
Il governatore Francesco Acquaroli
di Luca Patrassi
Niente selfie, nessun post o quasi. Il giorno dopo il “tutti assolti” della Corte di Appello di Ancona sul fronte del crac della ex Banca Marche si sono levati migliaia di commenti dei marchigiani ma quasi nessuno dai politici e dagli amministratori, di centrodestra o di centrosinistra che siano. Finora l’unico a metterci la faccia, per attaccare il Pd, è stato l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli.
Quattrocento posti di lavoro subito cancellati dalla sera alla mattina ai primi segnali negativi dalla ex Banca Marche, molti altri scomparsi con calma, decine di migliaia di cittadini marchigiani vittime del crack, imprenditori che hanno chiuso i cancelli delle fabbriche, altri che ora “vanno per la questua” per l’accesso al credito, private dei risparmi di una vita quelle “nonne” che avevano il funzionario di banca come unico interlocutore, l’economia regionale finita nei bassifondi delle classifiche nazionali, una banca nata tre secoli prima fatta fallire e venduta a un euro senza che la politica locale battesse un solo colpo a differenza di altri casi nella Penisola.

Matteo Ricci
Anche oggi il film è lo stesso, a parte Ciccioli solo silenzio. Eppure si tratta di persone che fanno post pure quando vanno a prendere il treno o tramonta il sole, intervengono su tutto, dispensano consigli anche su Trump e Putin, ma non su una vicenda che ha segnato le Marche facendola precipitare non solo sotto il profilo economico ma anche per i risvolti sociali. Hanno tradito una fiducia nata per intuizione di amministratori illuminati nell’Ottocento, hanno svuotato una banca che – pur made in Marche – era tra le prime in Italia. In tutto questo c’è anche chi sui social ha accusato chi all’inizio “ha chiamato la polizia” facendo muovere la magistratura. Già, chiedere legalità e trasparenza può non essere apprezzato anche nelle Marche. Un commento sull’argomento Banca Marche lo abbiamo chiesto al governatore Francesco Acquaroli e al candidato del centrosinistra Matteo Ricci. Tra una convention e una biciclettata, magari… Restiamo in attesa.
Restiamo in attesa di conoscere il pensiero dei nostri rappresentanti politici, dei vertici regionali dei partiti, dei megaconsulenti per merito di partito, di quelli che c’erano e non hanno mosso un dito.
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