
Il magnifico rettore dell’Università Politecnica delle Marche Gian Luca Gregori
di Antonio Bomba (Foto di Giusy Marinelli)
Il sociale è stato il tema portante dell’inaugurazione dell’anno accademico 2023-2024 dell’Università Politecnica delle Marche, la cui cerimonia si è svolta questa mattina al teatro delle Muse.
Molti altri però sono stati gli argomenti trattati dal magnifico rettore Gianluca Gregori nella sua relazione con cui ha descritto pregi e difficoltà di un ateneo che nel solo ultimo anno ha istituito 4 nuovi corsi di studio per un’offerta formativa complessiva pari a 73 corsi di laurea, di cui 23 completamente nuovi rispetto all’anno accademico 2019-2020. Tutti caratterizzati da competenze utili nel mondo del lavoro attuale e futuro, dalla multidisciplinarità e dalla lingua inglese. Nonostante il calo demografico poi, anche nel 2023-2024 l’incremento di iscritti è stato superiore al 4%. E anche per quest’anno la stima è di 5.250 nuove matricole circa, grazie anche alle politiche di attrazione degli studenti internazionali che rappresentano ormai il 10% del numero complessivo.
Tutto questo per un’Università che lancia chiaro e forte il messaggio che frequentare è meglio che seguire da casa perché così si instaurano relazioni che poi si mantengono per tutta la vita e si sviluppano qualità umane e professionali chiaramente distinguibili nei posti di lavoro.
L’ateneo inoltre si colloca al quarto posto nazionale nella classifica dei laureati che trovano lavoro entro 5 anni, migliorata anche l green metric e la posizione nel ranking assoluto degli atenei di tutto il mondo, pur confrontandosi con università che chiedono tasse 30 volte superiori a quelle richieste dalla Politecnica delle Marche. Infine ammontano a 65 i milioni di euro di risorse esterne ottenuti per la realizzazione di svariati progetti.
Risultati chiari e importanti che hanno portato alla fine dello scorso anno al riconoscimento di una premialità per il personale tecnico amministrativo. Le chiavi del successo? Spirito di squadra, professionalità, impegno, consapevolezza , senso di appartenenza e convergenza assoluta verso obiettivi comuni.
A ogni modo l’inaugurazione è iniziata con il concerto dell’orchestra Olimpia che ha suonato ‘La gazza ladra’ diretta dalla maestra Francesca Perrotta. Le musiciste sono tutte donne che si battono da anni per promuovere la parità di genere.
Dopo il coinvolgente momento musicale ha preso parola il magnifico rettore Gregori per la propria relazione: «Benvenuti tutti a questa cerimonia che, considerando la data più che una inaugurazione è una continuazione». Ha la voce appena rotta dalla commozione il rettore quando spiega che «è stato un periodo difficile sul piano personale, ma che mi ha fatto però riscoprire la bellezza della vita, riscontrare la vicinanza di molti e apprezzare l’incredibile mondo del volontariato, non del tutto riconosciuto. Grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuto».
Dopo aver rimarcato i positivi rapporti con l’attuale amministrazione cittadina guidata da Daniele Silvetti e in particolare con l’assessore all’Università Marco Battino ed elencato i professori che hanno ottenuto incarichi nazionali e internazionali, Gregori è passato a elencare i successi ottenuti dall’Univpm sotto la sua guida: «Si riscontra una crescita di tutto il personale: docente, tecnico e amministrativo. Va sottolineata l’importanza in tal senso l’importanza dei piani straordinari di assunzione e un equilibrato utilizzo delle risorse tra i differenti ruoli».
Come rilevato più volte «È necessario incrementare il grado di attrattività della nostra università rispetto alle altre e al settore pubblico. Perché permangono differenze remunerative note. Tanto che il personale tecnico amministrativo presenta un livello retributivo tra i più bassi a livello pubblico. Va poi osservato che si pone un problema di sostenibilità economico finanziaria che gli atenei dovranno affrontare nei prossimi anni». Questo perché, sempre secondo il magnifico rettore «esiste una politica che determina un aumento dei costi, non trasferendo poi le relative risorse, ma demandando tutto alle facoltà sulla base del principio dell’autonomia per la copertura dei costi. In realtà questo concetto di autonomia – fa notare il Magnifico – risulta quantomeno anomalo se un soggetto stabilisce i costi e poi un altro li deve coprire».
Inoltre «Le risorse relative al fondo di finanziamento ordinario son sempre meno libere e più vincolate, riducendo autonomia e capacità decisionale degli atenei».
Spiegato poi che le ristrutturazioni di aule e palazzi proseguono, così come il nuovo studentato grazie alla collaborazione dell’Erdis Marche, un momento è stato dedicato anche alla nuova direzione generale, rinnovata e con un approccio sempre più manageriale. Importante anche le sempre più ampie e strette collaborazioni con le altre università d’Italia e la Regione Marche, così come con la camera di commercio regionale.
Diversi minuti dell’intervento, Gregori li ha poi dedicati ai sistemi di valutazione e misurazione che sono «utili ma portano ancor più complessità a livello gestionale». E se da un lato servono a una «miglior distribuzione delle risorse, dall’altro vi sono tutte le risorse erogate e le relative performance. Così i sistemi di premiali o sanzionatori che ne seguono rischiano di creare sistemi controproducenti per il sistema universitario tutto. Un circolo vizioso che rischia di fermare la crescita degli atenei, dove il sistema risparmia ma non progredisce».
Spazio poi alla parte sociale che, come detto, è stata il tema centrale della giornata: «Pratichiamo un’autentica politica di walfare, permettendo a molti che non se lo possono permettere di studiare. Abbiamo ricevuto molti messaggi a tal proposito, alcuni dei quali addirittura commoventi da parte delle famiglie. Note sono le difficoltà delle famiglie in determinate zone d’Italia rispetto ad altre. E di ciò ne dovrebbe tener conto il sistema di finanziamento che a mio avviso non può basarsi su parametri standard identici per tutti gli atenei».
Il professore prosegue: «I membri della società tendono sempre più a isolarsi e a chiudersi in sé stessi con effetti dannosi. Viene affermato il primato del particolare e dell’individualismo mettendo a repentaglio il senso di comunità. E la globalizzazione ha incrementato le disuguaglianze. Serve invece riscoprire la solidarietà e l’università può porsi come un attore sociale contribuendo alla diffusione dell’impegno etico sempre e come valore centrale, non solo in casi straordinari. Di questo poco si dice e poco si fa. Servono quindi azioni meno rilevate e più rilevanti. Penso – è sempre il rettore a parlare – alla strategia di inclusione per garantire il diritto allo studio per le persone sottoposte a regime di reclusione e favorire il loro inserimento a fine pena nel mondo dell’agricoltura.

