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Piano Sociale regionale:
i suggerimenti dell’Ordine
degli Assistenti sociali

ANCONA - La presidente Marzia Lorenzetti ha inviato una nota alla IV Commissione assembleare permanente, presieduta da Fabrizio Volpini, evidenziando i nodi da sciogliere per un welfare pubblico e partecipato attraverso il nuovo strumento di programmazione 2019-2021

Il consiglio dell’Ordine degli Assistenti Sociali delle Marche

 

Piena collaborazione da parte dell’Ordine degli Assistenti Sociali delle Marche per la redazione del Piano Sociale 2019-2021 della Regione Marche, un’importante strumento di programmazione di un welfare pubblico e partecipato. A ribadirlo è la presidente Marzia Lorenzetti con una nota indirizzata alla IV Commissione assembleare permanente, presieduta da Fabrizio Volpini. «Il Servizio sociale – spiega Lorenzetti – consente una lettura multidimensionale dei bisogni e delle risorse individuali, familiari e sociali nelle situazioni di fragilità, vulnerabilità e cronicità complessa; promuove e potenzia le competenze personali e sociali della persona e della famiglia e ne sviluppa l’autonomia nell’utilizzo dei servizi e delle risorse territoriali». Proprio in virtù dell’importanza che ricopre la professione, dall’Ordine arriva la sollecitazione a rinforzare sul territorio regionale la rete dei servizi sociali professionali e gestire gli interventi previsti dalle normative nazionali in tema di inclusione e di contrasto alla povertà.«Dal rafforzamento delle strutture dei servizi sociali – prosegue il comunicato – alla stabilizzazione delle risorse professionali (rischio di precarizzazione dei professionisti e dei servizi stessi), fino alla formazione continua necessaria per i professionisti: sono questi i temi di interesse, per la professione e per l’intera collettività».

Diverse le osservazioni presentate dall’Ordine, a partire dal titolarità delle funzioni e dei compiti affidate ai Comuni.« Auspichiamo – continua la Lorenzetti- la previsione di un Servizio sociale con sviluppo gerarchico della professione (coordinamenti e direzione ad assistenti sociali con esperienza), in modo da permettere una progettazione strutturale ed operativa connessa alle attività socio-assistenziali e socio-sanitarie».  Tra i nodi, come accennato, anche la condizione di precarietà dei professionisti, all’interno di alcune aree e settori del territorio regionale, che rende difficoltosa una continuità degli interventi. In questo senso, un’atto concreto per l’Ordine sarebbe la stipula di una convenzione con la Regione finalizzata alla valorizzazione ed al riconoscimento ai fini della formazione continua dei percorsi formativi su aree di interesse, sin dalla fase di progettazione. E sulla possibile confusione a livello istituzionale ed organizzativo tra i ruoli di vari operatori – con una potenziale regolazione di nuove figure professionali – Lorenzetti ribadisce come proprio l’assistente sociale rappresenti la figura professionale titolata ad effettuare una diagnosi sociale, la valutazione del bisogno e l’avvio del progetto. Sul fronte della lotta alla povertà, prosegue la presidente, è necessario un monitoraggio dell’auspicato rafforzamento del Servizio sociale professionale, del livello uniforme di dotazione di professionisti negli Ambiti Territoriali Sociali e dell’adeguatezza del carico di lavoro.

Anche sulla prevenzione e sul contrasto alla violenza di genere l’Ordine ricorda come i Centri antiviolenza debbano avvalersi esclusivamente di personale femminile adeguatamente formato sul tema della violenza di genere, assicurando quindi un’adeguata presenza di figure professionali specifiche, quali assistenti sociali, psicologhe, educatrici professionali e avvocate civiliste e penaliste con una formazione specifica sul tema della violenza di genere. Rispetto al tema dei neo maggiorenni in uscita dai percorsi di protezione dello Stato, Lorenzetti sottolinea come l’Autorità garante per infanzia e adolescenza abbia promosso la nascita del “Care Leavers Network”, la prima rete nazionale di ragazzi cresciuti fuori famiglia. «E’ opportuno che anche nella nostra Regione vengano avviati percorsi di intervento volti a prevenire condizioni di povertà e consentire un percorso di autonomia. Tali azioni sono previste dal piano nazionale di lotta alla povertà, in via sperimentale, per coloro che al compimento della maggiore età vivono fuori della famiglia sulla base di un provvedimento giudiziario. Ci auguriamo che questo contributo – conclude la presidente – possa mantenere spazi di dialogo e confronto necessari a guardare insieme il potenziale innovativo del nostro territorio regionale».

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