di più, la sua richiesta di una modifica delle legge sull’abbattimento del rumore che rinvii i tempi e contempli le novità tecnologiche, già oggi disponibili, per abbattere il rumore. In questo siamo d’accordo con Gentile: non sprechiamo soldi inutilmente, riduciamo il rumore sulla fonte, binari e vagoni, e ricalcoliamo in seguito le effettive necessità di riduzione del rumore. Forse si potrebbe avere la sorpresa che di muri non si debba più neanche parlare».

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