di Giampaolo Milzi
Il diavoletto buono di un certo rock’n’roll, quello che non starnazza – su basi sonore studiate a tavolino “solo” per tentar di scalare le classifiche – frasi con sdolcinate rime tipo “sole, cuore amore”. Ecco, a quel diavoletto buono, un po’ molto “contro”, un po’ tanto “altro”, sembrano proprio aver venduto vantaggiosamente l’anima, per chi ha la fortuna di ascoltarli live o su disco, Tommaso Pela, Marco Giaccani e Michele Alessandrini.
Già, perché a guardarli tutto sembra fuorché abbiano di un soffio passato i 40 anni d’età. Un modo di essere giovani dentro e fuori che da sempre, dalla post adolescenza arrivando all’età adulta, ha avuto come minimo comune denominatore un certo rock. Chiamatelo indie, underground, alternativo, insomma ci siamo capiti. Chiamatelo, perché no, anche rock post lockdown da Covid, quello che scorre lungo il caldo e inossidabile filo elettrico che unisce le 9 tracce di “Reboot System”, album di esordio degli Heat Fandango, con base altamente creativa ad Ancona. Riavviare il sistema, per dirlo in italiano il titolo di questo lavoro che pesca nel vastissimo bagaglio di stili targati Usa e Gran Bretagna, così poco provinciale e molto anti-provinciale. E cosa c’è di meglio, ne è convinto il nostro trio, di ripartire lungo la strada musicale ed esistenziale se non tornando a sfornare ciò che può essere sintetizzato in post punk, rivisto in chiave suadente e originale? Quello degli Heat Fandango, sebbene sotto vestiti di decibel parzialmente nuovi, è infatti un ritorno in scena. Capaci, come sono, di rielaborare e miscelare – partendo appunto da una quasi innata attitudine punkettara – hardcore, sixty garage, psichedelia, emanazioni lisergiche, striature di acido blues e sperimentazioni deraglianti a volte nell’ambient, senza disdegnare apporti sonori più tecnologici.
Una grande esperienza di influssi sonori, ben metabolizzata in tanti anni in cui, affermano i componenti del gruppo, “il rock è stato la colonna sonora della nostra vita”. Occorre riavvolgere il nastro al replay per capire, approdando ai mitici Lush Rimbaud del 1998 e dintorni (con 3 cd all’attivo), sigla con cui gli attuali Heat Fandando si sono avviati lungo una strada infinita, animando molte altre band, dai Beurk! ai Jesus Franco and The Drogas, passando per i New Laser Man. Una militanza condivisa in passato e in precedenti lavori discografici con simili adoratori del buon satanasso cui accennavamo prima (David Cavallaro, Alessio Ballerini, Pietro Baldoni, Sacha Moccheggiani, Daniele Sconocchini, Michele Prosperi, Nicola Amici, Andrea Refi, Andrea Carbonari); una militanza che con “Reboot System” torna a concretizzarsi in brani “appuntiti al diamante”, sparati ad alta velocità dalla chitarra e voce di Tommy, dalla batteria di Alessandrini, dal basso e dalle tastiere di Giaccani (presenti anche un organo Farfisa dagli influssi vintage e una Roland campionata che strizza l’occhio al terzo millennio n corso). Alla domanda come ha influito la pandemia sulla loro produzione artistica, Giaccani risponde secco: “Molto, ma non in modo tale da incrinare la nostra convinzione d’acciaio: per noi il rock è tutto. Molto perché questo album, proprio a causa del lockdown, è nato da registrazioni che ciascuno di noi ha fatto a casa sua per poi condividere i file audio in uno stesso programma”; pezzi che per lo più erano già pronti ante primavera 2020, poi mixati e masterizzati nell’ottobre scorso al VDSS Studio di Frosinone, e assemblati nell’album distribuito dalle indie “Bloody Sound Factory” di Jesi e “Araghost Records” di Recanati.
Quanti ai testi, made by Pela, sono perfettamente in linea con la musica: genio e sregolatezza, “no alle soluzioni facili, scontate e commerciali”; il già citato anti-provincialismo; insomma, “riavviare il sistema contro il sistema, mantenendo lo spirito critico ma capaci di godere la quotidianità”. “Revolve the system”, e c’era da aspettarselo, “suona” in modo meno algido, schematico, molto più vulcanico, quando è se proposto dal vivo. Una dimensione espressiva, quella dei concerti, che gli Heat Fandango sperano, anche questa, di riavviare al più presto. Nel frattempo il gruppo s’è tolto la soddisfazione di suonare live, di essere registrato e videoripreso (con spiccato gusto retrò) a “L’Astronave Recordings” di Recanati, nell’ambito del format “Diario di bordo”, godibile periodicamente sul web, in questo caso al link https://youtu.be/Ca_V7gBV2lI .
I brani sono ascoltabili sul canale Youtube del gruppo, su Spotify e Soundcloud. Per acquistare il disco: contatti su Facebook e Instagram “Heat Fandango”, o scrivere a heatfandango@gmail.com. Infotel. 349/6424962 (Peyote press), 349/5661015 (Tommaso), 333/3180241(Marco).
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati