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Indagine sulla raffineria Api,
trovati idrocarburi sotto le cisterne:
infiltrazioni per deficit strutturali

FALCONARA - La procura di Ancona ha affidato ad un consulente gli accertamenti che hanno portato a scoprire sostanze oleose sotto ai tre serbatoi già al centro dell'indagine partita dopo l'incidente dell'aprile 2018. Da accertare il tasso di inquinamento nel sottosuolo

 

Controlli alla raffineria

 

di Giampaolo Milzi

Infiltrazioni di idrocarburi sotto le cisterne dell’Api di Falconara. La procura di Ancona ha scoperto la presenza di sostanze oleose. Si trovano sotto i tre serbatoi da tempo “attenzionate” dalla magistratura (il Tk 61 e i due Tk “gemelli”, il Tk 62 e il Tk 59 che si trovano a lato del primo). Gli inquirenti in seguito a questi accertamenti sono sempre più convinti che nell’intera vasta zona sotto le cisterne ci siano corpose infiltrazioni di sostanze oleose il cui tasso inquinante è ancora da accertare. Infiltrazioni – secondo l’ipotesi del sostituto procuratore Irene Bilotta e del suo principale consulente, Gabriele Annovi (uno dei più grandi esperti italiani di petrolchimici, e in particolare profondo conoscitore delle strutture e dei metodi operativi del complesso industriale di Falconara Marittima) che si sono verificate in un lungo periodo di tempo, ancora da circoscrivere con certezza.

Dovute a deficit strutturali della parte inferiore dei serbatoi. Va ricordato che il serbatoio 61, del diametro di 100 metri circa, è quello protagonista del primo fascicolo d’inchiesta aperto dal pm Bilotta, a seguito del grave incidente che nell’aprile 2018, durante una esercitazione anti-incendio, determinò la fuoriuscita dal malandato tetto della struttura (inclinatosi) di una pestilenziale nube con esalazioni di idrocarburi che per una settimana si fecero sentire fino a Senigallia. Un primo fascicolo in cui vengono delineate varie ipotesi di reato: gettito pericoloso di cose (aria, pregna di micro particelle chimiche di sostanze altamente tossiche come il benzene), eco-illeciti colposi, lesioni personali colpose come conseguenza degli altri reati – a carico di 16 dipendenti dell’azienda falconarese, tra questi l’amministratore delegato di Api raffineria Giancarlo Cogliati e altre 15 persone (molti colleghi dell’alta sfera dirigenziale). Il “salto di qualità” del procedimento, relativo allo “stato di salute” del sottosuolo, risale al novembre 2018 per il Tk61 e al settembre scorso per gli altri Tk, con l’apertura di un fascicolo bis, che riguarda il possibile illecito penale, piuttosto grave, di inquinamento del sottosuolo, illecito contestato ad alcuni funzionari del petrolchimico. Le indagini integrative, di alto livello tecnologico – anche queste sotto la supervisione dell’ingegner Annovi, vistosi conferire dal pm un ulteriore incarico peritale – avevano avuto la più importante fase iniziale il 22 ottobre scorso.

Il pm Irene Bilotta

A partire da quella giornata, e nel corso di interventi successivi, i tecnici di una ditta specializzata hanno praticato ben 240 fori lungo il pavimento cementizio della stradina che separa (circoscrivendoli) il serbatoio 61 dal suo bacino di contenimento. Poi è scatta la seconda fase della verifica, anche questa “hi tech”, basata sulla tecnica della tomografia assiale. Nei pertugi sono stati infilati degli elettrodi che, emettendo impulsi, hanno compiuto accertamenti volumetrici della composizione del terreno ipogeo, e quindi su eventuali parametri di discontinuità compositiva e altre anomalie configurative. L’esame dei dati raccolti dagli elettrodi, analizzati da un computer, hanno disegnato un primo quadro della situazione, che preoccupa gli inquirenti vista la presenza di liquidi nerastri provenienti dalla cisterna. Da qui la decisione di compiere dei carotaggi del terreno “sondato” per identificare tipo e capacità contaminante delle sostanze oggetto delle perdite della cisterna. L’allargamento del procedimento penale al sottosuolo, che coinvolge anche gli atri due mega contenitori di stoccaggio, affonda le sue radici addirittura all’agosto 2018, dopo una relazione su “anomalie” fatta pervenire al pm dai vigili del fuoco. Reduci da una delle periodiche ispezioni sulle cisterne effettuate su input del Comitato tecnico regionale di controllo. I vigili avevano aperto i rubinetti che consentono alle spie di drenaggio di accertare l’effettiva tenuta stagna della struttura a doppio fondo dei Tk62 e 59. I due fondi sono separati da un’intercapedine, e in quello spazio i vigili del fuoco avevano accertato la presenza di acqua con tracce di idrocarburi infiltratasi dalla copertura del fondo superiore. Sull’evoluzione procedurale dell’inchiesta, in attesa di risultati delle analisi delle quantità di terreno oggetto dei carotaggi, si possono fare solo ipotesi. Tra queste, un’iniziativa di almeno alcuni dei soggetti già costituitisi parte lesa in relazione alle ipotesi di reato legate alle esalazioni pestifere sviluppatesi nell’aprile 2018 dal Tk61, ovvero le Associazione consumatori e utenti Marche (Acu) e Onda Verde di Falconara ed altri 1028 nominativi, per lo più di cittadini falconaresi. Soggetti che potrebbero costituirsi parte lesa anche per il fascicolo bis sull’ipotesi di inquinamento del terreno. Quanto al Comune di Falconara, non ha ancora ritenuto opportuno inserirsi nel procedimento come parte lesa.

 

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