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Professoressa sospesa a Fabriano:
«Non ho il green pass, non è
necessario per svolgere il mio lavoro»

LA MISSIVA della docente di Lettere delle medie ‘Gentile' è stata inviata ai colleghi e alla dirigenza scolastica. In applicazione delle disposizioni governative è scattato l'avvio del procedimento di sospensione. «La mia è una disobbedienza civile verso un provvedimento ingiusto, discriminatorio e illegittimo» spiega

 

«Non ho il certificato verde, perché in libertà ho scelto di non vaccinarmi» esordisce la lettera di Roberta Salimbeni, docente di Lettere presso la scuola media ‘Gentile di Fabriano’. Non ho il certificato verde, perché non lo ritengo necessario per svolgere il mio lavoro» chiude la missiva. L’insegnante l’ha inviata ai colleghi che l’hanno letta durante il collegio docenti e alla dirigenza scolastica dell’Istituto comprensivo di appartenenza. Per l’insegnante è stato avviato il procedimento di sospensione in applicazione delle disposizioni governative. Di seguito il testo integrale che argomenta i motivi di una scelta.

 

Roberta Salimbeni

Non ho il certificato verde, perché in libertà ho scelto di non vaccinarmi. Non ho il certificato verde, perché non trovo corretto che le istituzioni abbiano prima dato la possibilità di scegliere poi l’hanno resa obbligatoria in modo surrettizio, pena l’esclusione dalla vita sociale e addirittura dal lavoro. Non ho il certificato verde, perché ritengo che sia un provvedimento politico e non sanitario, basato su un falso presupposto secondo il quale i vaccinati non contagiano. Non ho il certificato verde, perché, per esperienza personale, i tamponi, che in alternativa sarei costretta a fare ogni 48 ore a pagamento, non sempre sono veritieri. E poi, se io devo fare il tampone per verificare la mia negatività, e per tutelare eventualmente chi mi è vicino, parimenti dovrebbero sottoporvisi anche coloro che hanno ricevuto la doppia dose di vaccino, perché non sono esenti da contagio. Non ho il certificato verde, perché ritengo che sia inutile, come tutti sanno, ma fanno finta di non sapere, a contrastare l’epidemia o ad attestare che il titolare è sano. Quante volte i docenti sono andati a scuola a svolgere il loro lavoro anche con la febbre, con il mal di testa e il mal di gola?!! Tutti erano contenti…. “L’insegnante è un eroe! Va a scuola nonostante tutto!!!….Non dobbiamo sostituirlo…evviva!!!” Prima faceva comodo…e adesso?!!! Non ti puoi più permettere neanche un raffreddore che sei subito allontanato come un appestato, perché potresti infettare. Quanta ipocrisia! Poi non venitemi a parlare di inclusione, di accoglienza! Tutte chiacchiere.

Non ho il certificato verde, perché è illegittimo e viola le norme nazionali e sovranazionali, come ampiamente dimostrato dagli esperti in giurisprudenza. Non ho il certificato verde, perché è discriminatorio e ufficializza quella pericolosa spaccatura sociale, che da tempo si sta delineando e sta creando sospetto, paura, rancore tra le persone, che invece dovrebbero essere tra loro solidali e unite. In tutti questi mesi ci hanno insegnato ad avere timore, a sospettare del vicino, a non fidarsi, ad avere sensi di colpa (“Chi non si vaccina contagia gli altri e li fa morire”). Siamo stati vittime di messaggi allarmanti, di informazioni a senso unico, che ci hanno ridotto all’obbedienza acritica, all’uniformità e alla rinuncia alla consapevolezza di sé e all’autodeterminazione. Tutto ciò contrasta profondamente con i principi in cui credo e sui quali baso il mio ruolo di madre, di docente e di persona. Ho sempre cercato di insegnare ai ragazzi e ai miei figli, a parole e con l’esempio, a conoscere e informarsi, a mettere in dubbio, a discutere, approfondire, ad essere curiosi, a non giudicare mai l’altro, ma ad accoglierlo a prescindere, ad ascoltarsi dentro per poter scegliere senza troppi condizionamenti, ad avere un pensiero critico, divergente e costruttivo, ad andare oltre e in profondità, a combattere per delle idee e per i diritti, che sono innati e che nessuno ci dà e dunque non ce li può neanche togliere.

Non ho il certificato verde, perché non lo ritengo necessario per svolgere il mio lavoro. Mi sono guadagnata il mio posto con un regolare concorso pubblico per il quale ho studiato tantissimo, ho atteso il mio turno prima di avere un contratto a tempo indeterminato e ho cercato di mantenere alto il mio profilo professionale attraverso i numerosi corsi, che hanno contribuito, in misura diversa, alla mia formazione. Mi sono sempre prodigata nella scuola, anche ricoprendo incarichi di responsabilità e accettando assegnazioni di classi cosiddette “difficili”, forse perché ritenuta capace e all’altezza; ho assunto in completa autonomia decisioni, e, proprio perché credevo e credo convintamente nel mio ruolo di educatrice, a volte, ho adottato provvedimenti disciplinari “impopolari”, assumendomene la responsabilità, anche senza l’appoggio dei colleghi e del Dirigente di turno.

Vorrei che i miei alunni con i genitori e il mio Dirigente pretendessero da me non un certificato fasullo, che attesta nulla, ma certificati che attestino la mia preparazione e le mie competenze. Quelli ne ho tanti… tutti regolarmente conseguiti. Vorrei anche che i miei colleghi “certificati” si indignassero come e quanto me, poiché anche loro sono vittime di un ignobile ricatto e sono stati privati del loro diritto all’insegnamento, che però, diversamente da me, possono esercitare solo perché possiedono qualcosa che in realtà è incostituzionale! Ci venga richiesto un certificato che attesti le capacità relazionali ed empatiche, la dedizione e la passione! Questo andrebbe richiesto, ma purtroppo non esiste. Non c’è nulla che attesti l’essenza dell’insegnamento, perché insegnare, oltre a presupporre una preparazione sufficientemente ampia e competenza, facilmente riscontrabili, richiede anche e soprattutto qualcosa di non rilevabile: passione, spirito critico, lungimiranza, empatia, capacità comunicative e relazionali, capacità di leggere negli sguardi, di cogliere e interpretare gesti, parole non dette, silenzi, di ascoltare, prevedere e prevenire, preparare il cammino, creare complicità, stabilire sintonie e legami, accogliere e “far sentire a casa” tutti e ciascuno. Questo deve possedere un buon insegnante. Il resto è carta da macero.

Ebbene, visto che ho superato un regolare concorso, visto che ho una certa anzianità di servizio, visto che non ho mai ricevuto una nota di demerito, visto che ho assolto sempre al mio dovere con onestà e serietà, ho diritto ad insegnare, e, se io ho anche mostrato in tanti anni di avere almeno una parte delle qualità sopra elencate, e se il mio Dirigente è disposto a riconoscermele, io non devo esibire nient’altro, perché quello che ci viene richiesto non ha nulla a che fare con la nostra professione. La mia dunque è una disobbedienza civile verso un provvedimento ingiusto, discriminatorio e illegittimo. Spero di avere la forza e la costanza di perseguirla, confido nell’onestà intellettuale dei miei colleghi ai quali chiedo sostegno e mi auguro che i miei alunni e le loro famiglie capiscano la mia posizione, anche se potrebbero non condividerla.

 

Roberta Salimbeni – docente di Lettere della scuola primaria di grado secondario ‘Gentile da Fabriano’

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