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Diocesi in lutto, il Covid
si porta via don Mario Serafini

ANCONA - E' deceduto nella “Residenza Dorica” dopo un periodo di ricovero all’Inrca. Il sacerdote avrebbe compiuto 95 anni ad agosto e per molti decenni era stato parroco a Montesicuro dove aveva ristrutturato la chiesa e una canonica fatiscenti chiedendo in prestito al padre i soldi della buonuscita da mezzadro

Don Mario Serafini saluta Papa Benedetto XVI, durante l’incontro del pontefice nella Cattedrale di San Ciriaco con i sacerdoti e le famiglie, in occasione del XXV Congresso Eucaristico Nazionale. Era l’11 settembre 2011

 

Martedì pomeriggio nella “Residenza Dorica”, dopo un periodo di ricovero all’Inrca a causa del Covid-19 del quale era ancora positivo, è ritornato alla Casa del Padre don Mario Serafini. Avrebbe compiuto 95 anni ad agosto.

Don Mario Serafini

Il sacerdote era nato infatti il 17 agosto del 1926 da una famiglia di mezzadri che viveva a Falconara Alta, nella cui parrocchia della Visitazione della Beata Vergine Maria era parroco don Vincenzo Radicioni, futuro vescovo di Ripatransone e Montalto. A sette anni, un giorno tornando dalla messa con la mamma e la sorella Ines (classe 1929), ad un certo punto si mette a correre, si ferma in mezzo alla strada, si gira e dice alla madre: “Io voglio farmi prete!”. Era entrato in seminario ad Ancona dopo le scuole elementari, nel 1937 dove frequentò i cinque anni del ginnasio, poi passò al Seminario regionale di Fano per il liceo e i quattro anni di teologia. Durante la guerra e il passaggio del fronte si trasferisce al seminario di Osimo (che il rettore don Ido Pieroni, tenne aperto anche durante il passaggio del fronte), per poter studiare e così non perdere l’anno. Viene ordinato prete nel luglio del 1949. Inizialmente come prefetto affianca a Montesicuro, nella Villa del seminario, il rettore nella educazione dei seminaristi della diocesi di Ancona. Dal 1950 al 1952 viene nominato viceparroco nella parrocchia Cristo Re di Numana in aiuto al parroco don Attilio Ramini. Nel marzo del 1953 è nominato parroco nella parrocchia di Montesicuro dove trova una chiesa e una canonica fatiscenti che pazientemente ristruttura, chiedendo in prestito al padre i soldi della buonuscita da mezzadro per compiere l’opera. Il babbo e la mamma resteranno d’ora in poi con lui per i servizi alla casa e alla chiesa (sagrestia) assieme ad una zia. Il babbo seguirà anche la conduzione dei cinque poderi che la parrocchia possiede. Accolse in parrocchia don Giulio, anziano ex parroco di Candia, originario di Montesicuro, di cui si prese cura durante gli anni della vecchiaia

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