Banca Marche, clamore per la sentenza.
Le parti civili: «Uno scandalo»

CRAC BM - E' finita con tutti proscioglimenti il processo legato al dissesto dell'istituto. L’avvocato Gianfranco Borgani seguiva alcuni ex azionisti e il Movimento di difesa del cittadino: «Finisce che i veri responsabili sono i cittadini delle Marche che hanno perso sette miliardi di euro». Paola Formica, legale di Abusdef: «Non sono bastati i risultati delle ispezioni della Banca d’Italia che avevano evidenziato forti criticità sulla gestione del credito, nè i rilievi dei commissari sulla liquidità e sulla gestione dei finanziamenti a disvelare i responsabili materiali del dissesto»

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La Corte d’appello

di Luca Patrassi

Il fronte delle parti civili registra temperature bollenti per una vicenda come quella della ex Banca Marche che – come sottolineato di recente dal governatore della Regione Francesco Acquaroli – ha contribuito a portare le Marche tra le regioni in transizione con una situazione economica vicina ai territori del Mezzogiorno. Gli avvocati di parte civile esprimono stupore e rabbia dopo le assoluzioni di tutti gli imputati decisa oggi dalla Corte d’appello di Ancona.

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L’avvocato Gianfranco Borgani

L’avvocato Gianfranco Borgani seguiva alcuni ex azionisti e il Movimento di difesa del cittadino: «Finisce – osserva con sofferente ironia il legale maceratese – che i veri responsabili sono i cittadini delle Marche che hanno perso sette miliardi di euro. Questo bisogna dire, è una vergogna, uno scandalo. Non trovo altre parole, di solito sono moderato. Certamente bisognerà leggere le motivazioni, ho comunque letto finora tutte le carte del processo».

L’avvocato Paola Formica era in aula per l’Abusdef: «l’odierna sentenza racconta che nessuno è stato responsabile della risoluzione della banca del territorio marchigiano, cassaforte di imprenditori ed industriali oltre che di cittadini laboriosi e risparmiatori. Non sono bastati i risultati delle ispezioni della Banca d’Italia che avevano evidenziato forti criticità sulla gestione del credito, nè i rilievi dei commissari sulla liquidità e sulla gestione dei finanziamenti a disvelare i responsabili materiali del dissesto patrimoniale, economico e finanziario della banca.

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Paola Formica

La Banca d’Italia – continua l’avvocato Formica – aveva avviato ispezioni mirate perché nel panorama italiano post 2010, in piena crisi del debito sovrano ed agli albori del patto di stabilità Ue e del fiscal compact, la Banca delle Marche erogava credito e trainava l’economia regionale. In questo contesto, la banca accusava crisi di liquidità e veniva sottoposta ad amministrazione controllata, procedura che doveva traghettarla verso una incorporazione o comunque verso una nuova primavera. Invece prima la dichiarazione di risoluzione per dissesto dalla Banca d’Italia confermata dal giudice amministrativo e poi nel 2016 la dichiarazione di insolvenza dal Tribunale di Ancona. Oggi, nè gli amministratori nè i dirigenti apicali sono penalmente responsabili di tale dissesto. Le parti civili potranno ancora agire civilmente a tutela dei loro diritti di credito frustrati dall’insolvenza, svincolati dal capo d’imputazione e non limitati dall’assoluzione per il capo A “il fatto non costituisce reato”. Oggi più che mai è necessario individuare chi ha condotto all’azzeramento del capitale sociale e del patrimonio e non cosa, visto che i provvedimenti assunti per la risoluzione della banca sono stati il frutto della gestione e della vigilanza sulla banca».

Oggi la Corte d’appello ha assolto con formula piena l’ex direttore generale Massimo Bianconi, Stefano Vallesi (vice Dg Area Mercato), Massimo Battistelli (capo area crediti), Giuseppe Paci (capo concessione crediti), Giuseppe Barchiesi (dg Medioleasing), Daniele Cuicchi (area commerciale Medioleasing).

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