di Giampaolo Milzi
C’è un orologio pubblico di gran pregio ad Ancona, che da anni, davvero troppi, segna sì l’ora esatta, sulla facciata del centralissimo Mercato delle Erbe, ma solo due volte al giorno! Perché? E’ cronicamente in tilt. Le lancette indicano le 2,27 o le 14,27 (fate voi…). Non un orologio qualunque, va ribadito. Un secolo di vita, nonostante tutto, ben portato. Basta fermarsi scendendo lungo corso Mazzini, voltare a destra per il mercato, ed è una gioia per gli occhi.
Sopra il tondo bianco coi numeri romani, il simbolo del Comune di Ancona, un’opera d’arte incorniciata da elementi decorativi d’alta fattura. In particolare le due cornucopie laterali. La cornucopia, letteralmente “corno dell’abbondanza” (dal latino “cornu”, cioè corno, e “copia”, ovvero abbondanza), è da millenni simbolo di potere, forza, ricchezza, fertilità (il corno è un simbolo fallico), contenitore di frutta e fiori. Le origini del suo significato affondano nella mitologia greca. Le riproduzioni del corno-cornucopia divennero nell’antichità classica un attributo di molti dei e dee, ritenuti dispensatori dei beni della terra. E tra i Romani, delle divinità che incarnavano la prosperità e messaggi augurali, come, in particolare, la dea Fortuna. Anche dalle cornucopie dell’orologio dell’antico mercato dorico del corso Vecchio, come dal corno mitologico, fuoriescono in particolate i frutti in gran quantità di cui son piene. E fuoriescono erbe. Già, le erbe, a cui è quindi intitolato non a caso il mercato ortofrutticolo. E il cesellato complesso dell’orologio “senza tempo” è bello come il fronte del mercato sui cui campeggia e come l’intera struttura commerciale. Realizzata in ferro e ghisa in stile Liberty, forgiata a metà degli anni ‘20 del ‘900 dagli operai del cantiere navale usando in parte il metallo delle navi austriache cedute all’Italia in risarcimento dei danni della I Guerra Mondiale. Un luogo storico, da sempre popolarissimo e amato dagli anconetani, vincolato e in teoria tutelato come bene di alta valenza architettonica dalla Soprintendenza, orologio compreso. Tanto che del caso si stanno interessando i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale. Una curiosità, anch’essa un po’ triste. C’era una volta un altro orologio centenario sulla facciata interna.
«Ma è sparito circa 20 anni fa, durante la ristrutturazione del mercato» come ci spiega Maurizio Ferretti, affacciandosi dal suo bancone di formaggi e alimentari. Sostituito con uno molto meno pregevole. Pare una barzelletta, ma anche le lancette di questa posticcia alternativa sono paralizzate da anni, indicano le 5,25 o le 17,35 (secondo le interpretazioni). In Comune c’è chi fa finta di non sapere che le lancette dei due orologi sono bloccate da troppo tempo; eppure basterebbero pochi quattrini delle casse municipali per porre riparo, almeno per far tornare a girare a dovere quelle del “pezzo forte” della facciata. E, con qualche migliaia di euro in più, l’Amministrazione comunale pubblica potrebbe anche far ripulire dalla ruggine che infesta totalmente la scritta “Mercato pubblico”, una buona sezione della base metallica che la ospita e l’altrettanto pregevole, alta colonna “iscritta” sul lato sinistro della disastrata facciata. Ma tant’è. Forse l’Amministrazione comunale pensa di riparare gli orologi quando si deciderà – pare che esista un dettagliato progetto – a ristrutturare di nuovo, riqualificare e magari riconvertire ad altri usi, benvenuti quelli socio-culturali, tutto o una parte del Mercato delle Erbe. C’è chi su Facebook ha scritto che questa perla di orologio rotto (come quello interno) è «l’esatta metafora della città di Ancona». Che di handicap legati alla sua valorizzazione storico-architettonica e paesaggistica ne ha fin troppi.
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