«La prima ondata della pandemia aveva evidenziato che nelle Marche i pazienti cronici di molte altre malattie, dagli oncologici ai cardiopatici agli psichiatrici nelle Marche erano stati trascurati, potremmo dire sacrificati, per dirottare risorse e assistenza ai Covid-positivi. Oggi sta accadendo la stessa cosa con ordini di servizio che spostano i medici laddove servono a una parte di malati penalizzando gli altri». Ecco come la segretaria regionale di Anaao Assomed Marche, sindacato di medici e dirigenti sanitari, sintetizza quello che sta accadendo nella sanità marchigiana. Secondo i dati Ocse, c’è una riduzione generica del 30% delle prestazioni di prevenzione cardiovascolare. Durante la prima fase della pandemia c’è stata una riduzione del 50% degli accessi al pronto soccorso per infarto del miocardio con aumento della mortalità di almeno il 40% per le mancate prestazioni dovuti al dirottamento sui Covid. Il periodo della primavera-estate quando i numeri erano bassi, per Anaao doveva essere l’occasione per riorganizzare il sistema sanitario regionale accettando un confronto che non c’è invece mai stato.
«La campagna di ascolto sui territori che l’assessore Saltamartini ha proposto negli ultimi mesi riteniamo non sia lo strumento idoneo per confrontarsi davvero con le OO.SS. ma piuttosto un’occasione per cercare consenso sul territorio». Secondo Anaao l’emergenza sanitaria è acuita dalla scelta di non scegliere, lasciando tutto com’era ai tempi della precedente giunta senza assumere decisioni che, con l’aiuto degli esperti, sarebbero state possibili e avrebbero potuto portare a delle soluzioni. «Come sindacato ci avvarremo delle vie legali per diffidare l’Asur e le Aree Vaste ad utilizzare medici in specialità diversa da quella di appartenenza convinti che lo strumento dell’ordine di servizio non possa essere la modalità ordinaria di funzionamento degli ospedali» insiste Anaao Assomed Marche. Sulla dotazione di personale il sindacato ricorda che 108 medici hanno giurato all’Ordine pochi giorni fa e anche da specializzandi avrebbero potuto essere utilizzati introdotti in servizio. «L’emergenza organizzativa è sotto gli occhi di tutti – conclude – ma il governo regionale non è esente da responsabilità. La cura delle persone non dovrebbe dipendere dalle scelte politiche».
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