Gianluca Ferri
Infine il concetto di ascensore sociale: «È una possibilità che l’università deve dare a tutti per costituzione. Questo concetto però ha perso il senso di sociale soffermandosi troppo su quello di ascensore, innescando comportamenti competitivi eccessivi e malsani. Invece occorrerebbe una competizione sana per raggiungere i propri sogni».
Il secondo a parlare è stato Gianluca Ferri, presidente del consiglio studentesco, il quale ha effettuato il proprio intervento con la bandiera palestinese a coprire il palchetto: «Dedico questo intervento ai palestinesi morti questa notte a Rafa sotto le bombe. È impossibile non osservare come il modello universitario aziendalistico abbia svalutato il senso sociale dell’università stessa. La ripartizione dei fondi ha creato una spirale negativa che non considera come dietro vi siano le persone e i loro bisogni. Inoltre molti studenti internazionali si ritrovano davanti un difficile apparato burocratico. Le procedure sono lunghe e complesse, i costi alti. Il risultato è che centinaia di studentesse e studenti non riescono a presentare la documentazione risultando non idonei. Molti esclusi dal posto letto non trovano alloggi e dormono per le strade della nostra città». Solo risolvendo tutti questi problemi, secondo lui «si potrà costruire una vera università inclusiva. Invece il dibattito pubblico è sempre più asfissiante e blindato. Questo sistema capitalistico è iniquo e persegue solo la sua conservazione con le democrazie occidentali sempre più ipocrite e illiberali che reprimono le proteste in piazza. Siamo anche retrocessi nella classifica della libertà di stampa».
Per Ferri inoltre «La costituzione è antifascista e bisogna mantenerla viva con impegno e responsabilità. Non ci può essere spazio per il revisionismo storico perché i fascisti erano dalla parte sbagliata della storia. Se non riesci a definirti antifascista è perché probabilmente sei fascista. Chiediamo poi che il nostro ateneo, come tutti quelli italiani, recidano i rapporti con gli atenei sionisti. Non possono essere complici di un autentico regime di apartheid anche se lo so che il boicottaggio fa paura. Dobbiamo invece batterci per dare voce alle comunità accademiche che a Gaza non esistono più, devastate dalle bombe che anche il nostro paese produce. La società che vogliamo costruire contempla la sofferenza umana? È doloroso vedere una tale ferocia contro studentesse e studenti. Di una Palestina libera non se ne parla così come dello stop al genocidio. Viva L’Italia antifascista, antirazzista e antisionista. Anche questo ateneo decida da che parte stare».

