
Le vittime di Corinaldo: Benedetta Vitali, Mattia Orlandi, Asia Nasoni, Eleonora Girolimini, Emma Fabini e Daniele Pongetti
Inchiesta bis sulla strage di Corinaldo: chiesto il processo per nove indagati, coloro che hanno deciso di non procedere con riti alternativi. La discussione è avvenuta questa mattina nel corso dell’udienza preliminare tenuta dal gup Alberto Pallucchini.

La rampa esterna del locale, uscita numero 3
A rappresentare la procura, i pm Valentina Bavai e Paolo Gubinelli che hanno chiesto il rinvio a giudizio per i componenti della Commissione di Vigilanza che aveva rilasciato al locale la licenza di pubblico spettacolo pur, dice l’accusa, non avendone i requisiti: il sindaco di Corinaldo Matteo Principi, Rodolfo Milani, del Comando provinciale dei vigili del fuoco, Francesco Gallo, rappresentante dell’Asur, Massimiliano Bruni, perito esperto in elettronica, Stefano Martelli, responsabile del Servizio di polizia locale e Massimo Manna, responsabile dello Suap. Chiesto il processo anche per due consulenti esterni che hanno posizioni marginali all’interno dell’inchiesta: Maurizio Magnani e Francesco Tarsi.

Lanterna Azzurra
A rischio dibattimento anche Quinto Cecchini, socio della Magic srl, la società che gestiva la Lanterna Azzurra, un locale classificato – secondo la procura – come “magazzino agricolo” e totalmente inidoneo ad ospitare eventi come quello dell’8 dicembre 2018, quando a Corinaldo era atteso il trapper Sfera Ebbasta. Il gup deciderà sugli eventuali rinvii a giudizio il 22 febbraio. Un’altra parte di indagati (in tutto sono 18) sta affrontando il procedimento con riti alternativi: chi con l’abbreviato, chi con il patteggiamento. A vario titolo, sono contestati l’omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, disastro colposo e falso. Nell’udienza di oggi, i pm hanno puntato soprattutto l’attenzione sulle carenze strutturali e di sicurezza del locale, oltretutto sovraffollato (la procura parla di più di mille presenze a fronte di una capienza di 459 persone). I pm hanno parlato di «gravissime irregolarità strutturali», che rendevano la discoteca «inidonea» a quell’uso. Emblematico, stando alla pubblica accusa, il caso delle balaustre dell’uscita di sicurezza numero 3, quella dove si accalcarono centinaia di persone. Un varco, per la procura, completamento inadatto e inadeguato. Le balaustre cedettero sotto il peso dei ragazzi ammassati per cercare di fuggire dalla calca. Per i pm la «tragedia era annunciata». Le difese degli indagati hanno chiesto il proscioglimento dei loro assistiti. Ad accezione dell’avvocato Marina Magistrelli, che tutela Principi e Manna. «Chiediamo che si vada a dibattimento, perchè dobbiamo trovare quelli che sono effettivamente i responsabili. Si devono guardare fatti e carte» ha detto al giudice.
(fe.ser)
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