Botte e minacce alla Notte Bianca:
tre messe alla prova
«Dieci mesi di volontariato»

ANCONA - Alla sbarra, davanti al giudice minorile, è finito un gruppetto composto da ragazzi di età compresa tra i 16 e i 19 anni. In particolare, erano accusati di aver aggredito al porto, nel settembre del 2019, una coppietta di fidanzati. Ora, dovranno eseguire un percorso con attività in parrocchia e alla Caritas

foto d’archivio di una passata Notte Bianca

 

Dieci mesi di volontariato, tra le attività alla Caritas e in parrocchia. E’ la sostanza del percorso di messa alla prova varato questa mattina dal giudice minorile per i tre ragazzi (16, 18 e 19 anni) finiti in tribunale per gli episodi di violenza avvenuti tra agosto e settembre del 2019, quando erano minorenni. A vario titolo, dovevano rispondere di lesioni aggravate, minacce e percosse. Parte degli eventi trattati dalla procura erano avvenuti nel corso della Notte Bianca del centro del 2019, quando era stata presa di mira una coppietta di fidanzatini che stava passeggiando al porto, all’altezza del palazzo dell’Authority.

Lui, stando a quanto emerso, era stato colpito con calci e pugni e aveva riportato la frattura di una costola (30 giorni di prognosi); lei, cadendo nella bagarre, si era fatta male alle ginocchia (cinque giorni di prognosi). Questo episodio risulta essere l’unico contestato a tutti e tre gli imputati. Prima delle percosse, ci sarebbero state le minacce nei confronti del ragazzo, nel frattempo diventato maggiorenne: «Che hai da guardare? Se continui di gonfio» gli avrebbe detto uno dei tre indagati. Quella stessa notte ci sarebbero stati altri episodi vessatori e finiti nel capo d’imputazione. Almeno altri due ragazzini minorenni sarebbero stati minacciati da uno dei tre indagati sempre con la solita frase: «Se mi guardi ancora, ti meno». E sempre quella notte, un minore sarebbe stato preso per il collo nell’ambito di un diverbio scattato per futili motivi. Un’aggressione, invece, risale al 19 agosto del 2019: «Se continui a guardarmi ti spacco la faccia, andiamo in quel vicolo così ti meno»; «Non mi devi guardare, se mi guardi è un segno di sfida» sarebbero state le minacce proferite da due indagati.

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