di Giampaolo Milzi
“We are not alone. We do not exist alone and we cannot create alone. Focus on developing Empathy and Compassion”.
Questo passaggio tratto da una lettera alle nuove generazioni di artisti scritta in tandem dai due grandissimi compositori di fama internazionale Herbie Hancock e Wayne Shorter, è tra le note di copertina del Cd “Empathies”, esordio discografico del Paolo Principi Trio. Nel quale Principi (piano, sintetizzatore), ha firmato nove tracce eseguite e arrangiate con Roberto Gazzani (basso) e Andrea Morandi (batteria). Tre musicisti di Ancona e dintorni molto navigati, che suonano insieme da tanto tempo e partecipano a formazioni che spaziano dal jazz alla world music passando per il funk. «Non siamo soli. Non esistiamo da soli e non possiamo creare da soli. Mettiamo a fuoco lo sviluppo di empatia e compassione», è una frase di riflessione ed invito che in questo lavoro comune i tre hanno messo in pratica alla lettera. Creando, attraverso un arricchimento reciproco, perline di un jazz particolare, non legato alla tradizione dei veloci stili bebop e swing; che scorre pacato, sobrio, molto suadente, mai barocco, scevro di virtuosismi.
Un tipo di jazz che guarda e si rivolge non solo quindi agli appassionati di questo genere, ma dalla vocazione pop, «che vorremmo piacesse ad un pubblico eterogeneo, di ascoltatori diversi, anche lontani geograficamente tra loro, ma uniti da questa musica che vuol essere un’arte in movimento, di alto valore sociale, portatrice di valori universali tra i popoli come la pace, la fratellanza, la solidarietà, nel rispetto delle diversità» spiega Paolo Principi, che fa il nome di Enrico Pieranunzi, jazzista formatosi da giovanissimo con lo studio del pianoforte classico, «un grande personaggio che più di ogni altro mi ha influenzato nella composizione di Empathies». Un disco dove è il pianoforte a recitare il ruolo di protagonista, supportato da una rimica soft e da campionamenti quasi sussurrati (fa eccezione “Blues Gay”, dove compaiono le percussioni di Luca Mattioni e il sax di Marco Postacchini.
Accanto e coerentemente al ruolo sociale della musica, l’altro minimo comune denominatore di questa opera è il viaggio in note, anch’esso empatico, come mezzo di interconnessione umana (fatta di ascolto e comprensione degli stati d’animo reciproci), al di là delle frontiere e dei confini geografici, come testimoniano in particolare i brani “No boundaries” e “Soul journey”. «Musica assoluta, senza confini, libera da manierismi o citazioni, è vero», sottolinea Principi. Come è evidente soprattutto nell’ultimo pezzo in scaletta del cd, “Adagetto”, cover del quarto movimento della V sinfonia del compositore tardo-romantico Gustav Mahler, scritto originariamente per orchestra d’archi e arpa. «Noi lo riproponiamo in trio, semplificato e intimo, senza i salti di certe improvvisazioni jazzistiche, in un modo libero da manierismi e citazioni», fa notare Principi. Una musica, quella di “Empathies”, capace di creare una atmosfera calda e accattivante, che ben si presterebbe come colonna sonora di un film, di un viaggio, come sottofondo di eventi culturali e artistici: da fruire in ambiti diversi (a casa, in auto, suonata in un ristorante, per fare un paio di esempi), da gustare con calma e in relax; musica empatica, appunto, capace di produrre sentimenti di partecipazione non solo alle gioie, ma anche alle sofferenze altrui. Il disco, recentemente pubblicato dalla Emme Records di Roma, può essere ascoltato su Spotify.
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