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Report Cna 2020 su aziende e turismo:
«Il Covid ha scosso le fondamenta
dell’impresa ma non l’ha demolita»

ANCONA - I dati della nati-mortalità dell’ultimo decennio, dal 2011 ad oggi, registrano una diminuzione del 6,63% dello stock di imprese in 10 anni. «L'ultimo anno non è stato il peggiore, ma potrebbe esserlo il 2021» mette in evidenza l’associazione di categoria

 

La Cna di Ancona ha elaborato i dati di InfoCamere della natimortalità degli ultimi 10 anni, dal 2011 al 2020 nel comune di Ancona. I risultati, come facilmente prevedibile, indicano una forte riduzione dello stock di imprese con una accelerazione del fenomeno a partire dal 2018. Nel 2011 lo stock di imprese nel territorio comunale era pari a 8.506, nel 2020 siamo scesi a 7942. «La sorpresa – esordisce la nota ufficiale – arriva dai valori assoluti dove si registra una forte diminuzione di imprese negli anni 2018 e 2019. Il 2020, invece, si piazza in terza posizione, con -83 imprese».

In valori percentuali, la diminuzione in 10 anni delle imprese del territorio di Ancona è pari a -6,63%. «In termini congiunturali, invece, abbiamo una diminuzione dal 2019 al 2020 di -1%. Nel 2019 la riduzione era pari a -1,31% e nel 2018 al -1,27. – prosegue il comunicato della Cna – Certamente anche gli aiuti al settore, in particolare la liquidità messa in campo nei primi interventi di marzo – aprile, ha sicuramente permesso alle imprese di resistere fino ad oggi, ma ora si pone il problema del tempo: più durerà la pandemia e più c’è il rischio di un tracollo delle imprese. Il rinvio di molte scadenze fiscali (per es. i contributi) e dei mutui (con la moratoria Covid messa in campo dal governo) ha permesso probabilmente di alleggerire la pressione sulle imprese nel 2020. Ma tutto il carico fiscale e debitorio rischia di scaricarsi sull’anno in corso e congiunto con il prolungarsi dello stato di crisi potrebbe innescare un aumento della mortalità delle imprese. L’anno scorso, la nostra associazione, valutando i dati della natimortalità, aveva sostenuto la tesi di una “sostituzione” in atto del tessuto imprenditoriale, con un forte calo delle imprese del commercio e una crescita di quelle della ristorazione e del turismo. Questo fenomeno sembrerebbe ancora attivo, nonostante la pandemia abbia colpito duramente. I dati sul commercio evidenzia la diminuzione di questo settore di -43 imprese, nella media delle diminuzione degli anni precedenti».

Per quanto riguarda invece il turismo e la ristorazione, i settori che prima di questa pandemia registravano dati in crescita, «notiamo una lieve diminuzione, con lo stock di imprese che passa da 597 a 590, con -7 imprese e una diminuzione percentuale tendenziale rispetto al 2019 pari a -1,2%. – fa osservare Cna – E’ evidente che il dato è negativo, ma probabilmente molto meno di quanto ci si potesse aspettare all’inizio della pandemia, quando i provvedimenti legislativi tesi a limitare il contagio avevano ed hanno colpito maggiormente proprio questo settore».

«Un terremoto di 10 anni che dal 2011 demolisce le imprese – commenta Andrea Cantori, segretario della Cna di Ancona – Le scosse più forti le abbiamo registrate, per adesso nel 2018 e 2019, mentre nel 2020 il mondo delle imprese sembrerebbe aver retto. Da una parte gli interventi pubblici messi in campo (in particolare la liquidità con la garanzia statale e il rinvio di parte delle scadenze fiscali) e dall’altra una buona stagione estiva ci hanno permesso di non accumulare troppe macerie.

Andrea Cantori

E’ evidente, però, che la continuazione di questo stato di emergenza può logorare la resistenza delle imprese: la possibilità di uscire da questa crisi con danni sopportabili dipende quindi dal tempo e dalla consistenza degli aiuti che saranno messi ancora in campo. Su quest’ultimo fronte apprezziamo il provvedimento del cosiddetto ‘”anno bianco fiscale” delle partite IVA fino a 50.000 euro, che si traduce in un esonero parziale dal versamento dei contributi previdenziali dovuti nel 2021, ma potrebbe non bastare – conclude Cantori – Non dobbiamo dimenticare che nel 2021 si scaricheranno molti dei pagamenti rinviati nel 2020 (es. i mutui sospesi) che rischiano, se la situazione di emergenza persiste, di mettere in forte difficoltà il mondo delle imprese. Come in tutti i terremoti, ancora non abbiamo la certezza che la scossa più forte sia già passata. Con questa paura il sistema imprenditoriale affronta il 2021, con l’orecchio a terra nella speranza che la grande onda tellurica non arrivi».

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