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«La delocalizzazione
non può essere
la risposta per Caterpillar»

JESI - Lo sostiene il vice presidente della Provincia di Ancona, Andrea Storoni. Solidarietà ai lavoratori dall'Anpi, il deputato Paolo Giuliodori (Alternativa) annuncia la presentazione di un'interrogazione al Mise

 

«La delocalizzazione non poteva essere la risposta per Elica, non dovrà esserlo neppure per Caterpillar». Il commento sulla paventata chiusura dello stabilimento di Jesi arriva dal vice presidente della Provincia di Ancona, Andrea Storoni. «Se corrisponde a verità che recentemente il lavoro sia aumentato, se corrisponde a verità che il personale è stato interessato da straordinari, seppur in un periodo di difficile reperimento di materie prime, sarà necessariamente vero che trasportare l’attività in altro luogo servirà, non per migliorare la produzione, non per diminuire il prezzo finale al consumatore, né per garantire maggiori standard qualitativi ai nuovi lavoratori, ma per altro. – afferma ancora Storoni nella sua nota – L’azienda riveda la propria posizione sullo stabilimento di Jesi».

Andrea Storoni

Solidarietà ai lavoratori di Caterpillar è stata espressa anche dalla presidente della sezione Anpi di Jesi, Maria Eleonora Camerucci. «Il 10 dicembre hanno ricevuto la notizia della chiusura dello stabilimento produttivo di Jesi. Notizia arrivata come un fulmine a ciel sereno, del tutto inaspettata e comunicata in un modo irrispettoso della dignità di tutti i lavoratori. Siamo con voi per qualsiasi iniziativa volta a sensibilizzare il datore di lavoro e l’opinione pubblica, siamo con voi nella lotta della salvaguardia del posto di lavoro un diritto garantito dalla nostra Costituzione! Ora e sempre resistenza» ha commentato la Camerucci rivolgendosi alla maestranze in mobilitazione.

Sull’ennesimo caso di chiusure e licenziamenti per le aziende marchigiane interviene anche l’onorevole Paolo Giuliodori (Alternativa), che annuncia la presentazione di un’interrogazione al Mise per capire se il governo ha intenzione di fare qualcosa . «Ci sono 270 posti di lavoro a rischio, senza nessun preavviso, per un’azienda che non ha problemi di produttività, che anzi negli ultimi anni aveva aumentato la produzione e visto il frequente ricorso agli straordinari. Un fulmine a ciel sereno, a cui i lavoratori hanno risposto bloccando la produzione e annunciando scioperi e mobilitazioni con presidio permanente davanti ai cancelli dello stabilimento. – fa osservare il parlamentare marchigiano – Un durissimo colpo per la Vallesina, chiude i battenti un’azienda presente da oltre 25 anni, che aveva ereditato la storia industriale di Sima e Hydropro, eccellenze del territorio marchigiano».

Paolo Giuliodori

«Ormai – commenta ancora il deputato – c’è una crisi aziendale al mese nelle Marche. Tutte le nostre eccellenze stanno chiudendo, stiamo assistendo allo smantellamento del nostro territorio. Sempre tutto in nome del profitto, delle logiche di mercato, del liberismo sfrenato che lascia terra bruciata ovunque. Un vero e proprio dramma occupazionale, di cui faranno le spese 270 famiglie, ma anche l’intero territorio. Caterpillar non è che l’ultima di una lunga serie di crisi che stanno dissanguando il territorio marchigiano. Dalla vertenza iGuzzini alla Ariston-Merloni, dal caso Auchan-Sma fino al più recente Enedo. Dopo il barlume di speranza riacceso dalla questione Elica subito è arrivata un’altra mazzata. Un’ulteriore fuga che ha come causa il solito profitto e come conseguenza le abituali delocalizzazioni, per costi più bassi e maggiore competitività. La causa dei licenziamenti collettivi e della chiusura degli stabilimenti produttivi è sempre la stessa: la competitività, delocalizzare le attività in altri Paesi per risparmiare sui costi. Scelte – chiude Giuliodori – dettate da logiche di profitto, presentate come l’unico modo per salvaguardare il futuro delle imprese, senza però mai preoccuparsi del futuro di chi ci lavora e del territorio» continua Giuliodori.

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