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False griffe sul web:
denunciati 7 venditori,
multati 1.400 clienti

JESI - Operazione della Guardia di Finanza per smantellare un maxi giro di 'fake shopping' promosso online. Ad attirare i clienti erano i prezzi vantaggiosi di capi d'abbigliamento apparentemente firmati ma, in realtà, contraffatti e provenienti dalla Cina. La base operativa è stata individuata a Cupramontana, dove vive una 27enne. Altri presunti affiliati sono stati denunciati fuori dalla provincia di Ancona. Multati gli utenti per 248mila euro

L’operazione è stata svolta dalla Guardia di Finanza di Jesi

Maxi operazione della Guardia di Finanza di Jesi che ha portato a individuare e sanzionare 1.400 persone che pensavano di acquistare illecitamente, senza incorrere nelle sanzioni previste, capi di abbigliamento di lusso ma tutti contraffatti, di marchi quali: Louis Vuitton, Gucci, Chanel, Christian Dior, Hermes, Alexander McQueen, Dolce&Gabbana, Valentino, Stella McCartney, Christian Louboutin, Yves Saint Laurent. Denunciate inoltre 7 responsabili per il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci.
La vasta indagine che ha riguardato l’anticontraffazione sul web, è stata denominata ‘Fake Shopping’.
Le indagini portate avanti dalle fiamme gialle, e il loro risultato, sono il frutto di una prolungata attività di monitoraggio effettuata dai finanzieri su internet, che ha consentito di scoprire l’utilizzo della piattaforma di social network Instagram, da parte di persone che facevano capo a una stessa organizzazione e che offrivano, su alcuni profili, un vasto campionario di prodotti di alta gamma come: calzature, borse, accessori e capi di abbigliamento che, invece di costare centinaia o migliaia di euro, venivano offerti a prezzi sensibilmente più bassi in quanto si trattava di beni con marchi contraffatti, sebbene molto simili agli originali.
In particolare, in una prima fase dell’indagine, sulla piattaforma social venivano inseriti appositamente dei link dedicati che pubblicizzavano prodotti analoghi a quelli delle grandi firme ma privi di marchio e senza indicazione del prezzo, ciò al fine di eludere eventuali controlli delle autorità.

Esempi di merce contraffatta, sequestrata dalle fiamme gialle

Durante le successive investigazioni, coordinate dalla procura di Ancona, i finanzieri sono riusciti prima a individuare un’abitazione a Cupramontana, dove una 27enne, disoccupata che viveva con i propri genitori, aveva costituito la base delle proprie attività illecite.
A seguito della perquisizione, su delega dell’autorità giudiziaria, nell’abitazione sono stati sequestrati uno smartphone e due hard disk contenenti migliaia di file, relativi alle vendite illecite, oltre a un’agenda contenente i dati degli ordini.
Grazie al minuzioso esame del materiale informatico e della documentazione acquisita, oltre ai contestuali accertamenti bancari, è stato possibile risalire alle dinamiche e ai flussi delle vendite, alle modalità di ordine e pagamento, oltre che all’origine della merce contraffatta.

E’ stato quindi accertato che i potenziali clienti, dopo aver visonato sui canali Instagram i prodotti privi di marchio, avevano successivi contatti con i venditori attraverso la messaggistica Instagram e Whatsapp, durante i quali venivano svelati la vera natura dei prodotti di lusso contraffatti e i relativi prezzi d’acquisto, di gran lunga inferiori agli originali. Una volta scelto il prodotto, il cliente procedeva al pagamento in forma anticipata, prevalentemente mediante accredito su carte Postepay, con ricarica o di bonifico, e successiva consegna tramite corriere espresso con spedizione dalla Cina.
Al fine di fidelizzare il ‘cliente’, sui profili Instagram individuati venivano anche praticati sconti e ideate campagne promozionali dedicate, con la possibilità pure di richiedere la disponibilità di ulteriori articoli eventualmente non presenti fra quelli pubblicati.
I militari della Compagnia di Jesi hanno inoltre ricostruito, grazie alle articolate indagini, la posizione di altri appartenenti della fitta rete di vendita della merce, tutti denunciati, localizzati in altri comuni anche al di fuori della provincia di Ancona come: Macerata, Palermo e Barletta-Andria-Trani dove risiedevano coloro che avevano il compito di mantenere i contatti con i fornitori dei prodotti, tutti in Cina.

Il giro scoperto dalle fiamme gialle

I finanzieri hanno anche individuato, in tutta Italia, i 1.400 acquirenti che in un arco temporale, per lo più dal 2017 al 2020, hanno acquistato i falsi prodotti, ricostruendo meticolosamente gli ordini effettuati e incrociando i pagamenti ricevuti sulle carte prepagate di proprietà degli indagati.
Nei loro confronti si è proceduto a contestare la violazione amministrativa prevista, con l’applicazione della sanzione pecuniaria di 200 euro per ogni singolo acquisto, per un totale pari a 284mila euro.
Nel corso dell’operazione sono stati anche recuperati da alcuni acquirenti, e sottoposti a sequestro, numerosi prodotti con marchio contraffatto, che erano già stati consegnati.

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