Ava Ghasemi
Ha proseguito nella serie di interventi Ava Ghasemi Head Erasmus Generation Meeting Ancona 2025: «Sono dottoressa – ha spiegato in inglese – e mi sono laureata in riabilitazione all’Università Politecnica delle Marche. È stato un lungo percorso che mi ha portato a scoprire una delle mie passioni, il civic engagement. Io e molti altri spendiamo così il nostro tempo libero facendo volontariato verso chi ne ha bisogno qualsiasi sia la sua nazionalità. Grazie all’Egm sempre più persone nel mondo conoscono la città di Ancona».
L’ingegner Filomena Savini del personal tecnico amministrativo ha concluso la serie degli interventi: «Vorrei porre al centro dell’attenzione il tema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Purtroppo muoiono in media 2 persone al giorno sui luoghi di lavoro. È un’autentica emergenza di cui si deve parlare di più e contro cui si deve fare molto di più, ponendola al centro del dibattito sociale e politico. Grazie pertanto al rettore che sin da subito ha posto una particolare attenzione sul tema in base al principio che ogni persona deve sentirsi valorizzata e protetta. Infine, come detto dall’Inail, ambiente e sostenibilità van di pari passo con la tutela del lavoro e dei suoi luoghi».

Filomena Savini
La cerimonia è poi proseguita con il rettore Gregori che ha intrattenuto un dialogo con 4 persone sempre relativamente al tema del sociale, improvvisandosi nell’insolito, per lui, ruolo di intervistatore e moderatore.
Ha iniziato questo scambio di esperienze e opinioni la professoressa Stefania Gorbi, referente dell’Univpm per la sostenibilità: «La tutela dell’ambiente e della biodiversità è stata recentemente inserita nella costituzione. Tanti sono i traguardi stabiliti in questo campo e la gran parte di questi appaiono al momento irraggiungibili. Certo sono temi complessi, ma dobbiamo impegnarci tutti per riuscirci».
La parola è passata poi nientemeno che ad Arnoldo Mosca Mondadori il quale da un po’ di tempo fa costruire agli ospiti del carcere di Opera strumenti musicali utilizzando i materiali delle barche attraverso le quali i migranti giungono a Lampedusa e, alcuni di questi, sono stati utilizzati dai musicisti dell’orchestra Olimpia: «L’idea mi è venuta mentre mi trovavo al Molo Favarolo, a Lampedusa. Da una di queste barche stava scendendo un bambino che avrebbe potuto essere mio o vostro figlio. Allora ho pensato perché non trasformare queste barche in strumenti musicali? Possono diventare ‘strumenti del mare’. In fondo la musica riesce ad arrivare all’anima di tutti». Passando ai detenuti Mondadori non manca di osservare come «al loro posto, magari, ci saremo comportati peggio di loro. Chissà. Ad ogni modo lavorando si rendono conto di quanto hanno fatto e una volta usciti tendono a non commettere più reati».

A sinistra il rettore Gian Luca Greogi, a destra Stefania Gorbi
Don Aldo Bonaiuto è invece un ‘prete di strada’, come ama definirsi. La sua missione è quella di recuperare tutte quelle ragazze costrette a prostituirsi, offrendo loro protezione. Da un po’ di tempo le corone d’alloro dei laureati all’Univpm sono fatte proprio da loro: «Forte è lo spessore umano e l’attenzione dimostrata verso i cosiddetti ultimi da parte di questa Università. È in partenza infatti anche un progetto che prevede che queste ragazze possano lavorare nell’azienda agricola dell’Università stessa. Perché queste donne – ribadisce – potrebbero essere nostre figlie. E se ogni notte non portano l’incasso al loro aguzzino vengono pestate. Ed è davvero dura recuperarle moralmente e psicologicamente. Dopo anni di torture, sevizie e poca tranquillità psichica, è come se fossero morte dentro».
I dialoghi si sono conclusi con la professoressa Elena Spina, referente per l’Univpm per l’integrazione e la multiculturalità: «Abbiamo molti progetti sul fronte sociale. Dal lavoro per i carcerati alla tutela di altre categorie di fragili. Ad esempio l’agricoltura sociale per le persone autistiche. Riteniamo infatti che l’agricoltura sia il luogo e l’attività ideale per rompere lo spettro dell’autismo. Perché la sostenibilità sociale è essenziale e pertanto va incentivata».

Arnoldo Mosca Mondadori

Don Aldo Bonaiuto

Elena Spina



































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