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Lo Iom ricorda Luigi Bacci

JESI - «Fu il primo a credere in una realtà che negli anni è arrivata ad assistere più di 8500 malati oncologici» ricorda la presidente Anna Quaglieri

Anna e Maria Luisa Quaglieri

 

 

«Lo Iom deve molto a Luigi Bacci». Così Anna Quaglieri, presidente dello Iom Jesi e Vallesina, ricorda la figura del banchiere jesino, descritto come «innovatore» nelle pagine del libro che la neo costituita associazione Luigi Bacci presenterà sabato in videoconferenza insieme agli autori Augusto Ciuffetti e Marco Torcoletti. «Voglio cogliere questa occasione per ricordare quest’uomo che fu una vera colonna per la nostra associazione – ricorda la Quaglieri in un comunicato -. Una persona sempre dedita all’ascolto, disponibile, altamente perbene e che da subito ha creduto nello Iom, anche quando era ancora agli inizi. Ricordo il mio primo incontro con lui, nella sala della banca, mi offrì un caffè. Era il novembre del 1996, cinque mesi dopo la fondazione della onlus. Mi disse “Signora Quaglieri, il suo è un bellissimo progetto”. E poi arrivederci. Qualche giorno dopo, sul conto trovai 5 mila euro». Un tesoretto da cui far decollare le attività dell’associazione che in tutti questi anni ha prestato assistenza a più di 8500 malati oncologici in tutta la Vallesina: «Grazie a Bacci, dopo due anni fummo dotati delle due prime auto, permettendo così al nostro personale di essere sempre più capillari sul territorio – aggiunge la presidente -. Mezzi che poi, nel tempo, sono stati sostituiti, per un totale di cinque vetture donate a Iom grazie all’appoggio del banchiere dal cuore d’oro». Nonostante il periodo di crisi, lo Iom continua anche oggi a prendersi cura dei propri pazienti e delle loro famiglie: «Non ci siamo mai fermati e mai molleremo, anche se le difficoltà non mancano e c’è davvero bisogno dell’aiuto di tutti per poter continuare ad assicurare i nostri servizi». Ora che è nata un’associazione e un libro ispirato alla figura di Luigi Bacci, Anna Quaglieri vuole dare voce alla sua eterna gratitudine: «Una persona che stimeremo sempre tantissimo per le sue doti – spiega -. Era davvero ricco di qualità. Senza far trapelare le sue emozioni, lui era lì, sempre pronto a porgere un orecchio per ascoltare. E anche quando non diceva nulla, incutendo nell’altro quel po’ di soggezione, in realtà, stava solo pensando a come poter dare al meglio il suo aiuto».

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