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Alluvione di Senigallia, 8 a processo
C’è anche il sindaco Mangialardi

IN AULA - Il gup Francesca De Palma del tribunale di Ancona ha rinviato a giudizio tutti gli indagati per il disastro del maggio 2014. La prima udienza è stata fissata il 6 ottobre 2020. Il primo cittadino: «Sono passati 5 lunghi anni, spero che la giustizia avvenga in tempi rapidi». Sono 400 le parti civili

L’alluvione del maggio 2014

 

di Federica Serfilippi

Alluvione di Senigallia, tutti gli indagati finiscono a processo. Anche il sindaco Maurizio Mangialardi e il suo predecessore Luana Angeloni. La decisione è stata presa questo pomeriggio dal gup Francesca De Palma del tribunale di Ancona nel corso dell’udienza preliminare nata dall’inchiesta per il disastro del maggio 2014. Il processo è stato fissato per il 6 ottobre 2020. In pratica, a più di sei anni di distanza dall’alluvione e dall’iscrizione dei reati nel fascicolo della procura. Oltre alla Angeloni e a Mangialardi, dovranno affrontare il collegio penale altre sei persone: Flavio Brunaccioni, comandante polizia locale, Massimo Sbriscia (Provincia di Ancona), Mario Smargiasso (Autorità di Bacino), l’ingegnere Alessandro Mancinelli (consulente del Comune), Gianni Roccato (Area Tecnica Territorio e Ambiente del Comune) e Libero Principi (Regione Marche), l’unico imputato ad essere sempre presente in aula nonostante i suoi 80 anni. Tra i reati contestati a vario titolo ci sono l’inondazione colposa, la morte o lesioni in conseguenza di altro reato, l’omissione di atti d’ufficio, il falso e l’abuso d’ufficio. Circa 400 le parti civili, tra cui i familiari delle quattro vittime conteggiate dalla procura, i feriti, i condomini dei palazzi danneggiati, i titolari delle attività commerciali invase dall’acqua e dal fango. Tra le parti civili c’è anche il Comune di Senigallia: chiede un risarcimento di 9 milioni di euro.

Il sindaco Mangialardi in tribunale

Sotto la lente dei pm Dicuonzo, Bilotta e Lioniello non è finito solo il 3 maggio 2014, ma anche tutti quegli aspetti legati alla gestione dell’emergenza, alle opere di prevenzione, all’utilizzo di soldi pubblici e alle istruttorie per l’approvazione del piano dell’assetto idrogeologico (Pai) del Misa. In particolare, secondo gli inquirenti, il piano di protezione civile adottato dal Comune sarebbe risultato inapplicabile al momento dell’emergenza a causa di gravi carenze logistiche e ritardi connessi alla scarsa organizzazione dei servizi e all’assenza di un adeguato coordinamento. Inoltre, non sarebbe stato predisposto alcun tipo di rafforzamento dei servizi poche ore prima dell’evento alluvionale nonostante la Protezione civile avesse emanato con grande anticipo gli avvisi di criticità idrogeologica. Le indagini si sono anche soffermate sul ‘Percorri Misa’: per la procura i fondi europei (quasi 500mila euro) sarebbero stati chiesti per rafforzare la funzionalità idraulica del Misa, ma l’opera non avrebbe mai contribuito a ridurre le situazioni più critiche. In tribunale, quest’oggi, c’era il sindaco Mangialardi, difeso dall’avvocato Marina Magistrelli: «Vogliamo un processo rapido – ha detto – perchè c’è bisogno che la verità emerga. Spero che tutto avvenga in maniera rapida perchè già sono passati cinque lunghi anni. Sono gli anni di un amministratore, ma anche della vita di una persona. Quello che abbiamo fatto durante l’emergenza lo abbiamo visto tutti: la città è stata ricostruita in venti giorni. Credo che nel corso del dibattimento avremo finalmente la possibilità di far emergere in maniera limpida e cristallina la verità su ciò che accadde quel 3 maggio del 2014 e affermare definitivamente il corretto operato dell’Amministrazione comunale di Senigallia prima, durante e dopo l’alluvione. Io so con certezza di aver sempre assolto alle mie funzioni onestamente e in maniera conforme alla legge, so di aver sempre operato per il bene della comunità, e soprattutto so di aver speso tutto me stesso per fronteggiare lo stato di emergenza creato da quel maledetto evento alluvionale, imprevisto e imprevedibile, e messo in campo tutto l’impegno necessario per far prima ripartire immediatamente la città e poi ottenere un significativo, seppur non completo, risarcimento dei danni provocati a cittadini e imprese». Soddisfatto l’avvocato Corrado Canafoglia che rappresenta quasi la totalità delle parti civili: «Ringraziamo la procura per l’importante lavoro finora svolto. Siamo pronti per l’istruttoria dibattimentale per acclarare le responsabilità degli imputati».

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