
Il tribunale di Ancona
di Nicoletta Paciarotti
Accusato di aver ucciso la moglie col nitrito di sodio, rinviato a giudizio per omicidio volontario Vincenzo Profili, 89 anni, ex medico di Fabriano. Oggi si è svolta l’udienza davanti al Gup del tribunale di Ancona. L’anziano è accusato di aver ucciso la moglie, Daniela Chiorri, 81, nel maggio del 2023 a Fabriano. Il processo si aprirà il 24 febbraio 2026 davanti alla Corte d’Assise di Ancona. La decisione è stata presa oggi dal giudice Alberto Pallucchini. In aula erano presenti l’imputato, in stato di libertà, i suoi avvocati Gianni Marasca e Carlo Angelici, e il pm Irene Bilotta. Nessun familiare della vittima si è costituito parte civile.
I fatti risalgono alla primavera del 2023. Il 19 maggio, Profili – noto a Fabriano per essere il figlio di Engles, medico e partigiano ucciso nel 1944 dai nazifascisti, a cui è intitolato l’ospedale cittadino – viene ricoverato d’urgenza per una grave intossicazione. Dopo 24 ore anche la moglie, colta da un malore. Entrambi presentano sintomi compatibili con avvelenamento: la donna morirà pochi giorni dopo, il 25 maggio, lui sarà dimesso a metà luglio.
È stata l’autopsia a evidenziare un valore alterato di metaemoglobina nel sangue della donna, compatibile con l’esposizione a nitrito di sodio.
Secondo la procura, fu il marito a somministrarle il composto chimico tra i farmaci. A sostegno dell’accusa, la segnalazione di un tecnico informatico che ha riferito di aver visto in casa dei coniugi una boccetta etichettata “nitrito”, mai ritrovata. Una lettera scritta dall’indagato al medico di base, che riporta la frase: «Ho trovato un modo per far terminare le malattie di mia moglie». E alcune ricerche online effettuate da Profili sulle sostanze tossiche.
L’89enne è stato così indagato per omicidio volontario pluriaggravato. Tre le aggravanti contestate: premeditazione, rapporto di parentela e minorata difesa della vittima (per il fatto di essere malata). Aggravanti che impediscono il ricorso al rito abbreviato.

L’avvocato Gianni Marasca
La difesa respinge ogni accusa. «L’imputato non può aver somministrato nulla, perché il giorno in cui la moglie si è sentita male lui era in coma per l’intossicazione» ha detto l’avvocato Marasca. Secondo la difesa, i valori di metaemoglobina riscontrati nel sangue della donna erano sotto la soglia di pericolo e compatibili con quelli di un fumatore abituale. «Quindi non sufficienti a provocare la morte», aggiunge. «E infatti nella perizia dei carabinieri del Ris non viene indicata alcuna correlazione certa. A sostenere un collegamento è soltanto il consulente del pubblico ministero», conclude.
La difesa ha depositato una consulenza tecnica di parte che «esclude un ruolo determinante della sostanza rilevata». Profili non ha mai parlato in sede di indagine. Fornirà dichiarazioni durante il dibattimento. «Sa di essere innocente – chiude il legale – resta comunque un’accusa che gli pesa e che intende chiarire».
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