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Infortuni sul lavoro nelle Marche,
sciopero con assemblea e sit-in al porto:
«Anche la Regione risponda»

ANCONA - Questa mattina la manifestazione davanti all’Arco di Traiano indetta da Cgil, Cisl e Uil regionali sul tema ‘Fermiamo la strage sul lavoro’. Tra gennaio e agosto le Marche hanno registrato 13.018 incidenti (+23% rispetto al 2021), 3 ogni ora, mentre quelli mortali sono stati 20

Il sit in di questa mattina al porto di Ancona (foto Uil Marche)

 

Il suono delle sirene, al porto antico di Ancona, stamattina ha reso più vivido il ricordo delle vittime di infortuni sul lavoro registrati nelle Marche, alcuni mortali, durante il sit-in sindacale  svolta davanti all’Arco di Traiano, Per oggi  Cgil, Cisl e Uil regionali avevano infatti indetto lo sciopero di un’ora nelle principali aziende della regione con assemblee dei lavoratori sul tema ‘Fermiamo la strage sul lavoro’. 

(foto Cgil Marche)

 Tra bandiere e striscioni con slogan, un centinaio di lavoratori ha ascoltato ad Ancona le parole del segretario generale Cgil Marche, Giuseppe Santarelli, di Marco Ferracuti, segretario regionale della Cisl Marche e di Claudia Mazzucchelli, segretario generale Uil Marche. Le tre sigle sindacali hanno già espresso preoccupazione per i dati sugli incidenti sul lavoro relativi alle Marche. nei primo 8 mesi del 2022, tra gennaio e agosto,  nella nostra regione sono stati registrati  13.018 incicenti (+23% rispetto allo stesso periodo del 2021), come dire 60 al giorno e 3 ogni ora; 20 i mortali (media 2,5 al mese). Un fenomeno che coinvolge soprattutto i lavoratori più giovani e quelli più attempati.

«Per fermare la strage silenziosa non è più sufficiente la denuncia ma necessitano impegni precisi da parte del sistema delle imprese e da parte delle Istituzioni. In questi anni gli infortuni sono cresciuti ed i controlli, così come gli ispettori si sono dimezzati. – ha ricordato Giuseppe Santarelli – I controlli non sono preventivi, non fungono da azione di detterrenza, ma quasi sempre avvengono dopo che l’incidente è avvenuto. Non sono controlli ma perizie tecniche. Aspettiamo da maggio 2021 un incontro con il presidente Acquaroli, cosi si era impegnato con noi. Impegni fino ad oggi andati a vuoto e che dimostrano una poca sensibilità nei confronti della salute e della sicurezza di migliaia di cittadini marchigiani. Di lavoro non si può morire». Gli ha fatto eco la segretaria regionale Cgil Marche, Loredana Longhin che ha sottolineato come sia necessaria subito «una strategia che si basi sulla cultura della sicurezza (fin dalla scuola) e un reale potenziamento degli organi ispettivi e di vigilanza di fare prevenzione e sanzionino le irregolarità. Perché in un mercato del lavoro come il nostro, sempre più precario fatto di contratti a termine, di lavoro intermittente, di caporalato, dove i lavoratori sono più deboli e ricattabili sono necessari interventi profondi e un confronto continuo con il sindacato».

I segretari di Cgil, Cisl e Uil sulla scalinata  dell’Arco di Traiano questa mattina

Marco Ferracuti ha invece rimarcato la necessità di inserire la sicurezza tra le materie di scuola per ‘formare’ i più giovani; e lancia una sfida al presidente della Regione Francesco Acquaroli. «Sentiamo parlare di Modello Marche, noi sindacati ne abbiamo in mente uno con una forte impronta sociale: lavoro stabile, ben retribuito e sicuro» ha detto. Claudia Mazzucchelli ha poi rimarcato che «bisogna avere il coraggio di dire che se un datore di lavoro fa in modo che non ci siano condizioni di sicurezza quello è omicidio. Abbiamo istituito l’omicidio stradale perché c’erano tanti incidenti mortali. I numeri ci sono per istituire l’omicidio sul lavoro». «Li chiamano infortuni – ha aggiunto – come se fosse la sorte a provocarli e invece nella maggior parte dei casi ci sono responsabilità precise che vanno definite: nel momento in cui si impongono al lavoratore turni stressanti lo si mette in difficoltà e nelle condizioni di potersi fare male, se l’87% dei contratti è precario quelli sono lavoratori ricattabili che per mantenere il posto di lavoro rischiano di non stare attenti o di sorvolare sulla sicurezza. Noi chiediamo alla Regione maggiori risorse per il Dipartimento di Prevenzione, maggiore formazione, un ruolo maggiore degli Rls chiamati. Sono questioni – ha concluso la Mzzucchelli – che non possiamo affrontare con il cordoglio del giorno dopo. Vogliamo ribaltare il paradigma e rimettere il lavoratore prima del profitto. È una battaglia di civiltà del lavoro, una battaglia di tutti. L’obiettivo dei sindacati è far sì che si esca la mattina per andare al lavoro e si torna a casa la sera come si è usciti. Abbiamo bisogno che chi sta nelle aziende faccia la sua parte dobbiamo denunciare tutti i casi».

 

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