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Il parroco ucraino
e la chiesa degli aiuti umanitari:
«Sostenere chi sta combattendo» (Foto)

ANCONA - La parrocchia di San Paolo, a Vallemiano, è diventata il simbolo della catena di solidarietà destinata a portare un aiuto alle persone travolte dalla guerra scatenata da Putin. Tre camion sono partiti oggi per raggiungere il confine. Don Michel Corceba: «Tanta solidarietà, ora abbiamo bisogno di medicine. Alcuni beni sono destinati alle forze armate, bisogna difendersi, altrimenti l'Ucraina scomparirà»

Gli aiuti arrivati in parrocchia

di Giampaolo Milzi

Dice che è stata la Provvidenza a chiedergli, nel profondo dell’anima, di restare ad Ancona e di aiutare i fratelli e confratelli suoi connazionali dandosi da fare in parrocchia. «Lì per lì, giovedì scorso, quando i russi hanno invaso il mio Paese ho pensato di partire per l’Ucraina, ma poi ho capito che la Provvidenza divina aveva ragione, basta vedere le stanze che continuano a riempirsi e svuotarsi di ogni genere di conforto», confessa padre Michel Corceba, mentre oggi pomeriggio benedice il primo dei tre camion in partenza per i centri Caritas dei vasti territori che Putin ha deciso di conquistare a tutti i costi.

Don Michel Corceba

Corceba è il parroco della chiesa di San Paolo a Vallemiano. E la parrocchia l’ha trasformata in un centro di raccolta per aiuti materiali. Operativo da lunedì scorso, il centro ha rifornito già due furgoni. «Missione compiuta senza incidenti, tra il pomeriggio e la serata di oggi ne partiranno altri tre. Fin dal primo giorno di operatività gli esiti della raccolta son stati stato incredibili: quante persone, quanta solidarietà, quanta umanità. Il nostro cuore è pieno di gioia e di gratitudine». Don Michele ribadisce le emozionate ed emozionanti riflessioni già rese pubbliche su Facebook. Ed in effetti nei locali di largo Bovio continua ad arrivare di tutto, dai vestiti al cibo, una processione di cittadini in segno di solidarietà con chi soffre sotto i missili e le bombe in Ucraina e di augurio perché “scoppi” al più presto la pace. «Ora non accettiamo più capi di abbigliamento, quelli oramai non mancano, ci stiamo concentrando su viveri e medicinali».

Anche semplici farmaci da banco, e in particolate tutto ciò che di alimentare è contenuto in scatole o barattoli (tonno, carne, frutta, legumi, per fare alcuni esempi) oltre a contenitori di latte a lunga conservazione e a confezioni di dolciumi, biscotti e cioccolata. Metà del grande cuore di Michele Corceba, 50enne, un salesiano con volontà e devozione religiosa inossidabili, è qui in Italia, dov’è arrivato giovanissimo tre decenni fa quando, e nella parrocchia di San Paolo (vi è stato destinato 3 mesi fa, dopo aver esercitato le sue funzioni a Roma, in varie città abruzzesi e a Porto Recanati). L’altra metà batte fino a raggiungere la sua nazione. Con la quale è in contatto quasi quotidianamente tramite videochiamate e quindi può raccontare alcuni particolari, in questo caso positivi, della situazione sul campo di battaglia e guerra.

«Mi sento e mi vedo coi salesiani di Kiev e Leopoli (le due città dove ha iniziato la sua missione religiosa, ndr). I miei fratelli e mia madre sono al sicuro da un pezzo in Italia, alcuni a Roma altri qui ad Ancona, ma i miei amici salesiani e soprattutto i bambini bloccati nell’inferno dell’Ucraina, loro sì che sono in pericolo». Padre Corceba sorride quando pensa ad una buona notizia: «Alcuni componenti della parrocchia di Dnitropetrovsk, nel Donbas, che gestiscono anche un orfanotrofio, sono riusciti a raggiungere Leopoli, grande centro urbano dell’Ucraina occidentale a 70 km dal confine con la Polonia. L’ultima volta ho sentito le guide del gruppo due giorni fa, adesso a Leopoli sono più protetti, con loro ci sono alcuni bambini che finalmente non sono più terrorizzati».

Lei che per vocazione è un uomo di pace cosa pensa di questa guerra? «Che in questi giorni mi sento più che mai ucraino. Ciò che sto facendo è patriottico, ma si tratta di un patriottismo particolare, indissolubilmente legato alla fede cristiana».

Un patriottismo sconfinato, «basato su fede e coraggio, e la fede da un lato mi fa sperare che il nostro Signore Gesù illumini le menti dei potenti per spingerli a scelte di pace, dall’altro mi fa capire che nell’immediato, in questa straordinaria situazione, è giusto e doveroso sostenere chi sta combattendo per difendere l’Ucraina, altrimenti l’Ucraina è destinata a scomparire.  Bisogna aiutare anche i militari, del resto alcuni dei beni che sono partiti e stanno partendo dalla mia parrocchia saranno destinati pure alle forze armate ucraine. Ripeto, si tratta di una situazione straordinaria in cui è lecito usare la forza per difendersi dalla violenza, per combatterla con coraggio. Mi sento accanto al mio presidente eletto democraticamente (Volodimir Zelens’kij, ndr.) che rischia di essere fatto fuori dal colpo di stato che ha in mente Putin per sostituirlo con un premier a lui legatissimo». Fede e coraggio animano anche i conducenti dei furgoni della speranza, guidati da alcuni volontari che fanno parte del numeroso “equipaggio” della “flotta” di camion che in modo abituale, per tutto l’anno, girano per l’Italia a raccogliere i pacchi che gli ucraini del Bel Paese inviano ai loro parenti della madre patria.
Si fa il segno della croce vicino al primo dei tre furgoni caricati, padre Corceba, sicuro che «la Provvidenza umanitaria avrà alla fine ragione».
Il centro per la raccolta di aiuti a favore dell’Ucraina presso la parrocchia di San Paolo resta attivo a tempo indeterminato tutti i giorni in orario 9 -12/15 – 19.

Don Michel Corceva

 

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