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Imprese di vigilanza privata al setaccio:
multa da 50mila euro per un titolare

ANCONA - Non aveva realizzato il radiocollegamento con la sala operativa e le guardie giurate si limitavano a comunicare tra loro solo a mezzo di una radio portatile durante il servizio, utilizzando inoltre una fondina non regolamentare, una sorta di marsupio all’interno del quale custodivano l’arma. Sono alcune delle irregolarità emerse nell’ambito dei controlli sinergici svolta da Prefettura e Questura, finalizzati a verificare l’operato di diversi istituti privati nel capoluogo di regione e in provincia

(foto d’archivio)

 

Guardie giurate senza titolo di qualificazione, non armate, non assunte regolamente o non collegate adeguatamente con le centrali operative durante i servizi. E’ emersa una serie di irregolarità dai controlli sull’operato degli istituti di vigilanza privati e ne sono scaturite sanzioni. Nell’ambito di un’azione sinergica tra Prefettura e Questura, la Squadra Ammnistrativa e di Sicurezza della Divisione di Polizia Amministrativa ha effettuato, nei decorsi mesi, numerosi e mirati controlli volti a verificare l’operato delle guardie particolari giurate addette al controllo sia di esercizi ed imprese private del territorio, che di importanti sedi istituzionali ed uffici pubblici (Inps, Regione, Rai, Asur). Come si ricorderà la licenza degli istituti di vigilanza viene rilasciata dal Prefetto della Provincia in cui l’istituto ha sede, ai sensi dell’art. 134 del Tulps, mentre i controlli e le sanzioni spettano al sig. Questore della provincia che li effettua di regola tramite la Polizia amministrativa e di sicurezza. Nel luglio 2021 è stata contravvenzionato penalmente il titolare di un istituto di vigilanza che opera ad Ancona poichè utilizzava addetti alla sicurezza non armati e non qualificati come guardie particolari giurate per vigilare, di notte un tratto di litorale della costa del Conero. Due degli operatori non erano stati regolarmente assunti e per questo l’istituto è stato anche sanzionato amministrativamente dall’ispettorato del lavoro di Ancona al pagamento di una multa di euro 3.600. I servizi notturni devono essere effettuati solo da Guardie particolari giurate, per l’aumentato rischio che si corre nella vigilanza attiva in quelle ore, anche a tutela degli stessi operatori del settore. Il prefetto di Ancona, conseguentemente a tale controllo, ha sanzionato l’istituto con il pagamento di settemila euro di sanzione.

Nel settembre 2021 il titolare di un altro istituto che ha sede in Veneto ma opera ad Ancona è stato contravvenzionato penalmente poichè il titolare non aveva realizzato il radiocollegamento con la sala operativa e le guardie giurate si limitavano a comunicare tra loro solo a mezzo di una radio portatile interna mentre effettuavano servizio in un noto magazzino privato ed in una sede istituzionale. Le stesse guardie effettuavano il servizio utilizzando una fondina non regolamentare, una sorta di marsupio all’interno del quale custodivano l’arma che, in tal modo non era prontamente estraibile in caso di emergenza e di intervento. In questo caso il Prefetto della provincia veneta dove ha sede l’istituto, di seguito alla segnalazione della Polizia amministrativa di Ancona, ha disposto per l’istituto in questione una multa di ben 50.000 euro per la violazione del regolamento di servizio e del Tulps constatata.

Nell’ottobre 2021 anche un altro istituto che ha sede in provincia di Pesaro Urbino è stato contravvenzionato perché effettuava servizi di vigilanza privo di radiocollegamento e senza dunque assicurare un fondamentale raccordo tra le guardie in servizio e la sala operativa. Da ultimo, nei decorsi giorni è stato segnalato all’Ag per la violazione del regolamento del Questore di Roma un istituto di vigilanza che effettuava servizi ad Ancona, presso una sede istituzionale, senza essere dotato di alcun tipo di radiocollegamento. Nè le guardie, né le autovettura erano infatti dotate di radio collegate con la sala operativa. Il titolare dello stesso istituto aveva peraltro dichiarato di avere allestito un Pod, un punto operativo distaccato a Jesi, una sorta di sala operativa d’appoggio che però, ad un controllo effettuato da personale della Squadra amministrativa e di Sicurezza della Questura e del Commissariato di Jesi si è rivelato completamente in disuso, chiuso e non dotato di alcuna struttura minima operativa. Gli atti sono stati trasmessi anche al Prefetto di Roma per le valutazioni del caso. I controlli continueranno nelle prossime settimane al fine di assicurare che i servizi di vilanza privata in questione siano effettuati con il massimo rispetto delle normative di settore, nell’ambito di quella sicurezza integrata del territorio che deve essere implementata e migliorata anche nella nostra provincia.

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